Tra domenica 26 maggio 1991, giorno di Pisa-Roma 0-1, ultima partita in Serie A e domenica 4 maggio 2025, giorno di Bari-Pisa e del matematico ritorno in Paradiso, sono intercorsi 12397 giorni, pieni di attese, illusioni, ripartenze, delusioni. Il Pisa torna in Serie A dopo tanto tempo, e non è solo una promozione. È qualcosa che somiglia a una liberazione. Un peso tolto dopo anni difficili. Un traguardo per chi ha vissuto la Serie D o la Serie C nel fango, per chi non ha mai smesso di tifare. Ripercorriamo insieme l’anno più importante della nostra vita.

UN’ESTATE CALDA – L’estate 2024 si apre con due addii importanti: il direttore sportivo Stefanelli e l’allenatore Aquilani. Due uscite diverse, con motivazioni diverse. Stefanelli era da tempo nel mirino della Juventus. Quando da Torino arriva il via libera, lui saluta. Il Pisa, già informato, si muove subito per sostituirlo. Più complessa la situazione di Aquilani. Era partito con la fiducia piena della società. A due mesi dalla fine del campionato, comincia a guardarsi intorno. La Fiorentina si fa avanti, lui non chiude la porta. Poi la rottura: in conferenza, critica pubblicamente alcune scelte tecniche e dirigenziali. La proprietà non la prende bene. Il presidente Corrado è chiaro: “Proseguire non avrebbe portato a nulla”. Aquilani lascia con una nota ufficiale: “Ho dato tutto, auguro al Pisa il meglio”. Tra fine maggio e inizio giugno, il club si ritrova a ripartire da zero. Finisce un ciclo biennale. Ne comincia un altro.

Inzaghi, Vaira e Giovanni Corrado

L’ARRIVO DI INZAGHI – Parte il doppio casting: allenatore e direttore sportivo. La società si muove su due binari. Per la panchina, i nomi in circolazione sono tanti: Zanetti, Viali, Caserta, Donati. Ma l’obiettivo vero è un altro: Filippo Inzaghi. Knaster lo incontra a Forte dei Marmi. Dopo pochi giorni arriva la fumata bianca. L’accordo c’è. Il nuovo tecnico è l’ex attaccante del Milan. Inzaghi trova a Pisa diversi volti già conosciuti: Moreo, Tramoni, Vignato, Calabresi. Fin dal primo giorno è chiara l’impostazione: non vuole rivoluzionare, ma lavorare con il gruppo già presente. Secondo lui, il potenziale c’era già l’anno prima. Bisognava solo rimetterlo a fuoco. In conferenza stampa lo dice chiaramente: “Un allenatore deve cucire il vestito giusto per i giocatori che ha. E dobbiamo riconquistare i tifosi”. Parole che hanno un certo impatto, soprattutto dopo una stagione chiusa senza entusiasmo.

IL DIESSE VAIRA – Per il ruolo di direttore sportivo, il Pisa sembra puntare forte su Renzo Castagnini. Il primo contatto è buono, ma il Brescia blocca tutto. Cellino non lo lascia andare, e Castagnini decide di restare. In lista ci sono anche Magalini, Paolo Bravo, Baldini, Zavagno, Mancini. Si valuta pure Davide Vaira, già noto al club per via di alcuni affari con Giovanni Corrado come Bonfanti, Ionita, Gargiulo. A metà giugno si riapre la pista Vaira. Nuovo incontro, sempre a Forte dei Marmi. Con Giovanni Corrado c’è sintonia. Visione comune, caratteri compatibili. L’intesa arriva in fretta. Alla presentazione, Vaira non gira intorno ai concetti. Dice due cose chiare. E il club esplicite la propria impostazione internazionale.

