Gestione in linea con quella degli avversari (49% di possesso), ma gara viva: 15 tiri, 6 corner e un pari costruito con tanta corsa e transizioni.
Il primo dato è quello del possesso palla, 49%, in linea con gli avversari, e tanti minuti passati a inseguire (345 passaggi riusciti del Cagliari contro 206, con precisione 83% a 74%). La qualità del passaggio non è una peculiarità dei nerazzurri, ormai è stato detto in tutte le salse dall’inizio della stagione.
I ragazzi di Gilardino però riescono comunque a produrre volume in un paio di statistiche chiave, nettamente migliorate. I tiri sono addirittura 15 contro 14, con 6 calci d’angolo a 2. A bersaglio la squadra ci arriva, ma spesso senza continuità nella qualità dell’ultimo gesto, visto che i cross riusciti restano 3 su 18, anche per la bravura degli avversari e per le caratteristiche degli stessi, la squadra più alta d’Europa.
Il dettaglio interessante è dove nasce la pericolosità, con qualche novità rispetto alle ultime uscite. L’altro dato chiave ci dice che il Pisa è più “pulito” quando manovra: la pericolosità delle azioni manovrate è più alta rispetto al Cagliari (53,23% contro 38,46%), un dato comunque in controtendenza rispetto alle ultime uscite e che lascia ben sperare. Quando invece la partita si apre e diventa di transizioni, il Cagliari sembra più a suo agio (53,17% contro 49,19%). Tradotto: se il Pisa riesce a respirare e costruire, crea; se deve correre all’indietro, si espone.
Anche la mappa del campo ci aiuta a capire altri dettagli. Nel secondo tempo il baricentro del Pisa sale tanto (54,08 metri), mentre quello del Cagliari scende (45,09). Questo dato sorprende, ma non più di tanto. E’ vero che i nerazzurri hanno subito un quarto d’ora di blackout, ma in tutta la parte finale del match hanno costretto i sardi a rinculare fino alla propria trequarti, con pressione e riaggressioni,
Il Pisa, però, la partita la tiene in piedi soprattutto con le gambe. I chilometri sono tanti: 140,293 contro 134,485, con più “sprint” complessivi (3,551 contro 3,107). È un dato che mostra una squadra atleticamente in salute dentro un match lungo 97 minuti.
E qui entrano le peculiarità individuali. Angori è quello che spinge di più: 14,128 km e 9 cross tentati, oltre a numeri “da regista laterale” per verticalità e rischio nel passaggio, tuttavia è poco preciso in fase di cross, qualcosa da migliorare e che già si era visto col Parma.
Tramoni è il volto dell’attacco: 4 tiri, 3 nello specchio. È quello che accende l’azione con più frequenza, ma anche lui finisce spesso a prendersi responsabilità “da solo”, perché la squadra non sempre arriva con tanti uomini dentro l’area. Moreo, in 23 minuti, lascia una traccia pesante: segna e porta anche 2 passaggi chiave. È il classico ingresso che cambia l’inerzia, perché dà sponde, pulizia e una presenza diversa davanti. E non è un caso che attorno a lui si alzino i giri negli ultimi metri.
Dietro, la partita è “tirata” e nervosa: 20 falli del Pisa (contro 15) e tanti recuperi (54 contro 40) ci parlano una squadra aggressiva. Il Pisa dunque ha creato più di quanto dica il possesso e ha spinto fino alla fine. Il 2-2, maturato per quel blackout resta però un promemoria su cosa manca.




