Domenica torna un grande derby, quello tra Pisa e Fiorentina. Si tratta di una tradizione che si rinnova da 99 anni, una sfida che prende piede proprio poco dopo della metà degli anni ’20 del secolo scorso. Pisani e fiorentini sanno che cosa vuol dire questa partita. In questo articolo troverete però tante cose inedite o perse nella memoria fin dagli albori di questa sfida, ma anche dal punto di vista culturale. 


PRIMA DEL DERBY, UNA RIVALITA’ MILLENARIA – “Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”. “Che Dio ti accontenti”. Comincia da questo detto popolare un viaggio che si perde nel tempo e nello spazio, nella storia e non solo. A dir la verità, nei secoli del grande splendore di Pisa Repubblica Marinara, Firenze era molto più indietro sotto tutti i punti di vista. Fu quando la città rossocrociata iniziò il suo declino e Firenze si rese comune autonomo dopo l’estinzione del casato dei Carolingi e alla morte di Enrico V, che la città si formalizzò Respublica Fiorentina, iniziando una lunga ascesa durata almeno un paio di secoli, che si assistette alla nascita di questa disputa millenaria. Piano piano i fiorentini presero terreno, formalizzarono alleanze. La rivalità tra pisani e fiorentini si inasprì con le posizioni delle due città, i pisani ghibellini e i guelfi fiorentini, tanto che oggi nel celebre videogioco Assassin’s Creed 2 ancora si può sentire l’eco di questi cenni storici, giunti fino alla cultura dei giorni nostri. Senza entrare troppo nel merito, tra i momenti più celebri vi è la Guerra toscana tra guelfi e ghibellini che vide Pisa contro tutti, anche contro gli stessi pisani. Vi basti sapere che a un certo punto Pisa si ritrovò, nel 1274, contro Lucca, Firenze, Pistoia, Volterra, Prato, Arezzo, Colle val d’Elsa, San Gimignano e il vicariato angioino in Toscana, che formalizzarono una dichiarazione di guerra. Il conflitto che si concluse nel 1276 portò alla Restituzione totale dei beni sequestrati alle consorterie guelfe. Pisa poi perse piano piano il suo ruolo centrale, mentre Firenze continuò a prosperare e a cingere i pisani. I successivi due secoli segnarono la fine della Repubblica e addirittura, nel 1399, la città fu addirittura venduta per 200mila fiorini d’Oro, fin quando nel 1406 venne annessa alla Repubblica Fiorentina, da lì il declino. Anche il Gioco del Ponte subì alcune modifiche nel segno di questa rivalità. Con l’Istituzione del Granducato di Toscana i Medici portarono la disputa nel Ponte di Mezzo, specialmente nel ‘600. Prima ancora però i fiorentini il gioco lo vietarono addirittura. Un tempo il Gioco era allenamento per i soldati cittadini, pronti a combattere per la Repubblica Pisana, ma proprio dopo la dominazione di Firenze il gioco fu vietato, per sopprimere il ricordo di Pisa libera.

L’amichevole tra la selezione del CS Firenze e della Libertas contro il Pisa del 1924

DAGLI ANNI 10′ AGLI ANNI 20′, PRIMA DELLA FONDAZIONE VIOLA – Facciamo ora un grande salto in avanti di qualche secolo e parliamo di Pisa e Firenze nel calcio. Il Pisa, come sappiamo, è nato nel 1909, mentre la Fiorentina nel 1926. Sono gli anni del pionierismo, nei quali il concetto di Serie A non è ancora stato elaborato e il titolo italiano si accede attraverso finali interregionali tra i campionati del Centro Sud e quelli del Nord Italia. Tra il 1909 e il 1912 il Pisa Sporting Club era solo una delle tante società di calcio cittadine, che comprendevano anche il Gerbi Pisa e l’Alfea. Proprio contro l’Alfea si disputò la “partita della vita e della morte”, vinta dal Pisa Sporting Club nel 1912 per 2-1, costringendo l’Alfea a darsi letteralmente all’ippica, poiché oggi la società gestisce l’Ippodromo di San Rossore. Un passaggio necessario nella storia del calcio pisano, per far confluire il meglio delle società pisane in un’unica squadra. Fece lo stesso Firenze, nei successivi 15 anni. Prima del 1926 infatti nella città gigliata vi erano tante realtà scontratesi anche col Pisa Sporting Club nei tornei regionali e nelle finali centromeridionali che valevano l’accesso ai tornei che assegnavano lo Scudetto. Società come l’FBC Firenze, il Club Sportivo Firenze, l’Itala Firenze o la Libertas Firenze. Proprio tra Libertas e il Club Sportivo in nome di Firenze ci fu la fusione che portò, nel 1926, alla nascita della Fiorentina.