Lind davanti alla foto di Klaus Berggreen

VIA AL MERCATO E AL RITIRO DI BORMIO – Si parte dai riscatti non esercitati. Per D’Alessandro pesa la fragilità fisica: troppi infortuni. Il riscatto da 500mila euro viene scartato. Su Valoti il club prova a trattare: il prezzo è alto (800mila) e, con Inzaghi in panchina, cambia anche l’idea di gioco. Alla fine il Pisa lo lascia andare. Diverso il discorso per Barbieri. Il Pisa lo riscatta dalla Juventus per 2,5 milioni. Ma i bianconeri lo controriscattano subito per 3,1 milioni. Un’operazione utile, che genera una plusvalenza immediata. Intanto si chiude anche la cessione definitiva di Lorenzo Lucca all’Udinese: oltre 8 milioni. Affare fatto. Sibilli resta al Bari, che lo fa suo. Lo stesso fa lo Spezia con Nagy. Non viene invece riscattato Vignato dalla Salernitana, né Rus dal Pafos. Tornano entrambi. Per il difensore romeno, si rivelerà una buona notizia. Per il ritiro invece cambia tutto. Si lascia Rovetta. Si sceglie Bormio: struttura migliore, atmosfera diversa. Dal 14 al 28 luglio si lavora lì. Il club vuole evitare l’errore dell’anno prima, quando si erano ritrovati in ritiro quasi 40 giocatori. Questa volta vengono divisi in due gruppi. A Bormio vanno i 28 che Inzaghi vuole valutare. A Tirrenia, al Centro Coni, restano in 15. È il “contro-ritiro”, riservato agli esuberi. L’idea era di consegnare già 3-4 nuovi acquisti al tecnico. Ma il mercato ha i suoi tempi. Il primo a sbarcare è Jevsenak, 21 anni, sloveno, nazionale Under, preso dal Benfica B per 500mila euro. Il Milan lo seguiva. Salta i primi giorni, poi si aggrega a Bormio. Inzaghi chiarisce subito il suo stile: niente fronzoli, ritmo alto, pressing continuo. Il modulo base è il 3-4-2-1. Le amichevoli aiutano a dare forma all’identità: 6-0 all’Alto Lario, 6-1 al Fucina (squadra di Eccellenza, gara che fa il giro dei social),  1-0 al Sondrio, partita più faticosa per i carichi pesanti,  3-0 alla Pro Patria nell’ultima uscita. Un solo gol subito in quattro partite. Si riparte dalla difesa. Ma la vera svolta è mentale. Inzaghi rimette in moto chi si era perso: Vignato (che poi si perderà nuovamente), Calabresi, Beruatto, Touré. Dal ritiro riemergono in diversi. Touré in particolare sembra ritrovato.

LE TRATTATIVE – Ogni acquisto dell’estate richiede tempo e pazienza. Nessuna trattativa è semplice, nemmeno quella per Jevsenak, che il Pisa seguiva da mesi. Alcuni obiettivi sfumano, altri vengono accantonati per scelta. È il caso di Ballet (Como), lasciato andare per difficoltà nel convincere il giocatore. Lo stesso succede con Lapadula: dopo un lungo corteggiamento, il club decide di fermarsi prima di Ferragosto. Non si concretizza anche l’operazione per Elsnik. Lo sloveno sceglie di giocare la Champions, rinunciando alla Serie B. Vengono valutati altri profili, seguiti anche da Knaster: Adaramola, Boateng, Ebiowei. Tutti giovani interessanti, ma nessuna trattativa si chiude. Intanto si apre il tema portiere. Nicolas si opera al ginocchio. Si valuta una possibile uscita, ma alla fine resta e accetta il ruolo di secondo. La società esplora diverse soluzioni: Semper (Como), Radunovic (Cagliari), Popa (Torino), Moldovan (Atletico Madrid). La scelta cade su Adrian Semper, 26 anni, miglior portiere della scorsa Serie B. Costa 2,5 milioni. È un investimento forte. Poco prima dell’amichevole di lusso con l’Inter, arriva un altro rinforzo: Samuele Angori, terzino, ex Pontedera, acquistato dall’Empoli per 1,4 milioni. Il Pisa lo seguiva da maggio. Anche questo è un colpo mirato, costruito nel tempo. Sia Semper che Angori partono subito titolari nella sfida contro i campioni d’Italia. L’1-1 contro l’Inter è una serata speciale. L’Arena è piena, il clima è da grande evento. E il Pisa gioca una grande partita, va vicino alla vittoria, ma nel finale subisce il pari. È ancora agosto, ma le sensazioni sono chiare: c’è un’idea, c’è una squadra.

IL CRAC ESTEVES E LA FINE DELL’ESTATE – L’entusiasmo si interrompe di colpo. Proprio contro l’Inter Tomas Esteves si fa male gravemente: rottura del tendine rotuleo. Nove mesi di stop. Si opera in Finlandia, da uno specialista. La sua stagione finisce ancora prima di iniziare. Il Pisa si muove subito. Cerca un giocatore che possa coprire più ruoli, soprattutto sulle fasce. Nel frattempo Touré, che sembrava vicino alla cessione, si rilancia. Il lavoro in ritiro convince tutti: resta e diventa utile. A fine agosto arriva anche Mehdi Leris, dallo Stoke City. Inzaghi lo vuole, la società investe un milione. Pronto subito per la fascia. Si valuta anche Zanimacchia (Cremonese), ma poi si decide di non fare altri innesti in quel reparto. Poco prima era già arrivato Giovanni Bonfanti, difensore del 2003. Ha fatto tutta la preparazione con l’Atalanta, la società finalmente lo libera e il Pisa lo prende in prestito secco. In attacco cambia tutto. Il club molla Lapadula, che continua a tergiversare e chiede troppo. La scelta ricade su Alexander Lind, attaccante danese del Silkeborg. Trattativa lunga ma chiusa bene: costa circa 4 milioni, il più caro della storia nerazzurra. A seguire arriva anche Malthe Hojholt, centrocampista danese del 2001, pagato circa 500mila euro dall’Aalborg. Tra gli altri arrivi ci sono Bassanini e Leoncini, che restano in prima squadra. Negli ultimi giorni di mercato, colpo a sorpresa: Olimpiu Morutan, trequartista rumeno. Reduce da un brutto infortunio, salta anche gli Europei. Ma il Pisa ci punta.
Trattativa lunga, con il procuratore Becali molto coinvolto. Si chiude all’ultimo giorno: prestito con diritto di riscatto a 2 milioni. Sarà disponibile solo nel girone di ritorno. Stessa formula per Oliver Abildgaard, centrocampista: prestito con diritto di riscatto fissato a 2 milioni. Il mercato finisce così: nove rinforzi veri. Tutti potenziali titolari. Tanti investimenti, ma conti in ordine. Le spese totali vanno sui 10-11 milioni, più altri 4 potenziali legati ai riscatti di Morutan e Abildgaard. Sul fronte entrate, il Pisa incassa 600mila euro di plusvalenza per Barbieri. E guadagna altri 10 milioni dalle cessioni di Lucca, Nagy e Sibilli.
Un mercato costruito con ambizione, ma anche con attenzione.

