Lo scorso anno, per il ciclo di incontri sui libri legato alla Stagione Lirica, nel Foyer del Verdi fu presentato il bel volume, “La fiaba della crudele Principessa Turandot come nessuno ve l’ha mai raccontata di Renzo Boldrini e Claudio Proietti, allora fresco d’uscita per i tipi dell’Ets nella collana “Musica e teatro da giocare”, un libro ricchissimo di stimoli alla creatività e legato allo spettacolo prodotto da Giallo Mare Minimal Teatro in collaborazione con il Centro Studi Musicali Ferruccio Busoni.
Proprio quello spettacolo, La fiaba della Principessa Turandot, rivolto a un pubblico dai 7 anni in su, approda ora sul palcoscenico del Teatro Verdi, terzo appuntamento della Rassegna “Teatri di Confine” organizzata insieme con Fondazione Toscana Spettacolo onlus: in scena domenica pomeriggio (31 marzo) alle ore 17.
Testo e regia sono di Renzo Boldrini, la drammaturgia musicale è di Claudio Proietti, con una partitura musicale che unisce citazioni orchestrali registrate e musica dal vivo eseguita al pianoforte dallo stesso Claudio Proietti, l’elaborazione musicale elettroacustica è stata curata da Giovanna Bartolomei; scenografia, luci e immagini sono di Lucio Diana.  Protagonisti Carlo Salvador e Tommaso Taddei; la voce di Turandot è di Diletta Landi.
Traendo ispirazione dalle molteplici versioni del personaggio Turandot (fra le più celebri, quelle di Carlo Gozzi, di Ferruccio Busoni e d Giacomo Puccini), gli autori hanno liberamente creato una nuova storia che vuole evidenziare l’aspetto fiabesco della vicenda. Hanno così trasformato  il personaggio di Adelma, che nel testo di Busoni è un ex principessa divenuta ancella di Turandot, e l’hanno fatta diventare la nuova sposa del Re di Pechino e quindi la matrigna di Turandot. Come nella fiaba di Biancaneve, Adelma è in realtà una strega che però non gareggia con la sua figliastra per la bellezza, ma la utilizza come esca irresistibile per Re e Principi, per eliminarli e allargare trionfalmente il suo regno. Turandot viene così trasfigurata in una versione orientale della Bella Addormentata in perenne attesa di un principe nobile e coraggioso che la svegli dall’incantesimo del quale è vittima sciogliendo il suo cuore trasformato dalla magia in ghiaccio. L’amore, quindi, come potente arma che ridà vera vita a Turandot e al suo regno, Pechino, perché torni a essere una città accogliente, un incrocio di persone, colori, storie e musiche.  La fratellanza fra un re ormai esule, Calaf,  e Arlecino, un personaggio in maschera, vero e proprio cittadino del mondo, serve in questa nuova edizione della storia a rafforzare maggiormente uno dei temi centrali che emerge in tutte le versioni storiche di Turandot: l’incontro/scontro fra generi, identità, punti di vista, lingue e culture, fra quotidiano ed esotico, consueto e straniero. Tema antico ma quanto mai attuale anche fra i ragazzi che vivono un momento storico segnato da un mondo sempre più globalizzato e caratterizzato da una sempre più profonda trasformazione interculturale.
Così annota Giacomo D’Alelio nella sua recensione per “Krapp’s Last post”: «[…] La sala si spegne, mentre il giovane pubblico, con le maestre e gli altri adulti in sala, fa un religioso silenzio. Si accende il palco, e dallo scheletro della scatola magica, che si trova al centro della scena, si compie la genesi da cui nasce il mondo. Due guide (gli eccellenti Carlo Salvador e Tommaso Taddei) conducono il pubblico dentro al creato.[…] Quando le luci si riaccendono dopo un’ora, arte e poesia sono le parole che nascono spontanee. […]».
Spettacolo davvero magico, La fiaba della Principessa Turandot è un perfetto connubio fra tradizione e innovazione, una creazione multidisciplinare che coinvolge musica, teatro, gioco d’attore, ombre e maschere incantando il pubblico di ogni età. Da non perdere.
I biglietti costano 10 euro, ridotto 7 euro; per i giovani sotto i 30 anni e per gli adulti accompagnatori dei ragazzi, oltre che per gli abbonati alle stagioni del Verdi, il biglietto costa 5 euro.
Per maggiori informazioni tel  050941111 e www.teatrodipisa.pi.it.

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