I PRIMI DERBY, GLI ANNI DEL FASCISMO E LA SQUADRA “B” – Risale però a due anni prima a prima sfida con il Pisa di una selezione delle due formazioni che poi, due anni dopo, sarebbero diventate Fiorentina, fondendosi. A Firenze il Pisa si impose, il 27 aprile 1924, per 5-1 sotto gli occhi addirittura del duce Benito Mussolini. Il giorno successivo si giocò a Pisa una sorta di sfida di ritorno e anche in quell’occasione il Pisa vinse 2-1. Se come abbiamo visto, le prime notizie documentate di sfide tra squadre di Pisa e Firenze risalgono al 1909-10 e poi con le stracittadine dei club minori, bisogna aspettare l’anno della fondazione della Fiorentina per vedere in campo le due società vere e proprie. Così il primo Pisa-Fiorentina risale al 1926-27, in 1ª Divisione (l’antenata della Serie B). Era la stagione d’esordio della nuova Fiorentina e finì 1-0 per il Pisa, gol di Gagliardi. Partita a Livorno in campo neutro. Nei primi anni ’30 (1932-34) i nerazzurri incrociarono la squadra “B” viola: Nel 1932-33 a Pisa la Fiorentina B pareggiò 1-1, mentre l’anno successivo, nel 1933-34, le riserve viola vinsero 1-2. Il confronto “vero” tornò in campionato nel 1938-39, di nuovo in Serie B. All’Arena—che in epoca fascista si chiamava “Campo Sportivo del Littorio” vinse la Fiorentina 1-0, rete di Romeo Menti.

L’episodio nel 1968 con l’arbitro Lo Bello (archivio Pisanellastoria)

L’ACUTO DI BEPPE DONATI DEL 1968 E LO BELLO CHE ARBITRA DA BORDOCAMPO – Per ritrovare lo storico derby con la Fiorentina dovranno passare ben 30 anni, precisamente nella stagione 1968-69. Trent’anni nei quali il Pisa, che aveva sfiorato lo Scudetto nel 1921, era andato all’inferno e ritorno mentre i Viola ormai erano divenuti una realtà provinciale molto importante nel tessuto del calcio italiano. Così, nella stagione 1968-69, vi fu il primo derby in Serie A tra le due società, con il Pisa del presidente Giuseppe Donati approdato in massima serie. Il derby, svoltosi nella città della Torre all’andata, venne risolto da una punizione all’incrocio sotto la Curva Sud di Amarildo, imparabile. La gara venne però ricordata per un singolare episodio. L’arbitro Concetto Lo Bello (nella foto a lato), di fatto il Collina di quei tempi, si ruppe i lacci delle scarpe, ma non fermò il gioco. Si adagiò a bordocampo, assistito da un massaggiatore del Pisa che per alcuni minuti lavorò sulla scarpa del direttore di gara, mentre nel frattempo, in un vero e proprio protagonistico esercizio di stile, Lo Bello tutto impettito continuò a dirigere da bordo campo, in un episodio che balzò agli onori delle cronache. A fine stagione i nerazzurri, approdati in Serie A per un anno solo, dovettero tornare in Serie B, mentre i Viola vinsero il loro secondo Scudetto, l’ultimo.