Il Pisa a Cittadella (Foto PISA SC)

LE PRIME PARTITE, IL PISA INGRANA DA SUBITO E IL CASO CITTADELLA – L’obiettivo dichiarato è quello dei playoff. La stampa locale è ottimista: nella griglia di inizio stagione, i nerazzurri sono dati in corsa per i piani alti, almeno per i playoff, ma da buona posizione. Più fredda la stampa nazionale, che li considera outsider. Davanti, secondo molti, ci sono squadre come Sampdoria, Palermo, Sassuolo, Frosinone, Salernitana e Spezia. Il campionato comincia con un incrocio speciale. Alla prima giornata il Pisa di Inzaghi trova lo Spezia di Luca D’Angelo. Una sfida che, senza che nessuno lo immagini, durerà tutto il campionato. Lo Spezia parte forte: gol di Esposito e Bertola per il 2-0. Ma il Pisa reagisce. Touré accorcia di testa prima dell’intervallo. Nella ripresa arriva anche il pari, ancora su colpo di testa. Finisce 2-2. Primo segnale importante. Alla seconda giornata arriva il Palermo, considerato tra le favorite per la promozione. Il Pisa gioca una partita solida, concreta. Al 4′ arriva l’autogol di Nedelcearu, poi il raddoppio di Bonfanti. Finisce 2-0. Prova di forza. Poi tocca al Cittadella, storicamente avversario complicato. Anche stavolta la partita è equilibrata. Il Pisa passa con un sinistro di Arena e colpisce tre pali. Ma alla fine subisce il pareggio di Vita: 1-1. La vera notizia, però, arriva dopo. Il Pisa presenta ricorso per un errore nella distinta avversaria. In campo era entrato Desogus, ma il suo nome non compariva tra quelli ufficialmente convocati. Il club presenta un reclamo. Il primo grado dà ragione al Pisa, ma si limita a una multa. Troppo poco, secondo la società. Il Cittadella replica subito: “Difenderemo il nostro operato in ogni sede”. Il caso arriva fino al Coni. Tutti i successivi gradi di giudizio, federali e sportivi, danno ragione al Pisa. Il 3-0 a tavolino viene assegnato. Una decisione considerata inevitabile: dare ragione al Cittadella avrebbe creato un precedente pericoloso, mettendo in discussione le regole sulle note gara. Una forzatura così, se passata, avrebbe avuto impatto anche su altri sport di squadra. Alla fine, la giustizia sportiva si allinea. Il Pisa vince anche fuori dal campo.

Bonfanti in gol a Salerno (Foto Pisa SC)

