Un figlio che potrebbe rimettere piede là dove il padre ha lasciato un segno profondo. Pisa guarda Giovanni Simeone e lo fa col cuore gonfio di ricordi. Perché prima di lui, all’Arena Garibaldi, ci passò Diego Pablo. Grinta, carisma, leadership: bastarono pochi mesi per entrare nella memoria collettiva. L’ultimo Simeone in Serie A con la maglia del Pisa. E se ora fosse il turno del figlio? Il Napoli valuta il sondaggio nerazzurro sul giocatore. La formula? Un possibile prestito con diritto di riscatto.
NAPOLI-PISA – In queste ore la dirigenze delle due società, dopo un pranzo esplorativo negli scorsi giorni tra il presidente Corrado e De Laurentiis, si stanno parlando, perché i nerazzurri sono su Obaretin (alternativa a Bonfanti), Zerbin e Simeone, mentre Mazzocchi, altro calciatore accostato ai nerazzurri, non scalderebbe i dirigenti del Pisa per il momento. Le due società stanno parlando soprattutto di Simeone. Difficile, quasi impossibile, lo abbiamo detto tante volte. Ma il nome gira, da settimane. La formula? Quella di un prestito con diritto di riscatto. La Sesta Porta di via Cesare Battisti, sede del Pisa Sporting Club, non è nuova a sognare in grande. Giovanni Simeone è reduce da uno scudetto a Napoli, ha indossato la maglia dell’Argentina, ha segnato in Europa. Ma oggi non sembra centrale nei piani dei partenopei. Anche perché – come ci disse ormai più di un mese il direttore sportivo Davide Vaira – “sognare non costa nulla”.
“MAGARI” – “Magari, magari… Simeone è un campione. Le vie del Signore sono infinite…”. Parole buttate lì a Finestra Sull’Arena? Forse. Ma nel calcio, certi ganci col passato pesano. E se davvero papà Diego, oggi allenatore di fama mondiale, spingesse per vedere suo figlio là dove tutto iniziò? Una suggestione, una favola, ma non più campata in aria. A Napoli si parla di cessione, il Pisa osserva. I 3,1 milioni di euro di ingaggio lordo, unito alla grande concorrenza, restano un peso importante. Il Pisa infatti non ha lo stesso peso di altri club (su di lui ci sono Betis, Sporting e Benfica), ma ha qualcosa che gli altri non hanno: la storia, di famiglia in questo caso. E la voglia di viverla ancora. A Pisa il nome Simeone è un dolce ricordo. Sarebbe solo un ritorno, in una città che ha sempre avuto il coraggio di immaginare l’impossibile. E allora sì, lasciateci farlo. Lasciateci sognare.
IL CHOLISMO E’ NATO A PISA – Il “Cholito” potrebbe ripercorrere le orme del padre. Nell’estate del 1990 infatti Romeo Anconetani portò a Pisa un ragazzo argentino di vent’anni. Si chiamava Diego Pablo Simeone. Oggi tutti lo conoscono come “El Cholo”, simbolo di grinta e calcio combattente. Ma quel carattere nacque proprio sotto la Torre. Tutto iniziò con un fax. Il Pisa era in Serie A e servivano rinforzi. Dall’Argentina arrivò un elenco scarno: nome, ruolo, altezza e peso. Niente video, niente relazioni. Anconetani scorse il dito sul foglio e si fermò: “Questo qui mi garba. Ha la faccia decisa”. Così racconta la leggenda. Più tardi il figlio Adolfo preciserà: fu il procuratore Settembrini a segnalarlo. Simeone stava per firmare col Verona, ma Pisa si inserì all’ultimo. Gli diedero 24 ore per decidere. La famiglia era in vacanza, irraggiungibile. Diego, da solo, disse sì. Senza parlarne coi genitori. Per adattarsi all’Italia, Diego si fece raggiungere a rotazione da tutta la famiglia: prima la mamma, poi il padre, poi lo zio. A Pisa prese pian piano confidenza con tutto: correva alle Piagge, si aggirava tra piazza dei Cavalieri e Borgo Stretto, imparò persino a conoscere i vicoli. Alla fine si ambientò così bene che, come racconta Adolfo Anconetani, una volta disse di essere infortunato… ma in realtà era in discoteca. Mister Lucescu lo capì subito: “Non ha grande tecnica, ma sa stare in campo”. E quello era solo l’inizio.