L’invasione di campo nel derby del 1982-83

GLI ANNI DI ROMEO ANCONETANI – Devono così passare oltre 20 anni per rivedere ancora una volta il derby tra Pisa e Fiorentina nuovamente in Serie A. Quegli anni rappresentano tutt’oggi la storia più nota del match tra le due formazioni. Con Anconetani al timone si riaccese la rivalità. Nel 1982-83 all’Arena piena finì 0-0. Era l’ultima giornata, il Pisa aveva già festeggiato la salvezza col Torino. In curva però il clima era teso: all’andata ci furono scontri, a fine gara partì il coro “il derby comincia adesso” e molti provarono a spingersi verso gli ospiti. Il rientro dei viola a Firenze fu lungo, tra disagi e ritardi, perdurando fino a mezzanotte prima di rientrare in città. L’anno dopo, 1983-84, altro pari in casa: 1-1. Kieft su rigore portò avanti il Pisa, Monelli rimise tutto in equilibrio nella ripresa. Una delle beffe più grandi avvenne nel 1985-86, sempre in Serie A, nuovamente all’ultima giornata come tre anni prima. Il Pisa inseguiva la salvezza, la Fiorentina l’Europa. I nerazzurri erano passati in vantaggio con Ciro Muro a metà ripresa, poi un calcio di rigore dubbio tra mille proteste e addirittura l’intervento della Polizia in campo. La rete su penalty di Passarella, fuoriclasse della nazionale argentina, ed ex campione del Mondo da capitano con l’Argentina nel 1978, fu la prima della sua doppietta che decise la partita. Così i nerazzurri retrocessero in Serie B nella travagliata estate del 1986, quando doveva esserci un ripescaggio che non avvenne mai, ma la federazione preferì punire con pesanti penalizzazioni Udinese e Lazio.

Il gol di Davide Lucarelli nel derby 1987-88

LE VITTORIE NEL DERBY – La gara simbolo di quegli anni fu senza dubbio il match del 1987-88 contro una Fiorentina che aveva al suo interno un altro grande del calcio italiano, che di lì a qualche anno sarebbe diventato un vero campione, Roberto Baggio. I nerazzurri passarono in vantaggio con Paciocco, poi fu proprio Baggio a pareggiare i conti su punizione. Al 64′ però l’episodio destinato a rimanere nella storia. Lucarelli segnò al volo con un tiro sotto la traversa, lanciandosi poi in una esultanza in stile Tardelli ai Mondiali del 1982, percorrendo tutta la gradinata. Fu la prima e unica vittoria del Pisa contro la Fiorentina in campionato all’Arena Garibaldi in Serie A. C’è però il tempo per esultare ancora. Nella stagione successiva in campionato finì 0-0, ma ad agosto in Coppa Italia vi fu un’altra notte da ricordare. Quella della vittoria in Coppa Italia per 4-2 con Piovanelli, Been e una doppietta di Severeyns, mentre nella Fiorentina segnò ancora Baggio e poi Carlos Dunga, l’anno precedente in nerazzurro. Il Pisa approdò anche in semifinale di Coppa Italia, tutt’oggi risultato migliore della propria storia. Gli anni ’90 fanno ancora male. Nel 1990-91 due 0-4 contro la Fiorentina, all’andata firmati da Fuser, doppio Kubik e Di Chiara, ma anche al ritorno. Nel 1993-94 uno 0-0 che precedette la retrocessione e fallimento. Fine di un ciclo, con tanti ricordi intensi.