IN TESTA ALLA CLASSIFICA – La vittoria a tavolino col Cittadella, ufficializzata a fine settembre, permette al Pisa di fare un salto importante in classifica. Ma la squadra era già lanciata. Dalla quarta giornata in poi, anche col risultato ancora non omologato, i nerazzurri si portano da soli in testa alla classifica. Ci resteranno per dieci giornate consecutive, fino alla tredicesima compresa. Il 31 agosto arriva un altro successo prezioso: 2-1 alla Reggiana. A segno Tramoni e Bonfanti, confermando un inizio di stagione solido, intenso, ricco di entusiasmo. Ma durante la sosta di settembre, la squadra subisce un altro duro colpo. Nel corso di un’amichevole all’Arena contro la Primavera, Mehdi Leris si rompe il legamento crociato. Era uno dei giocatori più incisivi, tra i migliori nei primi turni. Si opera subito dal dottor Guardoli, punto di riferimento dello staff sanitario nerazzurro. Ma il verdetto è chiaro: stagione compromessa. Serviranno almeno sei-sette mesi per rivederlo in campo. Il reparto destro è decimato: dopo Esteves, anche Leris è fuori. Inzaghi è costretto a reinventare. Touré, inizialmente in bilico sul mercato, diventa titolare fisso in fascia. È la svolta della sua carriera. Da comprimario a uomo chiave. La sua stagione sarà la migliore da quando è a Pisa. Al ritorno dalla sosta, il gruppo reagisce. La risposta è immediata e netta. A Salerno arriva una vittoria importante. Bonfanti firma una doppietta, Tramoni continua a segnare. Finisce 3-2 in trasferta, contro una delle squadre più accreditate. Sette giorni dopo, altra prova di forza. All’Arena arriva il Brescia. Piccinini, che nel frattempo ha scalato le gerarchie a centrocampo, segna il suo primo gol. Ancora decisivo anche Tramoni. 2-1 il risultato finale. Il Pisa sale a 16 punti. L’ufficialità del 3-0 col Cittadella rafforza il primato. A questo punto il distacco in classifica è concreto: +4 sullo Spezia, +5 sul Sassuolo. Sono le tre squadre che si contenderanno la promozione diretta, in un lungo testa a testa. Tutto il resto resta dietro, fuori dal giro vero. Ma la stagione non è tutta in discesa. Arrivano anche i primi inciampi. In Coppa Italia, il Pisa viene eliminato dal Cesena. Una gara opaca, poco brillante. E in campionato arriva la peggior partita dell’anno. A Castellammare di Stabia, su un campo in sintetico, la Juve Stabia vince 2-0. Gol di Varnier e Artistico. Il Pisa non entra mai in partita. In quei giorni però succede qualcosa di simbolico. Klaus Berggreen e Henrik Larsen fanno visita al club. Vengono a salutare i tre danesi – Hojholt, Lind e Abildgaard – portando con sé l’eredità dello Sporting Club degli anni d’oro. Un segno, un ponte tra epoche. La squadra ne trae forza. Il calendario propone subito il bis col Cesena, già affrontato in Coppa. È il momento per prendersi la rivincita. Lind segna il suo primo gol da nerazzurro. Non è un caso. Da settimane lavora duramente, si adatta, dimagrisce, migliora. Serve anche l’assist del 2-0 a Canestrelli. Poi Touré chiude i conti: 3-1. Vittoria netta, reazione giusta. Da lì in avanti, Lind guadagna spazio. Bonfanti aveva iniziato bene, ma il danese cresce e si prende il posto. Inzaghi cambia qualcosa, ma senza stravolgere. Il gruppo resta saldo, l’identità è chiara.

La grafica pubblicata dal Pisa dopo la vittoria col Cesena (3-1)

SASSUOLO, PISA E SPEZIA A BRACCETTO – Dopo la seconda sosta per le nazionali, il Pisa riparte ancora forte. A Bolzano, contro il Südtirol, arriva un successo pesante: 2-1, con reti di Lind e Arena. La classifica prende forma. Inzaghi vola a quota 22 punti in 9 partite, con tre lunghezze di vantaggio sullo Spezia e quattro sul Sassuolo. È il primo vero strappo della stagione. Dietro, le altre rallentano. Il campionato si trasforma presto in una corsa a tre. Ma non mancano le frenate. A Frosinone, contro una squadra in crisi, il Pisa non va oltre lo 0-0, sprecando anche una superiorità numerica. Poi però arriva la reazione. A Cremona, su un campo difficile, i nerazzurri vincono 3-1 con reti di Marin, Piccinini e Tramoni. L’atmosfera si scalda. All’Arena torna un coro storico, che sarà il leitmotiv della stagione: “Correte, scappate, arriva lo squadrone nerazzurro”. Il 9 novembre, all’Arena arriva la Sampdoria. Il Pisa la domina. Finisce 3-0 con gol di Lind, Tramoni e Angori. La squadra di Sottil va al tappeto, il pubblico capisce che non è più un sogno. Il Pisa c’è, eccome. È concreto, organizzato, convinto. Le sensazioni iniziano a farsi certezze. A fine novembre arriva il primo vero scivolone interno. Contro la Carrarese, in inferiorità numerica per l’espulsione di Touré, il Pisa perde 1-0. Il Sassuolo ne approfitta e sale in vetta. Ma è solo l’inizio di una lunga rincorsa a tre: Sassuolo, Spezia e Pisa non si lasciano più. Contro il Cosenza, altra gara folle: Pisa avanti 2-0 (Lind e Piccinini), rigore sbagliato da Marin, rimonta subita e pareggio al 92′. Pochi giorni dopo, a Mantova, altro film simile: Pisa avanti 2-0 (ancora Lind e Angori), rimonta subita, ma Moreo segna il suo primo gol stagionale con un gran destro su assist di petto di Lind. Finisce 3-2. Inzaghi riaggancia il Sassuolo in testa. Il dato salta all’occhio: in un terzo di campionato, il Pisa ha già pareggiato il numero di vittorie dell’anno precedente. La partenza è superiore a quella del Pisa di Ventura (2007-08) e a quella di D’Angelo (2021-22). Un altro livello. Tra i protagonisti assoluti c’è Matteo Tramoni. Fisicamente non è al top: paga ancora i postumi dell’intervento al crociato. Salterà circa un terzo delle partite. Eppure sarà capocannoniere della squadra.

