Nel corso dell’ultima puntata di Finestra Sull’Arena, il direttore sportivo Davide Vaira è stato nostro ospite in esclusiva. “Molte partite le abbiamo vinte nel sottopassaggio”. “Pio Esposito? E’ il futuro del calcio italiano, ma non c’è nulla”. “Simeone? Operazione ad oggi irrealizzabile, è un campione che si gioca lo Scudetto col Napoli, ma è la Serie A e i tifosi è giusto che sognino, sognare non costa nulla”
Buonasera al direttore sportivo nerazzurro Davide Vaira, l’altro architetto della promozione insieme a Giovanni Corrado.
“Grazie a tutti, dietro al Pisa Sporting Club, dietro agli 11 ragazzi che scendono in campo il sabato, ci sono tantissime donne, tantissimi uomini che lavorano nell’ombra e che sono preziosissimi per noi e ci permettono di lavorare nella migliore delle situazioni. Io sono stato chiaro fin da subito nel ringraziare queste persone che tante volte, chiaramente, rimangono, ripeto, nell’ombra, ma che sono fondamentali per noi. Poi, oggi le società di calcio sono delle vere e proprie aziende, quindi noi siamo divise nelle aree specifiche di competenza”.
La vostra area scouting è d’avanguardia…
“Per quella che è l’area sportiva, noi abbiamo la fortuna anche di avere un dipartimento scouting veramente di alto livello e questo ci facilita nel lavoro. È ovvio che poi dopo agli occhi dei tifosi arriviamo noi sempre, però è giusto ricordare anche tutte queste persone che ci permettono di svolgere il nostro lavoro nel migliore dei modi, perché sono fondamentali ed è giusto che ognuno di queste persone che lavorano per il Pisa Sporting Club senta proprio la promozione e si senta protagonista di questa promozione”.
La parola comunicazione forse è stata la chiave, la società con la stampa è andata di pari passo e non era facile visto l’epilogo sportivo dello scorso campionato
“Vincere è qualcosa di straordinario, non è l’ordinario e per raggiungere lo straordinario c’è bisogno che tutte le componenti, quando dico tutte le componenti intendo il club, ma intendo i tifosi, la stampa, c’è bisogno che tutte le componenti veramente siano allineate e remino nella solita direzione, per cui non è retorica quando dico che quest’anno è un merito di aver fatto questa stagione, io lo divido equamente tra la società, la squadra, la tifoseria ma anche la stampa, perché abbiamo cercato di instaurare da subito un rapporto franco e sincero dove ognuno deve fare il proprio mestiere, noi dobbiamo fare i dirigenti e voi dovete fare i giornalisti e i tifosi devono fare i tifosi. Quindi è giusto che quando ci devono essere delle critiche e dei malumori la stampa o i tifosi le esternino come è giusto che noi le incassiamo, le critiche e i malumori, con l’equilibrio che devono contraddistinguere sempre i dirigenti, senza mai farsi condizionare, ma delle volte è anche vero che ci sono delle critiche mosse che sono costruttive e anzi ti possono fare da stimolo. Abbiamo cercato da subito di installare sia con voglia la stampa che con i tifosi un rapporto diretto, un rapporto reale, sempre nel rispetto dei ruoli e penso che questa sia stata una componente fondamentale nel percorso che abbiamo fatto”.
La doppia sconfitta contro Sassuolo a Reggio e poi contro la Spezia, possono essere state uno dei momenti più importanti anche di convinzione del gruppo?
“Paradossalmente sono stato convinto di arrivare al traguardo dopo la partita di Spezia. Alla fine della partita ero arrabbiato perché avevamo perso una partita che non meritavamo di perdere. Allo stesso tempo credo che la squadra abbia acquisito la consapevolezza di essere più forti dello Spezia e sono sicuro che lo Spezia ha capito che noi eravamo più forti di loro perché abbiamo fatto una prestazione di grande personalità, di un livello altissimo dal punto di vista fisico e intensità. Non si aspettavano un Pisa di quel livello in quel momento ed è stato un segnale fondamentale. Non è un caso che dopo noi abbiamo vinto quattro partite su cinque nelle successive e abbiamo preso il largo. Credo che quello sia stato lo spartiacque della stagione”.
Diverse volte ti ho detto che quella è stata la gara in cui abbiamo perso la battaglia ma vinto la guerra per motivi vari. Lo sai..
“Sì, lo hai detto e lo hai scritto. Noi abbiamo scelto di tenere a riposo Moreo per non rischiarlo e loro hanno fatto altre scelte. Dopo la domenica successiva Moreo ha segnato il gol decisivo. Noi eravamo molto sicuri del nostro percorso, molto sicuri di quello che stavamo facendo. Avevamo grande fiducia nei ragazzi perché li vedevamo quotidianamente che crescevano, tutti crescevano, stavano arrivando”.