Carlos Dunga

I GIOCATORI CHE FECERO LA STORIA – Quanti giocatori hanno calcato e segnato nel derby, per non parlare di quei calciatori che hanno vestito le maglie delle due squadre, disputando anche questo storico match con entrambe le divise. Di Passarella e Roberto Baggio abbiamo parlato già nel paragrafo di Romeo Anconetani, ma ovviamente Pisa-Fiorentina è anche Carlos Dunga. Proprio la Lega di Serie A ha dedicato nei giorni scorsi un breve approfondimento su di lui all’interno di un articolo sulla sfida di domani: “Tra le pagine del passato non si può non citare Carlos Dunga, giocatore capace di scrivere la storia di entrambi i club. Il brasiliano sbarcò in Italia nel 1987, acquistato proprio dal Pisa. Superato un certo scetticismo generale, si dimostrò presto un guerriero in campo. Carattere focoso, senso tattico e grinta a contraddistinguerne l’atteggiamento sul terreno di gioco: Dunga divenne il leader del centrocampo nerazzurro, contribuendo in modo decisivo alla salvezza in Serie A. Quell`unica stagione (1987-1988) bastò per farlo entrare nel cuore dei tifosi pisani, che ancora oggi lo ricordano con affetto e come uno dei giocatori più forti visti all`Arena Garibaldi. Dopo l`ottima stagione, Carlos Dunga passò alla Fiorentina nell`estate del 1988. A Firenze attraversò un quadriennio molto importante della sua carriera. Raggiunse nel 1990 la finale di coppa UEFA (persa contro la Juventus), recitando un ruolo da protagonista di quella cavalcata europea. In viola giocò al fianco di fuoriclasse come Roberto Baggio e Gabriel Omar Batistuta, oltre ad essere stato compagno di squadra di Stefano Pioli; chiuse la sua esperienza alla Fiorentina nel 1992“.

Mario Faccenda

Altro grande giocatore ad aver unito le due città è Mario Faccenda, lasciando un segno importante in entrambe le piazze. Nato come stopper, era un difensore capace di adattarsi anche a centrocampo, grazie alla sua intelligenza tattica e al senso della posizione. Arrivò a Pisa nel 1986, subito protagonista nella stagione della promozione in Serie A, con 32 presenze e anche un gol. Nei due anni successivi contribuì alla permanenza in massima serie, vincendo pure la Coppa Mitropa nel 1988. Il momento più iconico resta però la doppietta contro il Torino all’ultima giornata del campionato ’87-’88: fu la gara che garantì la salvezza per il Pisa. Dopo la retrocessione del 1989 passò alla Fiorentina, restando in Toscana. Con i viola giocò la finale di Coppa UEFA del 1990 persa contro la Juventus, poi visse la retrocessione del ’93 e l’immediata risalita in A l’anno dopo. In una intervista pre-derby, ha dichiarato: “Quando giocavo nel Pisa ci caricava Anconetani. Partiva tutto da lui, poi arrivavano i tifosi. Era il primo tifoso. Io ho giocato in entrambe, non mi schiero. Mi piacerebbe che vincessero tutte e due, ma non si può. Tre punti al Pisa e tre alla Fiorentina non si può fare. Spero che vinca chi gioca meglio, chi ha più fortuna. Spero che sia una bella partita, una festa per tutti. L’importante è che non succeda niente tra i tifosi. Sarebbe bello per entrambe le società”.

Lo striscione dei tifosi Pisani al Franchi

TRE FALLIMENTI PER DUE CITTA’ – Il Pisa e la Fiorentina sono falliti complessivamente tre volte tra il 1994 e il 2009. Per i nerazzurri furono due le onte. La prima nel 1994, che segnò anche la fine dell’epoca Anconetani, mentre la seconda nel 2009, nell’anno del centenario, un’umiliazione difficile da digerire. Nel ’94 la società venne denominata Ac Pisa, prima di diventare un anno dopo Pisa Calcio sotto la guida di Gerbi e Posarelli, mentre nel 2009, dopo il fallimento di Pomponi, fu Battini a rilevare il Pisa con Camilli con la denominazione Ac Pisa 1909, prima che la famiglia Corrado riportasse lo storico Sporting Club nel 2017. Il fallimento della Fiorentina invece avvenne nel 2002 quando la società non si iscrisse al campionato per inadempienze finanziarie dopo le difficoltà di Vittorio Cecchi Gori. Ne nacque una nuova società, la Florentia Viola con Diego Della Valle, che acquisì titolo e trofei, ripartendo dalla Serie C2. Fu proprio nella stagione 2002-2003 che tornò, in questo contesto, il derby tra nerazzurri e Viola, con il Pisa in C1, all’interno della storica Coppa Italia di Serie C. La gara, che si svolse al Franchi, venne decisa 0-1 da un gol di Alessio Frati sotto il settore dei pisani. Per l’occasione i supporter nerazzurri fecero diversi striscioni, ma il più iconico rimase il “riposa in pace” con tanto di croce per la dipartita della Fiorentina.

