Non è facile tornare a ragionare a mente fredda dopo l’ennesima prestazione scialba e senza carattere vista all’Arena Garibaldi. I nerazzurri di Luca D’Angelo si sono sciolti come neve al sole quando invece avrebbero potuto e dovuto fare diversamente contro una squadra che ha quasi offerto, per larghi tratti, l’opportunità di ottenere i tre punti. Del Pisa che conoscevamo, quello capace di fare 14 risultati utili consecutivi, resta solo il ricordo. Da oltre due mesi questa squadra non ha più punti di riferimento, valori e voglia. Non è più squadra.

LA “FRAGILITA’ MENTALE STRUTTURALE” – Tutti i protagonisti, nelle ultime settimane, hanno parlato di fragilità mentale da parte del gruppo nerazzurro. Un problema che, già quando aveva iniziato a verificarsi, sembrava poter essere il vero punto debole di questa squadra. Una volta incancrenitosi però, è diventato evidente quanto fosse progressivamente sempre più difficile risolverlo. Fino a ieri. Le parole del direttore generale Giovanni Corrado, che ha parlato addirittura di fragilità mentale strutturale, mi hanno lasciato attonito, tanto che in sala stampa non sono riuscito a non sgranare gli occhi. Cosa ho pensato? Due cose. Un problema così radicato è ormai irrisolvibile. Se nel Dna di una squadra ti entra nelle ossa questo difetto, specialmente a fine campionato non lo risolvi più. Se il problema è strutturale vuol dire che in questa squadra manca qualcosa e anche i capitani non sono in grado di invertire la tendenza. I leader non sono quindi in grado, pur avendo degli importantissimi valori (pensiamo a Caracciolo o Masucci), di trasmettere questi stessi valori ai compagni, che non si dimostrano abbastanza ricettivi. Ecco perché io sono convinto che in questa squadra ci sia più di qualche elemento che non ha davvero sposato il progetto nerazzurro o che si fa prendere dai personalismi, magari mal digerendo qualche decisione. Se le cose stanno davvero così allora la società, a fine campionato, ha il dovere di potare per sempre questi rami secchi.

ERRORI – Il Pisa compie errori su errori. Ogni settimana, da un po’ di tempo a questa parte, assistiamo a tante spiegazioni in sala stampa. Una che mi ha colpito mostra di fatto un atavico problema. Per farla breve, anche se il Pisa subisce poco le sfuriate degli avversari, alla prima o seconda occasione cade e prende gol. Una volta può essere sfortuna, due pure, ma quando capita sistematicamente ogni settimana vuol dire che c’è qualcosa di grosso che non va. Pensiamo a Marius Marin, uno dei calciatori più importanti di questa squadra, nel mirino anche di squadre di Serie A. Nelle ultime due partite ben tre reti sono state prese per ‘colpa sua’. Ma mettere sulla gogna il centrocampista rumeno sarebbe un errore. Sbagliano tutti, da Nicolas, capace di subire una rete inspiegabile ieri, passando per Rus, autore di una prestazione davvero difficile da digerire. Ci sono giocatori, come Torregrossa, che ieri sono stati incapaci di toccare un pallone in oltre 20 minuti e il cui ingresso è stato quasi totalmente impalpabile.

FUORI DAI PLAYOFF – Per la prima volta dopo molti mesi il Pisa è fuori dalla zona playoff. Lo è a causa della classifica avulsa che, negli scontri diretti con Venezia e Ascoli, in virtù della vittoria del Palermo, non premia i nerazzurri. Specialmente il Venezia è la squadra che, più di tutte, sta meritando con pieno merito di trovarsi in questa posizione di classifica. Eppure, clamorosamente, dopo una serie di risultati peggiore di quella di Rolando Maran, con un solo punto in 6 partite nell’ultimo periodo, il campionato sembra ancora voler aspettare questo Pisa. Ci sono state davvero tante occasioni per questa squadra di poter rafforzare il proprio posto all’interno dei playoff in un campionato in cui la quota per gli spareggi non è mai stata così bassa. E sarebbe delittuoso non approfittarne.

IL TIFO – Mi verrebbe da dire che, a queste condizioni, questo gruppo non si merita un tifo come quello nerazzurro. Che mai come in questo momento è rimasto composto, ha sostenuto la squadra fino alla fine della partita contro il Frosinone e poi, una volta arrivato il fischio finale, solo in quel momento ha fatto partire i fischi e la contestazione. Il tifo che conta, ancora una volta, ha lanciato un messaggio, provocando profondo imbarazzo verso chi è stato chiamato a salutare i settori dell’Arena Garibaldi a fine partita, nel classico saluto.

DOVE PUO’ ARRIVARE QUESTO PISA – Ma dove può arrivare la squadra di D’Angelo se riuscisse a far bene contro Brescia e Spal, approdando ai playoff? Da nessuna parte. Non solo i nerazzurri partirebbero senza i favori del pronostico, diventando una vera e propria outsider, ma con i problemi evidenziati di fragilità mentale non durerebbe più dello spazio di una partita. Eppure continuo a pensare che tutti coloro che dicono “meglio non fare i playoff” si sbaglino. Perché fino all’ultimo rantolo dell’ultima partita di campionato, fino all’ultimo respiro di uno spareggio, finché si è in gioco bisogna giocare. Arriverà, probabilmente molto presto, il tempo delle aspre critiche, il tempo in cui si tireranno le somme, il tempo in cui qualche testa potrebbe addirittura saltare, ma oggi è il momento di stringersi ancora più di prima intorno a questa squadra, anche se sembra senza più capo né coda, è il tempo di dare quello che resta fino alla fine in quelli che si profilano essere i 180 minuti più lunghi della stagione. Perché non c’è alcun onore, alcuna gloria, ad abbandonare la lotta.

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018