La realtà riletta attraverso lo sguardo surreale e visionario del cinema. La rassegna cinematografica Surrealpolitik riporta sul grande schermo dell’Arsenale di Pisa titoli emblematici di un cinema più assurdo che realistico che, nell’arco di 4 decenni (dagli anni ‘60 ai ’90), mette in atto una vera e propria trasfigurazione della realtà. Ma, a uno sguardo attento, la rappresentazione di mondi apparentemente rovesciati rivela, invece, verità che parlano di noi e della nostra quotidianità. Così, un televisore, prendendo vita, diventa un portale verso una dimensione altra; un Cristo vessato diventa il simbolo della mercificazione della fede: insomma, c’è qualcosa di inquietante, in questi classici, che fa appello alla nostra distratta attenzione.
Si parte mercoledì 12 novembre alle 21 con La Montagna Sacra (1973) di Alejandro Jodorowsky, in cui il regista cileno parodizza (e profetizza) crudamente le incertezze intrinseche del mondo moderno, in uno scomodo carosello di simboli pronto ad allucinare il pubblico.
Lunedì 24 novembre alle 21 sarà la volta di Amore e Rabbia (1969), figlio del genio corale di Pasolini, Godard, Lizzani, Bellocchio e Bertolucci, in cui assistiamo a una ridefinizione di alcune parabole dei Vangeli che, rinarrate con molteplici e spiazzanti linguaggi, orientano lo spettatore verso una nuova consapevolezza della politica e della società.
Martedì 2 dicembre alle 21 si arriva negli anni ‘80 con Videodrome (1983) di David Cronenberg, in cui vediamo emergere il tema della “video-allucinazione”. L’eclissi del reale, nel regno degli schermi, porta l’essere umano a vivere un’alienante simbiosi con il video e la trasmissione. Cosa è realtà in un mondo in cui nulla è mai abbastanza reale?
Martedì 9 dicembre alle 21 la rassegna si conclude arrivando nei post-moderni anni ’90 con L’esercito delle 12 scimmie (1995) di Terry Gilliam, che si presenta come un brusco risveglio in una distopia ecologica sempre più profetica della nostra epoca. In bilico tra allucinazione e lucidità, la scoperta delle colpe dell’umanità si rivelerà una dolorosa constatazione dei suoi stessi limiti. Lo spettatore stesso verrà chiamato a ricomporre i frammenti sparsi delle vicende narrate.