“ASPETTA E SPERA” – Non mancò negli anni successivi l’aspra antipatia dei pisani verso i fiorentini, accresciuta dalle modalità in cui la Fiorentina saltò la Serie C1 e poi approdò in Serie A con l’allargamento delle promozioni nel massimo campionato italiano. Dopo il secondo fallimento del 2009, la piazza sembrava rassegnata ormai al ritorno di questa importante partita, ma l’arrivo dei Corrado, che scongiurarono il fallimento nel 2016, portò poi successivamente il tifo nerazzurro a guardare con fiducia, ma anche ironia, l’operato della nuova dirigenza. “Il derby con Firenze tornerà, per ora ci si deve accontentà“, recitarono in quegli anni i tifosi nerazzurri in occasione di un altro derby, quello con il Livorno. Nel mondo ultras però niente si dimentica, tutto si incastra, come in un film scritto a puntate. Così poco dopo arrivò la replica dei tifosi della Fiorentina “Aspetta e spera”. L’ultima puntata è arrivata pochi mesi fa, in Fi-Pi-Li, con uno striscione all’altezza di un cavalcavia che da Firenze portava verso Pisa. “Che poi s’AvverA“.

L’AEROPORTO DI PISA E FIRENZE – Si è andati avanti così, nei secoli e, dal punto di vista culturale e storico. Al di lì del calcio però, l’odio tra le due città si è fomentato anche attraverso la politica. La questione degli aeroporti toscani, Pisa e Firenze, va avanti da anni. Si tratta di capire che tipo di sviluppo si vuole per la regione e quali scelte sono davvero utili, nel lungo periodo, per i cittadini e per l’economia. Pisa ha un aeroporto già attrezzato, con una pista lunga, voli internazionali e collegamenti ferroviari diretti. È facilmente raggiungibile da tutta la costa e potrebbe diventare il principale punto d’accesso aereo per l’intera Toscana, non solo per la zona pisana. Firenze, dal canto suo, ha esigenze quasi espansionistiche: una città di quel peso vuole uno scalo più funzionale, più sicuro, che serva bene chi arriva e chi parte, impossibile però per la conformazione del territorio e l’impossibilità di avere piste di una certa lunghezza, ma non solo. Toscana Aeroporti, la società che gestisce entrambi gli scali, spinge da tempo per allungare la pista del Vespucci. Ma se questo progetto arrivasse alla fine a compimento, ci troveremmo con due aeroporti simili a 70 chilometri di distanza. E in quel caso, inevitabilmente, uno dei due ne risentirebbe. Il rischio è che Pisa perda centralità, nonostante abbia già tutto pronto per crescere. Il problema non è solo tecnico o commerciale, ma anche politico. La politica pisana di sinistra del tempo, permettendo la vendita delle quote a Corporacion Argentina, con l’interlocuzione di Matteo Renzi, passato al tempo di sindaco di Firenze a presidente del Consiglio, firmò la sua condanna per molto tempo. Quella mossa di vendita infatti portò la città, successivamente, dopo un altro disastro, quello del People Mover (di fatto un’opera tragicomica in stile Monorotaia di Springfield nei Simpson) a orientarsi verso il centro destra. Da oltre dieci anni i pisani spingono per potenziare il Galilei, così come anche lo stesso hinterland fiorentino, migliorare i collegamenti ferroviari con Firenze e il resto della regione, rendere l’aeroporto pisano davvero il motore di un’area vasta che comprende tutta la fascia costiera, da Massa a Grosseto, passando per Lucca e Livorno. Già ora Firenze e Pisa, con due aeroporti ormai sovrapposti, si stanno facendo concorrenza, ma è Pisa che ne uscirà con le ossa rotte in futuro. Questo caso ha di fatto alimentato ulteriormente l’odio tra le due città, spingendo anche a paragoni illustri risalenti a secoli e secoli fa.

