Il calcio italiano ha deciso di rinviare tutti gli appuntamenti sportivi per la morte di Papa Francesco, facendo seguito a quanto avvenuto nel 2005 per la morte di Papa Giovanni Paolo II. Ci sono però molte contraddizioni che dimostrano la solita insostenibile pesantezza e ipocrisia da parte del mondo pallonaro, che si spaccia per industria, ma si comporta a tratti in maniera dilettantistica. Intanto l’88% dei nostri lettori, in un sondaggio su Finestra sull’Arena, ha giudicato sbagliata la scelta di rinviare le partite.
Si dibatte molto del rispetto, tra sensibilità collettive e coerenza istituzionale. La morte di Papa Francesco, avvenuta ieri mattina, ha segnato profondamente il sentire di una parte importante del Paese, inducendo FIGC e CONI a sospendere tutte le attività sportive per la giornata. Una scelta sicuramente rispettabile, ma che solleva più di un interrogativo, oltre a molti malumori.
Il parere della FIGC ha prevalso su quello delle Leghe, e le ragioni “alte” della decisione hanno lasciato spazio a un dibattito più ampio: cosa significa davvero “rispetto”, in questi casi? Ha senso giocare normalmente a Santo Stefano o a Pasqua, in nome dei diritti televisivi e del denaro, se poi si rimandano le partite per la morte del Papa? Dov’è il rispetto dei tifosi, durante le Sante feste? Se domani morisse il Dalai Lama verrebbero sospesi i campionati italiani? E la sempre maggiore crescita di atleti di fede islamica porterebbe alla sospensione per il Ramadan?
La risposta è no, perché alla fine contano solo i soldi, oppure le apparenze, o magari entrambe le cose. Ecco perché l’immagine di copertina scelta per rappresentare questa giornata è quella di un calcio italiano che, da un lato, prega sulla tomba del Papa, mentre dall’altra non si fa scrupoli a nascondere una valigetta di denaro dietro la schiena.
Il calcio è popolare, perché appartiene a tutti: chi crede e chi non crede, chi vuole fermarsi e chi vuole andare avanti. In questo contesto, non si può ignorare il vissuto di chi, come accaduto a molti tifosi del Bari che, nella stessa giornata, ha affrontato lunghi viaggi per poi vedersi rimandare la partita davanti ai cancelli, scegliendo poi di fare una grigliata tutti insieme, facendo vincere il tifo, quello vero. Così come non si possono dimenticare altri momenti drammatici, magari passati sotto silenzio, senza lutti ufficiali, senza sospensioni. Io non dimentico Pieroni, all’epoca di Pisa-Arezzo, rifiutarsi di rinviare il match mentre il Monte Pisano bruciava.
Il calcio italiano si spaccia per la terza industria del Paese. E ieri si sono volatilizzati in un attimo tanti soldi di indotto e di investimenti sportivi per mancati eventi. Forse, se iniziasse a comportarsi come un’industria, sarebbe diverso. Non ci sorprendiamo invece se gli azzurri non partecipano ai Mondiali dal 2014. Bisogna anche interrogarsi sul fatto che solo l’Italia e l’Argentina (per ovvi motivi) abbiano sospeso lo sport nel Mondo, in un globo terrestre popolato da un miliardo e 406 milioni di persone che si professano di fede cattolica. A mio avviso il Papa stesso, in virtù del suo amore per il calcio e per lo sport, avrebbe probabilmente deciso, fosse dipeso da lui, di non sospendere nessuna partita. Ma la morte del Papa è avvenuta il giorno di Pasquetta nell’anno del Giubileo (fatto che non avveniva dal 1450) e inoltre il governo, di centro destra, almeno dal punto di vista delle apparenze, è sempre stato molto religioso. Troppi elementi, tutti insieme, per la ricetta dell’ipocrisia. Così sono stati scontentati tutti, alimentando, invece dell’amore, addirittura sentimenti negativi per un lutto che avrebbe meritato di essere vissuto in tutt’altro modo.
Infine abbiamo proposto un sondaggio ieri mattina, sulle colonne della nostra pagina Facebook di Finestra Sull’Arena, dal quale è emerso che su un campione di quasi 600 lettori, l’88% fosse contrario al rinvio delle partite, mentre il 12% abbia giudicato corretta questa decisione. Di fatto solo un lettore su dieci si è mostrato favorevole al rinvio. Vi proponiamo alcuni commenti.
Il nostro lettore Michele G., ha commentato così: “Per me assolutamente sbagliato il rispetto lo devono loro alle persone che hanno speso e si sono mosse da ieri per andare in trasferta…e loro chi le rimborsa? Il rispetto é dovuto a tre ragazzi che sono morti e ai quali non è stato tributato nemmeno un minuto di silenzio. Per me la decisione odierna é vergognosa e specchio dello stato ipocrita e bigotto che è l’Italia”. Anche Daniele P. è stato dello stesso avviso: “Totalmente irrispettoso per chi, altrettanto legittimamente, non è impattato emotivamente dalla notizia. E non siamo pochi”. Lorenzo C. pone l’accento sul problema dello stato laico: “Avrei capito fosse morto il presidente della repubblica, ma in uno stato laico è impensabile fermare le normali attività per la morte del Papa. Baresi, cosentini, salernitani, catanzaresi e carrarini hanno fatto migliaia di km per niente… Ma queste persone chi le rimborsa?”. Conclude così Daniele B, lanciandosi come noi nell’interpretazione dei desideri del defunto Pontefice: “Se proprio volevano essere rispettosi verso la sua figura e le sue idee, giocare sarebbe stato più adeguato”