E’ il tempo di mettere da parte le critiche e di tornare ad avere unità di intenti, di remare tutti dalla stessa parte, per uscire dalla crisi. Torna quel “lessico famigliare”, fatto di “Movimento!”, “Coperture!”, “preventive”, di “Uno salta e due copre”, che prima del Covid-19 quasi non si notava, per l’assordante tifo dell’Arena Garibaldi, ma che poi ci ha accompagnato, quasi come una carezza, nei momenti più difficili, quando gli stadi erano vuoti e l’ambiente nerazzurro aveva bisogno di una voce amica e rassicurante.

I DETTI POPOLARI – A volte i detti popolari riescono, per semplicità, a riassumere alcuni concetti altrimenti complessi. Me ne sono venuti in mente due che possono adattarsi a ciò che è accaduto negli ultimi mesi e, negli ultimi giorni. Il primo è: “Chi lascia la via vecchia per quella nuova, sa quel che lascia, ma non sa quel che trova”. Un detto che non si riferisce strettamente al cambio di tecnico avvenuto a fine maggio, ma che rende bene l’idea di come il Pisa, soprattutto tra giugno e luglio, abbia proceduto con qualche inciampo.

GLI INCIAMPI – Gli inciampi sono noti e il ‘peccato originale’ da cui si sono originati tutti i problemi a cascata di questo Pisa è stato l’esonero di Luca D’Angelo da parte della proprietà nerazzurra. Da quel momento in poi infatti sono arrivati i ritardi, nella ricerca del nuovo allenatore e, di conseguenza, nell’avvio del mercato. Qualche calciatore ha scelto volontariamente di lasciare Pisa (ad es. Berra, Birindelli e Leverbe) ed ecco servito un handicap temporale e, nella costruzione della rosa, che ha generato problemi anche a chi ha dovuto raccogliere il testimone, Rolando Maran. Da giugno a settembre sono state tante le piccole colpe condivise, che poi hanno portato all’ultimo posto. Adesso però, ribadire questi concetti non ha più senso. Anzi.

ROLANDO MARAN – Mi sia consentito di spezzare, infatti, una lancia a favore di tutti. Soprattutto di Rolando Maran, che ci ha messo la faccia e alla fine è stato l’unico a pagare, ma che avrebbe voluto riemergere dagli ultimi posti di classifica e che paga anche tanta sfortuna, come la mancanza di attaccanti tra infortuni e arrivi negli ultimi giorni. Un Maran che si è comportato sempre bene con piazza, giornalisti e giocatori, tanto che il gruppo squadra si allenava molto bene e non l’aveva mai ricusato o si era mai ammutinato, ma anzi, nonostante le difficoltà e i nervosismi comprensibili degli ultimi posti, aveva fatto quadrato intorno all’allenatore. Maran ha lavorato bene, ne sono testimoni i giocatori, i dirigenti e chi ha visto quotidianamente gli allenamenti a San Piero a Grado, ma la squadra non è girata e alla fine è arrivato il cambio della guardia, per dare una svolta alla situazione.

BASTA CRITICHE – Mi sia consentito anche elogiare la proprietà e i dirigenti. Dopo le critiche, ora è il tempo di fare quadrato anche intorno a loro. Sarebbe troppo facile puntare il dito su qualcuno, e invece il tempo delle colpe è finito. Negli occhi rivedo la partecipazione e la preoccupazione, con la voglia di riscatto di Giovanni Corrado e Claudio Chiellini agli allenamenti. E ripenso alle parole del giovane direttore generale, che aveva detto “vinciamo e perdiamo tutti insieme”. La scelta dolorosa dell’esonero passa anche da questo, ma la scossa era necessaria e non era facile tornare sui propri passi. Non era facile per nessuno. Né per la proprietà, né per la dirigenza e dimostra grande umiltà, intelligenza e voglia di riscatto. I passaggi a vuoto capitano, magari lavori bene e crei qualcosa, ma poi quel qualcosa non gira perché certe alchimie, anche se gli ingredienti sono quelli giusti, non funzionano. Il calcio è strano.

IL TEMPO DELL’UNITA’ – Nello spezzare una lancia a favore della proprietà, è giusto ricordare che le critiche a volte sono necessarie, ma le offese no. E neanche le campagne d’odio. Improvvisamente non può essere cancellato il buon lavoro di 5 anni da parte della famiglia Corrado per una brutta partenza in campionato, né qualche valutazione sbagliata da parte della proprietà oppure il lavoro di un direttore sportivo che l’anno scorso ha costruito una squadra che ha sfiorato la Serie A. Adesso è arrivato il tempo dell’unità di intenti, di stringersi intorno a tutti, alla squadra, ai dirigenti, alla presidenza, alla proprietà e al nuovo allenatore, così che possa lavorare serenamente, perché la sua nuova missione, che oggi è la missione di tutti, non sarà semplice.

BEN TORNATO LUCA – Già, Luca D’Angelo. Il secondo detto popolare di questo articolo infatti è “Le cose belle accadono a chi sa aspettare”. Sì, perché D’Angelo è stato ingiustamente mandato via per aver perso una finale, dopo anni di eccellente lavoro, migliorando e migliorandosi anno dopo anno e oggi si prende anche un po’ la sua rivincita. D’Angelo avrebbe potuto scegliere di andare al Como, al Benevento, al Venezia, al Modena, alla Reggina, al Palermo. E’ diventato l’uomo del desiderio di tante squadre di Serie B e alla fine ha aspettato. Ha aspettato quella chiamata che alla fine è arrivata, per tornare a casa. D’Angelo si trova adesso di fronte a quella che potenzialmente è un’impresa, ma è l’uomo giusto per poter affrontare una nuova avventura con nuovi stimoli. Per ricominciare un discorso interrotto il 29 maggio scorso, in uno stadio gremito in ogni ordine di posto e anche oltre. Non servono i miracoli, ci si può rialzare e c’è tutto il tempo del mondo. E poi chissà. Chissà se torneranno sui loro passi anche quelli che lo criticavano e che oggi invece lo accolgono come salvatore della patria, perché gli umori di una parte della piazza a volte si sa, hanno un andamento un po’ ondivago. Torna quindi quel “lessico famigliare”, fatto di “Movimento!”, “Coperture!”, “preventive”, di “Uno salta e due copre”, che prima del Covid-19 quasi non si notava, per l’assordante tifo dell’Arena Garibaldi, ma che poi ci ha accompagnato, quasi come una carezza, nei momenti più difficili, quando gli stadi erano vuoti e l’ambiente nerazzurro aveva bisogno di una voce amica e rassicurante. Ben tornato Luca e grazie ancora di aver scelto Pisa, adesso bisogna remare tutti dalla stessa parte.

Commenti

Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018