il gruppo squadra a Cremona (foto pisa sc)

Con lui in campo, il Pisa viaggia a oltre due punti a partita. Senza, fatica spesso. È il giocatore che accende tutto. Anche a mezzo servizio, fa la differenza. Il mese di dicembre è travolgente. Dopo Mantova, il Pisa batte anche il Bari all’Arena: 2-0, con un gol di tacco di Moreo e il sigillo di Piccinini. I pugliesi erano imbattuti da 14 giornate. Fine della striscia. La corsa delle tre di testa intanto è talmente netta che si inizia a parlare di un’ipotesi inusuale: playoff a rischio. Con più di 14 punti di distacco tra la terza e la quarta, il regolamento li annulla. E a un certo punto la distanza tra Spezia (3ª) e Cremonese (4ª) arriva a 13. Scenario raro, ma indicativo del ritmo mostruoso delle tre contendenti. Il 21 dicembre però arriva la seconda sconfitta stagionale. A Modena, ancora una volta, il Pisa cade. I gialloblù sono la bestia nera dell’anno: due vittorie su due contro i nerazzurri. Il Sassuolo ne approfitta e si laurea campione d’inverno. Lo Spezia sale al secondo posto. Il Pisa scivola terzo. Ma come sempre in questa stagione, dopo ogni sconfitta, il Pisa risponde. Il 26 dicembre, nel big match di Santo Stefano contro il Sassuolo, arriva una vittoria che pesa: 3-1. Segnano Tramoni e Touré. La capolista va giù. È un segnale forte, diretto, senza appello. Il girone di ritorno si apre nel modo migliore. A Genova, contro la Samp, il Pisa vince ancora. Stavolta è 1-0, firmato da “Monsieur Formidable” Matteo Tramoni, che col mancino trova l’angolo giusto. Un anno dopo l’infortunio, chiude simbolicamente il cerchio.

IL MERCATO DI GENNAIO – Gennaio si apre con un obiettivo preciso: toccare il meno possibile gli equilibri di un gruppo già forte. Ma il Pisa si muove bene, con idee chiare e la capacità di cogliere occasioni. Ne esce una sessione invernale di altissimo livello. Le esigenze sono due: un esterno per sostituire gli infortunati Esteves e Leris, e un attaccante da inserire al posto di Bonfanti, scivolato indietro nelle gerarchie. Allo stesso tempo, la società vuole alleggerire la rosa cedendo chi ha bisogno di giocare. L’Hajduk Spalato, allenato da Gattuso, chiede Jan Mlakar. Dopo trattativa lunga, il Pisa lo lascia partire in prestito secco, oneroso: 300mila euro. Nessuna opzione sul cartellino: il club ci crede ancora. Bonfanti, dopo mesi difficili e l’arrivo di Lind, va al Bari. Prestito secco, anche in questo caso senza cessione del cartellino. Il caso più discusso è Beruatto: superato da Angori, chiede la cessione. La società lo accontenta: va alla Sampdoria in prestito con diritto di riscatto. Scelta che fa discutere, anche tra i tifosi. Anche Jevsenak saluta. Dopo un no all’Olimpia Lubiana, il Pisa lo gira in prestito all’Olivairense, in Portogallo. Serve spazio, serve giocare. Il primo nome in entrata è Henrik Meister, dal Rennes. Alto, fisico, perfetto per il gioco di Inzaghi. In prestito con diritto di riscatto. Era già stato seguito in passato, ma il Rennes lo aveva pagato 9 milioni. Ora, dopo un calo e qualche problema fisico, il Pisa lo convince. Poi arriva Leonardo Sernicola. Dopo tre sessioni in cui era stato cercato, il club lo prende dalla Cremonese, sempre in prestito con diritto. L’esterno era la priorità assoluta. Prima di lui, erano stati sondati anche Candela, Zanimacchia e Tyrique Mercera. Il terzo nome è Markus Solbakken, centrocampista norvegese, dallo Sparta Praga. Ha esperienza internazionale: Champions League contro City e Atletico. Prestito con diritto di riscatto, altro colpo di spessore. Negli ultimi giorni di mercato, il Pisa punta forte su Oliver Provstgaard Nielsen, capitano dell’Under 21 danese. Accordo col Vejle per 2 milioni più bonus. Il giocatore dice sì, rifiuta il Bologna. Ma a un passo dalla firma, si inserisce la Lazio con un’offerta da oltre 4 milioni. Provstgaard cambia idea, salta l’aereo per Pisa e firma con i biancocelesti. La società nerazzurra non la prende bene. Critica apertamente gli agenti e il club danese. Un’operazione sfumata che lascia l’amaro in bocca, ma che conferma il livello su cui il Pisa si muove: lo stesso delle squadre di A. A quel punto, si vira su un’alternativa: Alessio Castellini, 21 anni, capitano del Catania. Difensore duttile, può giocare in più ruoli. Il Pisa lo prende in prestito con diritto di riscatto a 850mila euro. Vaira lo preferisce a un profilo straniero. E lo strappa alla concorrenza di Palermo, Venezia e Milan. Castellini è assistito dalla TMP Soccer, agenzia con cui il Pisa ha già lavorato in passato (Bonfanti, Gori, Brignani, Gliozzi, Palombi, De Vitis). È l’ultimo tassello di un mercato pieno. Il mercato invernale del Pisa è tra i migliori della Serie B. Solbakken, Meister, Sernicola, Castellini. E il recupero di Morutan nel girone di ritorno. Operazioni fatte con pazienza, visione e contatti internazionali. Lo Spezia punta tutto su Lapadula. Il Sassuolo fa scelte mirate. Il Palermo prova la carta Pohjanpalo. Ma nessuno, numeri alla mano, si muove come il Pisa. Doveva essere un mercato per ritoccare. È stato un mercato per rilanciare. Il sogno promozione è più vivo che mai.

