Riceviamo e pubblichiamo

Vista la situazione generale, pensiamo sia arrivato il momento di dire la nostra su diversi argomenti che riguardano Società, squadra, Comune.
Capitolo stadio. Non abbiamo mai chiesto l’impianto nuovo, e ci interessano relativamente, anzi, per nulla, i progetti che includono ristoranti, supermercati, negozi. A noi interessa vedere il Pisa, possibilmente in condizioni di sicurezza e con una capienza (i 4000 posti in Curva) adeguata alla passione della piazza e alla storia della città. A partire dalla famosa riunione aperta al pubblico, ci siamo espressi per una risistemazione dell’Arena, non ci ha mai scaldato il progetto nuovo che però è stato sbandierato, pubblicizzato, promesso e venduto più volte come di imminente realizzazione. Dopo tanti anni, non siamo più nemmeno al punto di partenza, siamo scivolati all’indietro perché, dopo la Curva, adesso ha problemi di capienza anche la Gradinata.
Capitolo centro sportivo. Non abbiamo mai chiesto neppure il “Pisanello” con sette campi e infrastrutture da top club. E’ stato promesso, addirittura descritto come preminente rispetto allo stadio. Ci saremmo accontentati di lasciare S. Piero. Ma siamo ancora lì. Ad oggi la situazione è questa, non ci inventiamo nulla.
Capitolo squadra. Nessuno ha mai preteso la serie A. Ne hanno parlato altri. Anche qui stiamo scivolando all’indietro. L’abbiamo accarezzata, poi siamo finiti fuori dai play-off e nel momento in cui scriviamo siamo impegnati a guardare indietro piuttosto che avanti. La squadra non ha un’identità e secondo noi nemmeno un obiettivo chiaro. All’Arena passeggiano più o meno tutti con la beffa dei goal al 90’. Scelte estive sempre da rivedere, mercati di riparazione non all’altezza dei discorsi e delle premesse. E siamo alla terza situazione dove si è detto bianco e siamo al grigio scuro tendente nero.
Infine, la questione dei prezzi. Tendenzialmente, se offro un servizio e uno “spettacolo”, prima aumento la qualità di quello che vendo, e dopo il prezzo. Non il contrario. Lo stadio è in condizioni sempre peggiori, i risultati sono sempre più scadenti, però per andare alla partita si paga sempre di più. In trasferta ci chiedono cifre esorbitanti per i settori ospiti, ma nemmeno possiamo protestare con le altre società perché Pisa è una di quelle che chiede di più. Per una sistemazione che dovrebbe essere “popolare” e senza tenere conto che chi va in trasferta ha tutta una serie di spese, non esce di casa e paga il biglietto.
Ecco, secondo noi il problema è che c’è poca attenzione a queste cose, una comunicazione fredda, ci si rivolge ai tifosi come consumatori, si danno informazioni di servizio. Sabato, con il Como, centinaia di persone erano ancora fuori al fischio d’inizio. Non hanno visto il goal del Como, ma avrebbe potuto essere un goal nostro. Hanno pagato abbonamenti salati. Chi l’ha fatto “familiare”, con moglie e prole, ci ha lasciato dai 600 ai 1000 euro, quest’estate, sul Pisa. E non può vedere il fischio d’inizio perché di punto in bianco, in una situazione già difficile per la squadra, e per il clima, e per l’orario, e per i crolli della gradinata, si inaspriscono e rallentano i controlli schierando un plotone di celere davanti al cancello.
Ma si vuole che la gente coltivi una passione e venga alla partita, si senta parte di un progetto, o che si disamori e rimanga a casa? Viene il dubbio. Viene il dubbio considerando che, per problemi di capienza, se un tifoso non abbonato vuol regalarsi una partita di cartello o una in cui è libero, deve andare in gradinata. E gli si alza il biglietto. Ora non può più nemmeno andare in gradinata. Tribuna. E non è che gli si fa una scontistica. No. 40 euro. O niente.

Prima che sia troppo tardi, come gruppi organizzati della Nord, chiediamo, a tutte le componenti interessate, di iniziare a risolvere i problemi scavalcando le polemiche sulle responsabilità. Fate qualcosa per la città, parlate alla gente, comunicate con le persone, non le trattate da follower. Pisa non è quel tipo di piazza, qui siamo “vintage”. Ci piace andare allo stadio, seguire da vicino la squadra.
Vorremmo una società più presente, non ci vuole tanto a tener su l’ambiente; vorremmo anche sentire il Presidente, che dicesse cosa ha in mente e se è cambiato qualcosa nei programmi, che si facesse vedere partecipe e in questo modo tranquillizzasse una piazza che inizia a perdere fiducia. Troppe cose dette, poche cose fatte.
Siamo entrati sabato cantando “ci avete rotto…” perché il sentimento è quello, ma quella presa di posizione e questo comunicato non sono per contestare e sfasciare, sono un invito a ripartire e a darsi da fare per rimettere tutto sui binari e a passare all’azione su ogni fronte aperto.

Se la gradinata rimarrà chiusa, tagliate il biglietto di tribuna. Non sarà per sempre e chi dovrà velocemente lavorare per ripristinare la normalità …lavorerà, sennò ci faremo sentire anche su quel lato lì. Gli appassionati che vengono allo stadio non saranno il fulcro del marketing, non varranno i diritti televisivi, a livello economico, ma sono il patrimonio più importante che una piazza come Pisa può offrire.

Curva Nord

Commenti

Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018