Abbiamo raggiunto telefonicamente Antonio Toma che allenò il Pisa di Covarelli nel 2005/2006. Quell’anno la squadra neroazzurra si salvò con un gol di Eddy Baggio al 98’ nel rocambolesco playout contro la Massese. Antonio Toma in seguito ha allenato Lecce e Matera, divenendo poi parte dello staff di Antonio Conte che lo prese con sé con l’Atalanta e col Bari. Oggi Toma, dopo una parentesi nel settore giovanile del Lecce, è tornato a Matino, in Seconda Categoria.

Ciao Antonio, cosa ricordi del tuo periodo a Pisa?

“Quello fu un bel periodo, fu la mia apertura con le squadre vere nel professionismo. Fino a quel momento avevo vinto tanti campionati nelle categorie minori. Fu una prima esperienza tra i professionisti. Arrivai a Pisa con la squadra che era in fondo alla classifica, un punto in sette partite. Petrachi mi spiegò la situazione e mi coinvolse nel progetto.”

Toma a Lecce

Un momento catartico fu quello del derby con la Lucchese. Tra l’altro tu eri protagonista di siparietti molto particolari: ti alzavi dalla panchina per andare a fumare lontano dall’area tecnica, facevi tre cambi tutti in una volta etc.

“Di quella partita mi ricordo soprattutto il finale. A fine partita mi chiamarono con il coro “vieni qua, ti si fa fumà”. Un momento indimenticabile. Sai poi quello era un periodo in cui tanti mi seguivano. Una volta perfino Allegri venne a vedere i miei allenamenti al Pisa.”

Al tempo usavi il 4-2-4 e volevi arrivare rapidamente nell’area avversaria in pochi secondi.

“Uso sempre quello schema, dei due attaccanti centrali usavo Baggio come terminale finale. Dietro di lui avevo uno che mi rientrava, una seconda punta. Era più un 4-2-1-3 che un 4-2-4. Quello schema mi ha fatto vincere molto, poi gli spazi per coprire tutto il campo secondo me sono veramente limitati anche per gli avversari. Sono convinto che bisogna andare a prendere gli avversari nella loro metà campo, bisogna pressarli alti, come fa oggi Guardiola al Manchester City.”

Quindi così paradossalmente dici che si spendono meno energie?

“Bravissimo, pensa a Gasperini. Lui usa il 3-4-3 anche se usa un 4-4-2 che diventa con gli esterni alti il 4-2-4. Oggi tanti si stanno evolvendo. La squadra la devi allenare in 20-25 metri. Se una squadra la pressi alta, ti risparmi 80 metri di campo da coprire per attaccare quando sei schiacciato nella tua metà campo, ma ci vuole molto allenamento. A Lecce ricordo che avevo preso la squadra in condizioni terribili, poi arrivammo ai playoff e poi fui esonerato. Al presidente dissero che li facevo allenare troppo.”

Quel famoso patentino poi l’hai preso?

“Sì, a Lecce e poi con Conte già avevo il patentino, quella fu una cosa del passato, agli inizi, quando mi stavo affacciando ai professionisti.”

Hai più seguito il Pisa? Cosa ne pensi di questi due anni con tutte le rocambolesche vicende che sono accadute?

“Sì, ho sempre seguito il Pisa, sia quando c’era Ventura, sia quando poi è ripartito dopo il 2009 e soprattutto negli ultimi due anni. A Pisa avete la fortuna di avere dei grandissimi tifosi. Qualsiasi presidente che arriva a Pisa rimane estasiato. A volte qualcuno se ne approfitta quando ci sono ambienti così belli e nel calcio comandano i soliti, soprattutto cattivi presidenti. Per me in questi due anni il Pisa è stato salvato dai tifosi. Adesso fortunatamente c’è una società seria.”

Antonio Toma

Da esperto di 4-2-4, che poi hai seguito con Conte, alla luce di quanto è accaduto nella nazionale, dove ha sbagliato secondo te Ventura con l’Italia?

“Ventura ha provato tanti moduli con l’Italia. Per me quando la nazionale doveva giocare con la Spagna, tutti erano convinti che Ventura avrebbe giocato con il 3-5-2. Invece ha deciso di rischiare col 4-2-4, ma la differenza tecnica tra le due squadre era troppo ampia. Ha preso una botta di quelle serie, perché psicologicamente quando i giocatori vedono una misura così ampia è finita, questo non deve succedere. Ventura forse non aveva le idee chiare.”

Cosa deve fare la nazionale per risollevarsi?

“Al di là dei discorsi sui settori giovanili, bisogna prendere un allenatore di esperienza, qualcuno che abbia dimestichezza in campo internazionale, che sappia come affrontare gente come Cristiano Ronaldo o Messi. Ventura non mi risulta avesse mai fatto la Champions League. Ci vuole qualcuno che sappia il fatto suo. Non si può lasciare libertà ad alcuni giocatori della Spagna, giocando a zona etc.”

Antonio Conte e, alle sue spalle, Toma in panchina

Chi è secondo te il migliore allenatore d’Italia?

“Vado spesso a vedere i ritiri delle squadre. In Italia l’allenatore più bravo è Antonio Conte, in Europa e nel mondo è Guardiola, ma è una poltrona in cui ci può stare anche Conte. Ci metterei anche Van Gaal anche se ormai ha fatto il suo tempo, fu uno dei primi a fare 4-2-4. Per me l’allenatore giusto è quello che insegna calcio.”

Torneresti mai a Pisa?

“Soprattutto con lo scooter, come quella fantastica trasferta a Lucca quando ci seguirono i tifosi. L’anno scorso ho avuto proposte interessanti, mi chiamò il Piacenza, il Catania, il Cosenza, poi non si sono concretizzate alcune offerte.”

Ora cosa fai?

“Ora sono tornato a Matino con la presidentessa Costantino, ha un progetto che mi ha stimolato sui giovani e ho deciso di seguirla. In giro sai, c’è tutta una mia squadra ad alti livelli di allievi del Lecce che allenai. Per esempio Malcore ora gioca col Carpi, a Empoli c’è Luperto che ho trasformato difensore centrale quando era terzino e voleva smettere di giocare, ma potrei farti tanti altri esempi.”

Grazie Antonio e in bocca al lupo

“Grazie a te”

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018