ACCELERATA DI GENNAIO – Il campionato riparte dopo la sosta invernale e il Pisa lo fa con un segnale chiaro. All’Arena, contro la Carrarese, arriva un 2-1 firmato dalla coppia centrale Canestrelli-Caracciolo. Una partita sofferta, ma portata a casa con ordine e compattezza. È lo scatto che cambia l’inerzia. In tre turni, i nerazzurri guadagnano quattro punti sullo Spezia. Per la prima volta da inizio stagione, la distanza tra la seconda e la terza supera quella tra la terza e la quarta. Il Pisa vola a +7. Si apre una fase a elastico in classifica. La gara successiva è in trasferta, a Catanzaro. La squadra è meno brillante del solito, ma porta via un punto da un campo complicato. Risultato prezioso, anche se la prestazione non convince fino in fondo. Ma il gruppo è solido, tiene anche quando manca il gioco. Il 26 gennaio arriva una delle vittorie più significative del campionato. Contro la Salernitana, il Pisa resta in dieci dopo appena 15 minuti (espulsione di Marin). Soffre, ma non molla. Moreo segna e decide. Finisce 1-0. Una prova di maturità. La squadra di Inzaghi è compatta, concreta. Sa quando soffrire e sa colpire. È una macchina da punti. Intorno cresce la percezione di qualcosa di importante. A Cremona si parla apertamente del rimpianto per la cessione di Sernicola. Da La Spezia alcuni cronisti chiedono l’accredito per seguire il Pisa da vicino. Il segnale è chiaro: chi corre dietro inizia a guardarsi attorno con una certa preoccupazione. E intanto arriva un’altra vittoria pesante. Il 31 gennaio, a Palermo, altro 2-1. A segno Rus e Lind. La rete del danese è simbolica: ruba palla al portiere, pressa, recupera e segna. È il suo sesto gol stagionale. Ma, oltre ai numeri, Lind è decisivo per altro. La forza di Lind sta nel lavoro senza palla. Corre, pressa, regge il peso dell’attacco. Vince contrasti, fa salire la squadra. Si fa sentire anche quando non segna. La rete al Barbera riassume bene il suo modo di giocare: energia continua, fisicità, lettura delle situazioni. È la locomotiva del Pisa, quella che non si ferma mai. Con quella vittoria, il Pisa continua la fuga. La Cremonese rallenta ancora. Ora il quarto posto è distante 16 punti. E la corsa a tre – Pisa, Spezia, Sassuolo – arriverà fino a fine campionato.

Il pubblico nerazzurro a Sassuolo

FEBBRAIO, IL MESE PIU’ DIFFICILE – A febbraio, il Pisa vede svanire l’ultima vera occasione di puntare al primo posto. La sconfitta contro il Cittadella, che sa tanto di vendetta post-“caso Desogus”, è una mazzata. Il Sassuolo approfitta del passo falso e scappa via. Da quel momento in poi, l’unico obiettivo resta il secondo posto. E la promozione diretta. Poi il Pisa non va oltre l’1-1 contro il Cesena. Touré illude, ma la squadra si perde, anche con un uomo in più. Occasione buttata, ma i danni sono limitati. Lo Spezia non ne approfitta e resta a distanza. Poi arriva la partita giusta per ripartire. All’Arena, contro la Juve Stabia, i nerazzurri ritrovano la vittoria: 3-1, in una gara dominata. Segnano Tramoni, Moreo e Morutan – al primo gol dopo l’infortunio. L’ambiente si riaccende. La corsa può continuare. Le due partite più dure arrivano una dietro l’altra: Sassuolo e Spezia. Contro la capolista, a Reggio Emilia, l’Arena si trasferisce per riempire il settore ospiti: 7000 tifosi da Pisa. Ma l’impresa non riesce. Il Sassuolo vince 1-0. Un gol, e tanto rammarico. Il distacco resta, ma ora lo scontro diretto è andato. Poi tocca allo Spezia. Trasferta tesa, gara folle. Il Pisa passa in vantaggio con un’autorete, ma poi si complica tutto da solo. Marin commette un errore grave. Salvatore Esposito ne approfitta con una punizione perfetta. Nella ripresa, Meister trova il suo primo gol in nerazzurro. Ma ancora una volta il Pisa sbaglia troppo. Pio Esposito trova nuovamente la rete, poi Wisniewski chiude i conti. Finisce 3-2. Il vantaggio sullo Spezia si riduce a soli tre punti. E ora anche lo scontro diretto pende dalla parte dei liguri. Il margine c’è ancora, ma la pressione aumenta.

