L’analisi di Pisa-Juventus potremmo basarla su un semplice concetto, che ormai abbiamo ripetuto fino allo sfinimento. “Il Pisa è bravo, ma non incide” o ancora “la prestazione c’è, ma non il risultato”, poi “meriterebbe più punti di quelli che ha”. Insomma questo Pisa fa tanto, si prende gli applausi, ma non porta a casa i punti, per motivi precisi, da non imputarsi a ciò che ha mostrato il Pisa in campo. Quante volte l’abbiamo visto? Certo, contro la Juventus era una partita che, da tempo, si sapeva sarebbe stata difficilissima, ma ci offre ancora una volta l’opportunità, prima con questa analisi, poi nelle prossime ore con quella inerente alle statistiche, di evidenziare ancora una volta ciò che non va e i problemi ormai sono sempre gli stessi. Al netto di tutto però la squadra e Gilardino meritano tutto il sostegno della gente. Chiudiamo anche con un’analisi ulteriore sulle dichiarazioni di Giovanni Corrado.

LO STESSO COPIONE – Il Pisa contro la Juventus ha fatto una partita che, per intensità e coraggio, verrebbe d’istinto da difendere a prescindere. Ha corso, ha tenuto la Juve lontana dall’area per lunghi tratti. E quando ha avuto campo, ha anche creato e sfiorato il gol in due occasioni. Solo che poi torniamo sempre lì: la differenza tra “giocarla” e “portarla a casa”. Un copione ormai al quale siamo abituati da tempo. I due legni, in questo senso, sono la sintesi perfetta. La traversa di Moreo nel finale del primo tempo e il palo di Tramoni nella ripresa. Questi episodi ci dicono che la partita poteva girare, ma anche che se in area ci arrivi poco, ogni chance diventa un evento. E se l’unico terminale è Moreo, che si sbatte e fa a sportellate ma non può dare profondità come una punta vera, allora la situazione è abbastanza complessa.

L’EMERGENZA, MA MANCA LA PUNTA – Qui entra il tema dell’emergenza. Nzola è via per la Coppa d’Africa, Meister si ferma all’ultimo con la febbre. Gilardino ricostruisce l’attacco con quello che ha e sceglie una squadra “leggera”: Tramoni e Leris dietro a Moreo, con l’idea di non dare riferimenti e di muoversi tanto. L’idea funziona a tratti, perché il Pisa è vivo e riesce persino a mettere in difficoltà una Juve di livello. Però, ancora una volta, manca la giocata che timbra il tabellino. Manca la profondità, manca lo spunto, in area di rigore, manca la presenza. E non si può risolvere certo con l’ingresso di Buffon a pochi minuti dalla fine. Manca, in poche parole, una punta vera. E’ la dura verità.

SE LERIS GIOCA AL POSTO DI LORRAN… – E qui c’è anche un discorso scomodo. Se in una partita del genere Gilardino (che ha fatto tutto quello che era in suo potere per tirare fuori il meglio da questi giocatori) ha preferito adattare Leris sulla trequarti invece di lanciare Lorran dall’inizio, suona come una bocciatura per il brasiliano. E infatti quando il brasiliano entra, la sensazione è opposta a quella che ti serve: rallenta, si incaponisce, sembra giocare da solo. E da una gestione sbagliata nasce poi anche l’azione che porta al raddoppio di Yildiz nel recupero.

Buffon e Moreo svettano contro la Juve (foto Gabriele Masotti)

LA PARTITA – Fino all’1-0, comunque, il Pisa c’è. Dietro tiene, con una linea che regge il colpo nei duelli, ma poi arriva l’episodio che spacca la partita. L’azione del vantaggio nasce da una palla messa forte in area: Calabresi prova ad anticipare Kalulu, la carambola diventa autogol e la partita cambia perché la Juve alza i giri e il Pisa, come in tutte le partite con le grandi disputate in questo campionato, appena subisce i cambi di ritmo degli avversari, ha degli evidenti problemi. E a quel punto, non avendo un attaccante che fa respirare la manovra con un pallone “sporco” trasformato in occasione, la squadra resta in apnea.

BASTA POCO, MA QUANTO ? – Da Gilardino a Giovanni Corrado, passando per Calabresi, ognuno di loro ha detto che basta poco per risalire la classifica. Ma quanto tempo ha il Pisa per aspettare che “basti poco”? Perché i complimenti non muovono la classifica. Il Pisa resta inchiodato a 11 punti e si avvicina una trasferta che non può sbagliare, a Genova, con le concorrenti che intanto corrono, vincono, come Cagliari o Parma. Se il Pisa vuole sperare di salvarsi vincere a Genova è un imperativo categorico. Non si scappa. E più si va avanti, più la mancanza di gol diventa un macigno anche sul mercato, perché convincere giocatori pronti non è semplice se la classifica ti guarda sempre più storto. Vengono in soccorso le parole di Vaira che conferma tutto quello che avevamo rivelato in queste settimane, ovvero l’idea di aggiungere due attaccanti e un centrocampista, perché i gol mancano e non è un dettaglio. È la differenza tra una squadra che “meriterebbe di più” e una squadra che, finalmente, se lo prende questo “di più”.

APPLAUSI GIUSTI ALLA SQUADRA E L’ANALISI DELLE PAROLE DI CORRADO – A fine gara la Curva Nord ha applaudito i giocatori. Lo faccio anche io perché questa squadra è stata commovente e straordinaria in tutto il girone d’andata nel modo in cui ha lottato e condotto i match. Difficile avere un gruppo con un “materiale umano” migliore di questo. Uomini prima ancora che calciatori. Pisa, da questo punto di vista, è fortunata. Ci sono poi le parole di Giovanni Corrado, divenuto ormai il bersaglio preferito degli hater che albergano in città. Eppure queste dichiarazioni, pur con un vizio grave di fondo, hanno soprattutto un senso mentale: togliere pressione e dare una direzione. La conferma netta di Gilardino serve a chiudere il “rumore” attorno alla panchina e a proteggere lo spogliatoio dalla paura del prossimo risultato. Il direttore ha sempre detto che questo campionato sarebbe stato duro, chiedendo quindi niente processi a ogni sconfitta e testa alta anche quando la classifica non premia, come n questo caso. Ma non è un discorso consolatorio: Corrado ammette il rammarico per i punti persi e, allo stesso tempo, rifiuta la narrativa del “tutto nero”, chiedendo compattezza e reazione immediata. Da un lato è comprensibile perché il primo passo per soccombere è che arrivi alla squadra l’idea che sia inutile lottare, ma non si può comunque negare l’evidenza. Corrado infine sposta l’attenzione sulle prossime due gare e sul mercato già programmato, come promessa di supporto e non come panico: un modo per dire che non si tirerà mai i remi in barca, ma che ora serve trasformare gli applausi in punti. Male il rifiuto del confronto sul calciomercato, non bisogna avere paura a dire dove si vuole investire e come. Capisco voler proteggere il gruppo, ma la società adesso deve fare il suo, perché se è vero che basta poco, quel poco bisogna provare a farlo. Il calciomercato estivo ha inciso poco, vuoi perché sono sfumati tanti obiettivi, vuoi perché alcuni giocatori non si sono inseriti come dovevano o si sono infortunati. Ora serve una sterzata anche da parte della società.

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Ex collaboratore de "La Nazione" di Pisa fino a marzo 2025. Scrivo anche per Qui News Pisa e collaboro con Punto Radio.