Mentre il Sassuolo era una squadra fortissima dall’inizio e era destinata ad andare in Serie A, il Pisa lo è diventato giornata dopo giornata?
“Siamo cresciuti tanto nell’arco della stagione, siamo cresciuti tanto nella consapevolezza di essere una squadra forte. Io ti posso raccontare un aneddoto… Dopo la partita che noi vincemmo a Mantova 3-2 io mi ricordo che il giorno dopo parlai alla squadra e mi arrabbiai perché avevo la percezione e la sensazione che ancora in quel momento la squadra non si rendesse conto di quanto fosse forte. La squadra pensava di vincere le partite perché delle volte andava bene, perché delle volte c’è la fortuna e doveva fare quello step mentale. Era un processo naturale, poi ho provato a stimolare da quel punto di vista lì perché una volta che abbiamo fatto quel gradino lì dopo nulla, siamo solo cresciuti. Credo che la partita che ci ha fatto fare quello step mentale sia stata la partita in casa con il Bari. Facemmo una partita incredibile, credo che il Bari arrivava da una serie importante di risultati utili consecutivi, c’era una squadra solida, una squadra che fece una partita senza storia”.
Ci hai fatto ricordare Fabrizio Ferrigno.. Quante volte ci raccontava di quell’anno che le partite le vincevano nel sottopassaggio prima di entrare in campo.
“Allora vi racconto un aneddoto. Un giocatore dello Spezia, non vi dico chi, dopo la partita mi disse…. ‘prima di entrare in campo vi guardavamo, come eravate grossi. Mamma mia’. Mi dicevano ‘ma che bestie che sono queste del Pisa’. Noi tante partite le abbiamo vinte già da lì, perché trasmettevano la nostra forza”.
C’è un giocatore che fra giugno e gennaio avresti voluto portare a Pisa e non l’hai preso?
“Per uno un po’ ho rosicato, ma tanto lo sapete, è stato un giocatore che è andato alla Lazio. Quello mi ha fatto un po’ rosicare perché è una roba che mi sembrava già delineata, ma più che altro perché non era tanto un acquisto per il presente, lo vedevo più una cosa prospettica per il corso nostro e quello un po’ mi ha fatto girare le scatole, però l’abbiamo fatto presente che ci sono girate le scatole”.
Ora con la Serie A il gioco si farà più duro
“Questo tipo di cose potrebbero succedere anche più spesso, ma per quell’operazione è chiaro che noi lì eravamo stati da una parte molto ambiziosi, bravi, perché eravamo su un profilo che seguivamo da mesi. Io ero andato anche a vederlo in Nazionale a ottobre, quindi c’erano giocatori su cui eravamo veramente convinti, però è vero che poi chiaramente era un profilo alto per una squadra di Serie B. Noi eravamo una squadra di Serie B, oggi no. Però è vero che quando vai ad approcciare determinati profili, anche internazionali, devi essere pronto sempre a tutto. Finché non ci sono le carte firmate devi stare sempre in guardia”.
“Il giorno X non esiste, non ci saranno giorni X. Noi abbiamo le idee chiarissime, stiamo già lavorando per la prossima stagione, ma non da oggi, stiamo lavorando da febbraio per il mercato della Serie A”.
Qualcuno ha chiesto a Inzaghi nei giorni scorsi se un giocatore come Pio Esposito potrebbe arrivare a Pisa l’anno prossimo…
“Allora, premesso che Pio Esposito è un giocatore forte, è stato uno dei migliori attaccanti del campionato, è destinato a una carriera importante, è un ragazzo veramente bravo, che a me personalmente piace tanto, però non c’è nulla, secondo me sarà il futuro del calcio italiano per i prossimi 10-15 anni”.
In Argentina qualcuno ha fatto il nome, probabilmente anche per i suoi natali, di Giovanni Simeone, possibilità?
“Ma magari, magari, Simeone è un campione, si sta giocando lo scudetto con il Napoli, poi sai, le vie del Signore sono infinite, però facciamo di giocare questa ultima partita con il Napoli, e poi chi lo sa, sognare non costa nulla”.
Se ci dici così… sarebbe una bella storia, perché l’ultima Serie A c’era suo padre, mentre nella al ritorno potrebbe esserci il figlio.
“Stiamo parlando di un campione, stiamo parlando di un profilo di altissimo livello, però il bello di partecipare ai campionati di Serie A è che si può sognare in questo momento anche questi tipi di giocatori. E’ giusto che il tifoso sogni, non si può impedire di sognare”.
Anche la spinta del padre, il padre sicuramente Pisa gliela consiglierebbe…
“Se lo dite voi ci credo. Terremo in considerazione il fatto che mi dite che il padre lo spingerebbe, anche se ad oggi sembra qualcosa di irrealizzabile”.
INTERVISTA DI MICHELE BUFALINO, AURORA MALTINTI, SIMONE DEL MORO E GABRIELE BIANCHI