PERDERE UNA BATTAGLIA, MA VINCERE LA GUERRA – Sulla carta, la corsa alla Serie A si riapre dopo la sconfitta di La Spezia. Ma in realtà, è prima del fischio d’inizio che si gioca una parte fondamentale della stagione. Il Pisa decide di non rischiare Moreo, fermato da un affaticamento. Rientrerà subito in gruppo. Lo Spezia invece forza il recupero di Salvatore Esposito, già acciaccato, e lo manda in campo con una vistosa fasciatura. Una scelta che pesa: il centrocampista, punto fermo di D’Angelo, si ferma per un mese. Moreo, invece, torna subito a disposizione. Una mossa opposta, due conseguenze opposte. Lo Spezia sceglie la battaglia, ma perderà la guerra. Il Pisa si rialza. E scappa di nuovo. Nel turno successivo lo Spezia rallenta. Il Cesena lo blocca. Il Pisa invece torna subito a vincere: 3-1 al Mantova, con doppietta di Tramoni e gol di Caracciolo. Il vantaggio torna a +5. Poi i liguri cadono col Brescia. Il Pisa ne approfitta. A Cosenza bastano 45 minuti per chiudere il discorso: 3-0 con una rovesciata di Touré, una punizione di Angori e un’altra rete di Moreo. Il distacco sale a +8. Così lo Spezia vanifica quanto fatto fino a quel momento. Un margine pesante, a poche giornate dal traguardo. Il Pisa inciampa ancora col Modena. All’Arena, finisce 1-2. I gialloblù diventano la vera bestia nera della stagione: due partite, due vittorie. Il vantaggio si riduce a cinque punti. Ma lo Spezia sbaglia ancora, il Pisa no. Contro la Reggiana, in trasferta e con 3.500 tifosi al seguito, la squadra di Inzaghi si impone 2-0. Segnano Lind e Tramoni. Un successo pieno, pesante.

A UN PASSO DALLA STORIA – A cinque giornate dalla fine, il Pisa ha sette punti di vantaggio sullo Spezia e ben tredici sulla Cremonese, quarta. Numeri che parlano da soli. Il sogno è lì, a portata di mano. La vittoria contro la Reggiana è la numero 20 in campionato. Superato il record delle stagioni 2007-08 e 1948-49, entrambe ferme a 19 successi. Il primato assoluto resta quello del Pisa di Cuoghi, nel 2009-10, con 24 vittorie. Ma ora tutto è possibile. Succede però che uno scontro difficilissimo come quello con la Cremonese venga rinviato a causa della morte di Papa Francesco. Come tutte le partite di quel turno di campionato, in tutti i campionati italiani. Il Pisa in realtà vota per non rinviare questa partita, volendo garantire la regolarità del torneo, ma altre 14 società invece premono per rinviare il turno a fine campionato, dopo l’ultima giornata. Così il Pisa si ritrova a giocare contro il Brescia, per la seconda trasferta di fila. La partita è un successo travolgente. Prima Tramoni, poi Touré, decidono la sfida, a nulla serve una rete delle Rondinelle nel recupero. Termina 2-1, lo Spezia viene fermato ancora e il vantaggio è il massimo raggiunto da inizio torneo: + 9 punti. 

LA FESTA RIMANDATA – A quattro partite dalla fine al Pisa basta davvero poco per vedere il Paradiso. Per festeggiare in anticipo i nerazzurri devono vincere e sperare che lo Spezia non vinca, oppure pareggiare e confidare in una sconfitta dei liguri. All’Arena l’ospite di turno è il Frosinone con un ruolino invidiabile. Nelle ultime giornate ha fatto addirittura meglio del Sassuolo per uscire dalla zona retrocessione. Il Primo Maggio l’Arena si veste a festa. Case, bar, ristoranti, alberghi con bandiere e striscioni. Tutti, nei giorni e nelle ore che precedono il match, indossano qualcosa di nerazzurro o di rossocrociato. Il gruppo di Gradinata festeggia anche i 10 anni di attività, ma la grande attesa è anche per la grande coreografia che campeggia sugli spalti dell’Arena Garibaldi. I nerazzurri vincono dominando a, che se solo 1-0, grazie a un gol di Meister. Anche lo Spezia però, dal canto suo, vince la sua partita. Di conseguenza la festa è solo rimandata.