IL DERBY OGGI, NEL 2025 – Domani tornerà, dopo decenni, il derby con la Fiorentina. 23 anni dopo quella sfida di Coppa Italia, 31 anni dopo l’ultima sfida in Serie B. Il contesto è ben diverso, entrambe le società oggi sono a trazione straniera. Da una parta Alexander Knaster, nato a Mosca, ma americano d’adozione con passaporto inglese, noto per il famoso fondo Pamplona Capital, dall’altra c’è l’italo-americano Rocco Benito Commisso, nato a Marina di Gioiosa Ionica, ma poi emigrato negli States, fondatore di Mediacom. Non è più il derby dei presidentissimi, il calcio italiano dopo tutto questo tempo è cambiato e la sfida di domani si inserisce anche nel contesto delle proteste per il “caro biglietti”, a Pisa come a Firenze, con i tifosi della Fiorentina che non verranno a Pisa. Pensate che nel settore ospiti della Curva Sud mancano ancora 600 tagliandi, mentre per i settori pisani ci sono ancora 300 posti a disposizione. Sarà una gara speciale per Alberto Gilardino, che a Firenze ha lasciato il segno da giocatore, così come Juan Cuadrado, che con la maglia viola è esploso a livello internazionale. Oggi entrambi sono al Pisa, con ruoli diversi, ma con la stessa voglia di lasciare il segno anche in nerazzurro. Gilardino, dopo il buon impatto sul piano del gioco nella trasferta di Napoli, va a caccia del primo successo in campionato. Farlo contro la squadra con cui ha segnato 63 gol in 153 partite, tra il 2008 e il 2012, avrebbe un sapore speciale. Cuadrado, invece punta ai prossimi Mondiali e la sfida dell’Arena potrebbe essere quella giusta per puntare sulla sua esperienza. Anche per lui si tratta di un ritorno simbolico: tre stagioni a Firenze tra il 2012 e il 2015, con una finale di Coppa Italia raggiunta e tanti applausi guadagnati. Ora però c’è da pensare solo al Pisa, e a una sfida che vale punti, più che ricordi.

Bibliografia consultata:
– C. Borghi, Oplomachia Pisana ovvero la battaglia del Ponte di Pisa, 1712
– R. Castelli, Il Sogno Nerazzurro, 1982, Tacchi Editore
– S. Carlesi, Oltre la rete, 1982, Pacini
– R. Castelli, Pisa Olé, 1989, Fabbri Editori (con prefazione di Gianni Brera)
– M. Catastini, Rangers, Siamo Pisani, batteteci le mani, 1998, Mariposa editrice
– Il Pisa fa 90, 1999, Mariposa editrice
– A. Carli, C. Fontanelli, Un secolo di calcio a Pisa, 2008, Geo Edizioni
– M. Bufalino, J. Piotto, 100 Pisa, un punto per ripartire, 2009, Cld Libri
– M. Tamponi, Nino Visconti di Gallura, il dantesco «Giudice Nin gentil» tra Pisa e Sardegna, guelfi e ghibellini, faide cittadine e lotte isolane, Roma, Viella, 2010
– S. Picchi, Fiorentina: 80 anni di storia, 2016, Marchesini Editore
– M. Bufalino, Un Magico Sogno Chiamato Pisa, 2025, Cld Libri
– Archivio Il Tirreno
– Archivio La Nazione

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Ex collaboratore de "La Nazione" di Pisa fino a marzo 2025. Scrivo anche per Qui News Pisa e collaboro con Punto Radio.