Dopo quattro partite e quattro punti, il Pisa di Gilardino conferma di essere vivo, organizzato e sempre più consapevole dei propri mezzi. Il 2-2 di Torino è il simbolo di un percorso che sta prendendo forma. La squadra non vince ancora, è vero, ma tiene testa a tutti e dimostra di poter reggere l’urto con qualsiasi avversario.
La partita dell’Olimpico Grande Torino lascia sensazioni contrastanti. Da una parte il rammarico per aver sfiorato ancora una volta una vittoria che avrebbe dato una svolta alla stagione. Dall’altra, la soddisfazione per un secondo tempo giocato con coraggio e personalità. Gilardino ha cambiato tanto, ha rischiato, e i risultati gli hanno dato ragione.
Il Pisa ha avuto la forza di andare in fuga con un vantaggio di due reti, grazie a uno straordinario Moreo, autore di una doppietta — un sinistro al volo da applausi e un rigore perfetto — ma ha pagato qualche ingenuità difensiva. L’episodio del rigore assegnato ai nerazzurri, paradossalmente, ha cambiato il corso del match: se fosse stato punito come fallo da ultimo uomo fuori area, sarebbe arrivato il rosso diretto. Da lì in poi, il Torino ha reagito con orgoglio, ma nel complesso il Pisa ha retto il colpo dopo aver subito il “quarto d’ora granata” e ha dominato nella ripresa.

Le scelte del tecnico fanno discutere, ma stavolta in positivo. Il centrocampo inedito con Akinsanmiro, Vural e Højholt era un azzardo, e invece si è rivelato un esperimento riuscito. Gilardino ha avuto il coraggio di lasciare in panchina uomini esperti come Marin e Aebischer per dare spazio ai giovani, e i giovani hanno risposto. La squadra ha mostrato equilibrio, intensità e carattere.
Non tutti, però, hanno brillato. Meister continua a faticare, limitato da un sistema di gioco che non esalta le sue caratteristiche e anche da oggettivi limiti tecnici. Gilardino lo difende, ma il danese per ora non incide. L’attacco resta comunque il reparto più produttivo: cinque dei sette gol del Pisa portano la firma delle punte, e questo basta per dire che il problema, forse, potrebbe essere arginato con qualche accorgimento a gennaio.
Sul piano generale, ormai è evidente, la società ha fatto scelte precise, puntando su un gruppo giovane, in crescita, con l’obiettivo di costruire nel tempo. La filosofia del Pisa è diversa da quella di squadre come la Cremonese, per esempio, che ha investito su giocatori esperti. È una strada più rischiosa, ma coerente con l’identità del club.
La fiducia forse è la parola giusta per raccontare questo momento. Gilardino guida con calma e intelligenza, comportandosi più da insegnante che da semplice allenatore. Il suo Pisa cresce, impara e si prepara a due sfide decisive: Cremonese e Sassuolo, due neopromosse come lei. Il 2-2 di Torino ci fa ancora capire una volta di più che la squadra c’è, sa soffrire, sa reagire. Ora serve solo la vittoria per chiudere il cerchio.