A BARI PASSA LA SERIE ABari, 11 giugno 2023. Il Cagliari vince la finale playoff ed esulta in terra pugliese. Bari, 1 maggio 2024: Il Parma pareggia a 3 giornate dalla fine ed esulta matematicamente per la promozione in Serie A. Bari, 4 maggio 2025. La storia si ripete ancora. La massima serie passa nuovamente dalla Puglia. E’ il nostro appuntamento col destino. E il Pisa lo interpreta alla perfezione. Di fatto è praticamente inutile dirlo, ma i nerazzurri hanno a disposizione oltre il 99,5% di risultati e incroci a disposizione per festeggiare. Il Pisa in A ci va sia in caso di vittoria, sia in caso di pareggio, visto che basta solo un punto, ma anche se dovesse perdere. Lo Spezia infatti è costretto a vincere per forza, con qualsiasi altro risultato i nerazzurri festeggerebbero la promozione. Il Comune mette in piedi una grande organizzazione per il match, con ben 6 maxischermi a disposizione della tifoseria all’Arena Garibaldi, mentre 1290 spettatori vanno a Bari per seguire la squadra. C’è un po’ di disagio però perché la distribuzione dei biglietti gratuiti da parte della Prefettura non è proprio ciò che si possa definire un’organizzazione impeccabile. Si arriva alla partita, ma non c’è molto da dire. Il Pisa perde 1-0 a Bari contro un avversario che gioca alla morte, ma è ciò che accade a Reggio Emilia che consegna i nerazzurri nella storia. La Reggiana infatti batte 2-1 lo Spezia e quindi, pur perdendo, il Pisa torna in Serie A dopo 34 anni. In città è festa grande.

Knaster e Corrado all’Arena

KNASTER E IL FIRST STEP – Incontenibile Alexander Knaster dopo il match. “Sono molto felice, è un grande risultato, ma è solo l’inizio del nostro percorso – ha detto il patron ai microfoni di 50 Canale -. Abbiamo passato il primo step, ma ora tocca al secondo step. Sono molto felice del lavoro della dirigenza, di Giuseppe e Giovanni Corrado, del direttore Vaira. Grazie anche ai tifosi, sia i vecchi che quelli che arriveranno. Importante è stato anche il lavoro del comune. All’inizio è stato difficile, ma poi c’è stata grande comunione di intenti. Aspettiamo la squadra allo stadio”. Gli fa eco anche Pippo Inzaghi che racconta un aneddoto, “C’erano altre squadre, ma mi sentivo con Calabresi e quando sembravo in ballottaggio per andare da altre parti, mi hanno scritto insieme con Caracciolo dicendo che se fossi venuto si sarebbero buttati nel fuoco per me. E si sono buttati nel fuoco”. Commosso Giovanni Corrado: “La dedico a tutte le persone che mi sono state vicino in questi anni. Sapevano che era una filosofia più difficile, sapevano che avrebbe pagato e hanno creduto in noi. Sentiamo l’affetto che c’è per noi, ma siamo qui e facciamo il nostro mestiere. Ci siamo dati questo obiettivo e volevamo raggiungerlo”. Orgoglioso il presidente Corrado: “Dopo nove anni lo dico, sono contento per ciò che ha fatto mio figlio: il vero artefice delle scelte di allenatori e direttori sportivi. Siamo diventati una palestra importante, un lavoro importante che doveva portare questo risultato. Una conseguenza del nostro lavoro. Ho la fortuna di aspettare meno della città, ma chi ha aspettato trentaquattro anni se lo deve meritare. Speriamo che sia solo l’inizio per arrivare ala crema pasticciera”. Chiude la gioia di Davide Vaira: “Uno dei giorni più belli della mia carriera. Arrivare in Serie A a quaranta anni è figlio di tante rinunce. Ho trovato una società strutturata, pronta. Ho cercato di mettere del mio, ma il merito è dei ragazzi, del mister, ma mi piace ricordare tutti quelli che lavorano dietro le quinte. Chi fa il mio ruolo è più facile capirlo, ma la gente non sa quante persone lavorano nel Pisa Sporting Club”.

LA FESTA IN CITTA’ E ALL’ARENA –  La città è in festa per la promozione dei nerazzurri in Serie A. Il momento storico è vissuto sui lungarni e tra le strade del centro. Bandiere, cori, clacson. La città si è accesa subito dopo il fischio finale. I tifosi, radunati all’Arena Garibaldi per seguire la sfida con il Bari, hanno invaso il centro storico nonostante la sconfitta per 1-0. A fare la differenza è stato il ko dello Spezia a Reggio Emilia: il Pisa è matematicamente in Serie A dopo 34anni. La festa non finisce qui. La squadra rientra in città per salutare i tifosi all’Arena. Ed è festa grande per tutta la notte. Siamo entrati in una nuova era.

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018