L’ex giocatore del Pisa racconta derby, promozioni, Romeo Anconetani e la recente esperienza con Pioli al Milan, oltre alla promozione dei nerazzurri in Serie A. Dal mio canale youtube:

Davide, partiamo da un gol che i tifosi non hanno mai dimenticato. Il derby con la Fiorentina all’Arena.
«Un ricordo bellissimo. Stavamo lottando per non retrocedere, eravamo reduci da un ritiro forzato dopo una cena non autorizzata dal presidente Anconetani. Vincemmo quella partita e io segnai. Dopo il gol corsi sotto la gradinata. Anconetani fu felicissimo, si complimentò e mi concesse pure due giorni liberi per andare a Venezia. Mi disse: “Dopo una vittoria così, vada pure”».

Quel derby torna quest’anno, dopo tanti anni.
«È bello rivedere certe sfide. Il derby è sempre il derby, ha un peso particolare, lo senti addosso. Pisa e Firenze si portano dietro una storia lunga. Non è una partita come le altre».

Hai seguito il Pisa quest’anno?
«Sì, l’ho seguito con piacere, anche perché non ero più nello staff di Pioli e non sono andato in Arabia. Ho visto una squadra vera, compatta, con voglia di fare. Il gruppo era unito, si vedeva che c’era attaccamento alla maglia. Questo spirito, secondo me, può fare la differenza anche in Serie A».

Gilardino prende il posto di Inzaghi. Lo conosci?
«Sì, ci siamo incrociati a Bologna. Un ragazzo eccezionale, un professionista serio. Anche da giocatore aveva voglia di migliorarsi sempre. Faceva allenamenti extra per curare i dettagli. Un grande lavoratore. E queste qualità, da allenatore, contano tantissimo».

Il passaggio da giocatore a collaboratore tecnico com’è stato?
«Naturale. Ho fatto la mia gavetta e negli ultimi anni ho avuto la fortuna di lavorare con Pioli. Sei anni intensi. A Milano, al Milan, abbiamo vinto uno scudetto, vissuto tante esperienze forti, visto da vicino giocatori di livello altissimo. Lì ogni dettaglio conta. Io seguivo chi non era coinvolto nelle partitelle o era fuori rosa. Gestivo i piccoli gruppi, i possessi, l’inizio allenamento. Un lavoro di supporto, ma importante».

Torniamo indietro. A Pisa hai giocato due volte. Prima ai tempi di Anconetani, poi dal ‘95 al ‘97. Perché tornasti?
«Perché mi sentivo di poter dare ancora qualcosa. Volevo avvicinarmi a casa, avevo figli piccoli. E poi c’era il desiderio di riportare il Pisa un po’ più su. Arrivai pensando all’Eccellenza, invece grazie ai ripescaggi partimmo dalla Serie D. Mi piacque subito l’idea. Conoscevo l’ambiente, la maglia, la città. Per me Pisa è sempre stata una seconda pelle. È dove ho dato il meglio e dove ho deciso di restare a vivere».

Ricordi particolari di quegli anni?
«Tantissimi. Uno su tutti: quando ero ad Avellino e dovetti lasciare il ritiro per il CAR a Viterbo. Non mi avevano fatto la domanda per la compagnia atleti, finii in un battaglione. Tornavo solo per allenarmi il venerdì e sabato. Poi fui aggregato alla Nazionale militare, da lì andò meglio».

E la stagione della promozione in C, nel ‘95-96?
«Iniziammo la preparazione a San Giuliano. C’era Gargani, Signorini, Valestri… ragazzi forti, anche se provenienti dai dilettanti. Correvo con loro e pensavo: questi corrono più dei professionisti! E infatti la stagione andò bene. Ricordo la trasferta a Nizza Millefonti e la gara col Viareggio in cui ottenemmo la matematica promozione. Con Nizza Segnò Signorini, io ero squalificato».

L’anno dopo ci fu il ritorno del derby con il Livorno.
«Un altro momento forte. Non si giocava da anni. Ricordo l’ansia del giorno prima e il clima infuocato. A Livorno finì 1-1, gol di Andreotti. Lo stadio pieno, 3.000 tifosi pisani in trasferta. Bellissima giornata. E al ritorno, all’Arena, stessa atmosfera. Oggi, purtroppo, per motivi di sicurezza molti tifosi rischiano di perdersi certe trasferte. E manca un po’ il contatto che c’era un tempo tra calciatori, giornalisti, tifosi».

Guardando avanti: come vedi il Pisa per la Serie A?
«Vedo una squadra che ha spirito, ha voglia. Questo è il punto di partenza. Chi sale dalla B e si salva è chi non molla mai. Marin, Canestrelli e Tramoni sono giocatori forti, ma anche Moreo mi piace molto: è intelligente, fa lavoro oscuro. E poi Lind… uno così serve sempre. Corre, aggredisce, lotta. Questo è il DNA giusto per restare in Serie A».

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018