Da trascinatore in Serie B a alle difficoltà in A: otto presenze, zero gol e poche scintille nel nuovo Pisa di Gilardino, ma può sbloccarsi e risollevarsi.
“La nostra più grande gloria non è non cadere mai, ma rialzarsi ogni volta che cadiamo”, lo diceva Confucio. Una frase parafrasata in ogni modo possibile nella storia, anche nel calcio. Matteo Tramoni sta attraversando un momento complicato, ben diverso da quello vissuto solo pochi mesi fa. L’anno scorso era il volto dell’entusiasmo nerazzurro, capace di accendere ogni partita con giocate decisive. Oggi, invece, il salto di categoria lo ha messo davanti a un muro più alto del previsto.

In otto presenze, di cui sei da titolare, non ha ancora trovato né gol né assist. Ha collezionato 440 minuti, 5 tiri totali (solo 2 nello specchio), 5 passaggi chiave e un’accuratezza di passaggio del 71%, che sale al 76% nei dati complessivi. Numeri che mostrano un calo evidente: 57 palle perse, solo 18 recuperate e 14 duelli vinti su 40 tentati, ciò significa che ogni volta in cui prova a fare la giocata, quasi la metà delle volte è una palla persa.

Anche il suo ruolo in campo ha inciso. Gilardino, all’inizio, lo aveva provato da mezzala, alla ricerca di un Tramoni più utile in fase di costruzione e di sacrificio. Un esperimento durato poco. Il tecnico lo ha poi riportato nel suo habitat naturale, quello di trequartista o seconda punta. Ma, a parte una leggera fiammella, il giocatore non è ancora riuscito a ritrovarsi davvero.
Una difficoltà di adattamento che ha fatto, finora, mancare quella scintilla che lo aveva reso il simbolo del Pisa di Serie B. Gilardino continua a crederci, consapevole del talento del corso e della sua capacità di cambiare ritmo alla partita, così come la società, che su di lui ha puntato tanto e lo ritiene un assist per il futuro, col sogno di vestire anche la maglia della nazionale italiana.



