Paolo Baldieri è uno di quei nomi che a Pisa non hanno bisogno di presentazioni. Nella stagione 1985-86, all’Arena, firmò con un sombrero e un gran tiro da fuori il gol dell’1-0 all’Inter, una delle vittorie più iconiche dell’era Anconetani. Oggi vive lontano dalla città, ma segue il Pisa con affetto e attenzione. A pochi giorni da Pisa-Inter è passato da “Finestra sull’Arena” per rivivere quel ricordo e raccontare come vede la squadra di Gilardino alla prova dei vicecampioni d’Europa.
Paolo, partiamo dall’attualità: sabato c’è Pisa-Inter. Il tuo gol del 1986 contro i nerazzurri gira ancora sui social. Che effetto ti fa rivederlo?
“Adesso quando mi sogno quel gol di notte casco dal letto” (ride). Dico: “Ho fatto qualche gol, ma questo è uno dei più belli”, e faccio ancora la mia bella figura. Eravamo in dieci, contro una grande Inter, eppure la portammo a casa. Tempi bellissimi, e fa piacere che la gente se lo ricordi ancora oggi”.
Se ti chiediamo di “rigiocarla” con le parole, l’azione te la rivedi ancora in testa?
“L’azione nasce da una sponda di Berggreen, io controllo, faccio il sombrero sul difensore e vado a concludere. In quel momento non pensi, fai quello che hai dentro, d’istinto. Solo dopo ti rendi conto di aver fatto un gol che resta nella storia del Pisa. E poi l’Inter l’abbiamo fatta sempre penare anche dopo, con il tiro di Dunga due anni dopo da casa sua che fece imprecare Zenga”.

Dal Pisa di Anconetani al Pisa di oggi: all’inizio in pochi avrebbero scommesso sulla squadra di Gilardino. Tu che idea ti sei fatto?
“Sincero? All’inizio chi avrebbe dato un soldo per stare dove siamo ora? Pochi, io compreso. Dopo 34 anni per ritrovare la Serie A era logico pensare prima a difendersi, a sistemare la squadra. Invece mi sono ricreduto. Vedo il Pisa crescere partita dopo partita: è rognoso, è difficile metterlo sotto. Ho visto Pisa-Roma con un amico romanista: a fine partita gli ho detto “oggi hai rubato una bella gara”. Io tifo sempre Pisa, per me è la prima squadra, poi la Roma e le altre dove sono stato. Ma questo Pisa mi piace: battagliero, non molla, fa pressione, pressing, e allo stesso tempo è ben organizzato”.
Ti sei “dichiarato” su Caracciolo. Cosa ti colpisce di lui?
“Lo dico chiaro: sono innamorato di Caracciolo. Per l’età che ha sembra un ragazzino. Gioca come se non avesse carta d’identità, mette sempre l’anima. Poi in generale la squadra ha qualità: qualcuno sta ritrovando pian piano quei colpi che avevamo visto in B. La Serie A è un altro ritmo, ma vedo tanti all’altezza”.

Sabato arriva l’Inter. Tutti la vedono proibitiva. Tu come la leggi?
“Non devi partire pensando “facciamo per forza punti con l’Inter”, ma devi andare in campo per provare a metterli sotto. Le partite da giocare all’arma bianca per la salvezza sono altre, però i punti con le grandi ti fanno fare il salto di qualità. Giocare contro l’Inter è uno stimolo enorme. Ai nostri tempi le gare con Juve, Inter, Milan si preparavano quasi da sole. E lo dice uno che l’Inter l’ha battuta in dieci. Sono passati tanti anni, sarà un’altra storia, ma non è impossibile”.
Da ex giocatore di Serie A, pensi che le sfide con le big “si preparino da sole” anche per questo Pisa?
“Sì, secondo me sì. Se arrivi in Serie A dopo una stagione come quella del Pisa è normale che con Inter, Roma, Milan tu vada oltre. Se col Sassuolo giochi al 140%, con queste vai al 180-200%. Vuoi metterti in mostra, è normale. La difficoltà è la continuità. Fare ogni domenica la partita “da guerra” non è semplice. Le grandi ormai ce l’hanno questa mentalità. Il Pisa, però, con le big non è mai stato inferiore: ha giocato, non ha fatto solo barricate, ha creato pericoli, è uscito. Questa è la strada: difendersi bene, ma non solo difendersi, perché alla fine il gol lo prendi lo stesso”.

A Reggio Emilia il gol del 2-2 è arrivato all’ultimo secondo. Che lettura dai a quell’azione?
“Lì la fase difensiva deve ancora crescere. Su un cross devi andare incontro alla palla, “cacciare” il pallone e buttarlo fuori dall’area, così come attacchi quando giochi davanti. Io era lì che me la stavo godendo, poi è rimasto tutto a metà. Però capita: fa parte del percorso. L’importante è capire dove sbagli e lavorarci, perché in A basta un pallone per rovinarti la partita”.
Mercato di gennaio: dove interverresti per alzare ancora il livello del Pisa?
“Intanto aspettiamo che crescano ancora un po’ gli attaccanti, perché adattarsi subito non è facile. Però se trovi una punta con voglia di rivalsa, fame di gol, non sarebbe male. Poi servirebbe qualcuno che dia fiato ai soliti: un difensore in più per dare respiro anche a Caracciolo, magari qualcosa in mezzo. Detto questo, la società ha dimostrato lungimiranza. Non si è fatta prendere dalla mania: “siamo in A, prendiamo i nomi grossi e costosi senza stimoli”. Hanno preso giocatori che avevano qualcosa da dimostrare. A Pisa, negli ultimi anni, pochi hanno fallito. Io credo che sappiano già dove intervenire. Forse stanno già seguendo qualcuno. All’inizio ero dubbioso, lo ammetto da “vecchio trombone” che pensa che senza ex giocatori in dirigenza gli altri non capiscano niente (ride). Invece hanno dimostrato di essere bravi”.
Tra i protagonisti dell’anno scorso, tolto Caracciolo, chi ti ha colpito di più in A?
“Direi Touré. Si sta dimostrando di categoria superiore. Ha gamba, oggi se non hai gamba fai fatica. Chi sta soffrendo un po’ è Tramoni, perché è brevilineo e la Serie A è tosta. Ma sono convinto che troverà più continuità, più energia, e tornerà a mettere quei numeri che ci hanno fatto divertire in B. In generale mi pare che tutti si stiano confermando: non hanno patito troppo il salto. In B controlli, guardi e poi dai la palla. In A controlli e la devi già dare, hai meno tempo per pensare”.
Da grande attaccante, un giudizio su Moreo
“A me Moreo piace. È generoso, non si ferma mai. Se non sbaglio questa è la sua vera prima stagione in Serie A, un po’ tardi, ma si sta adattando bene. Compensa qualche limite con il lavoro: fa sponda, difende palla, aiuta la squadra. È un po’ avanti con l’età, ma è un ragazzo che può dare ancora qualcosa. La porta la vede, e per una punta questo conta più di tutto”.
Chiudiamo con un messaggio al Pisa che va ad affrontare l’Inter e ai tifosi nerazzurri.
“Ai giocatori dico di godersela. Sono partite che restano. Se fai gol all’Inter se ne parla ancora dopo più di 40 anni, lo sto vedendo sulla mia pelle. Andate in campo senza paura. Ai tifosi dico di continuare a stare vicino alla squadra. Finora il Pisa non è stato inferiore a nessuno. Con l’Inter servirà una gara quasi perfetta, ma nulla è scritto. L’Arena certe notti le conosce bene”.



