Tra classifica, mercato e memoria: contro ogni pronostico, ecco i cinque motivi per cui non perdere questa partita.
LA CLASSIFICA NON ASPETTA – Questa partita, per quanto sia difficile, non va vissuta come “tanto è la Juve”: perché arriva nel punto in cui il Pisa deve dare un segnale. Oggi i nerazzurri sono a 11 punti e serve scollinare almeno a 15: uscire dalla sequenza Juve-Como-Genoa restando lì o muovere in maniera insignificante la graduatoria significherebbe obbligarsi, nella seconda parte di stagione, a fare quasi il doppio dei punti raccolti finora per superare quota 30. E a quel punto la strada diventerebbe ripida, forse troppo. Lo dice la matematica.
LA SCINTILLA – Poi c’è il tema “svolta”. Una gara così può diventare scintilla, benzina per dirla alla Gilardino. Non solo perché battere (o anche solo fermare) una big ti rimette carburante nella testa, ma perché cambia la percezione di te stesso: fa capire che puoi stare dentro la partita anche quando l’avversario ha altro passo e altra qualità. Sono quelle serate che ti rimettono in fila le certezze e ti aiutano a reggere le settimane successive. Per lo meno bisogna provare a crederci anche se è una montagna da scalare.
IL MERCATO – La partita può essere anche una cartolina, o un dossier che finisce su tante scrivanie. Facendo risultato con solidità, coraggio e organizzazione, si è ancora più appetibili sull’imminente calciomercato. Non basta per prendere un giocatore, ma potrebbe incidere. Pesa per chi deve scegliere se venire, pesa per gli agenti, pesa per chi deve investire su un progetto: una squadra viva, con uno stadio che spinge e con un’identità forte, è più appetibile. Anche solo un punto, preso bene, può cambiare il tono di gennaio.
CONTRO TUTTI I PRECEDENTI – La storia dice che in campionato contro la Juventus non è mai arrivata una vittoria, nei 7 precedenti in Serie A: quattro pareggi e tre sconfitte. Ma dice anche che l’Arena, con la Juve, ha saputo essere una trincea e un palcoscenico: dagli 0-0 “storici” degli anni ’60 e ’80 fino alle sconfitte pesanti dell’ultima parte, quando la differenza si fece brutale. E in mezzo resta l’unico vero sorriso: il 2-1 di Coppa Italia 1987-88, l’unica vittoria nerazzurra sui bianconeri, quella che ancora oggi torna nei racconti, dove incise anche un gol di Lamberto Piovanelli. Quale migliore occasione per migliorare questo score?
QUALE ATTACCO? – Senza Nzola, il Pisa deve scegliere come “stare” in attacco. E la sensazione è che ripartire dalle basi resti la più semplice delle idee: Meister titolare, anche se fin qui non sta pungendo, perché serve un punto fermo, uno da tenere alto, perché contro la Juve rischi di passare 70 minuti a rincorrere se non hai un appoggio pulito. Il tema vero però è un altro: diventare meno leggibili quando la partita si blocca. In quel ragionamento, ne abbiamo parlato anche qui (link) l’ipotesi “fuori schema” sarebbe un 3-4-2-1 con due fantasisti alle spalle di un terminale, per ricevere, girarsi e cambiare ritmo. Tramoni a Cagliari ha dato un segnale, gol e soprattutto tanti tentativi, con diversi tiri nello specchio. È quello che ti accende l’azione più spesso e che può “attrarre” pressione per liberare un compagno. Poi Lorran. Pochi minuti, ma tocchi rapidi, scelte pulite, e quella sensazione di poter cambiare ritmo quando gli altri calano Un tridente Tramoni-Lorran-Moreo forse non lo vedremo, ma il concetto potrebbe essere interessante. Con Meister davanti a fare da riferimento, e Tramoni e Lorran vicini, il Pisa può provare a sporcare la partita con più qualità centrale, senza vivere solo di cross.



