Il giorno dopo è dura, forse più della sera precedente. Il risveglio è pesante, inutile negarlo, come i postumi della sbornia, ma senza quel residuo di allegria della sera prima. Riordinare le idee è faticoso e la voglia di lavorare proprio non vuole manifestarsi. Quella che state per leggere non sarà un’analisi nel senso classico del termine, ma un flusso di pensieri sulla stagione appena conclusa da parte del Pisa.

Perdere una finale è una botta e, anche se ci siamo già passati, non vuol dire che faccia meno male. Paragonando questo PisaMonza al passato, tra acciacchi vari, torna alla mente la disfatta dei supplementari di Bergamo del 2003 contro l’Albinoleffe. Partiamo col nostro viaggio dalla fine. Al di là della cocente delusione, c’è la consapevolezza di aver fatto una grande stagione. Una lunga stagione per tutti, dirigenti, staff, giocatori, tifosi e anche giornalisti.

Una enorme lancia la vorrei spezzare a favore di Luca D’Angelo. Purtroppo ci sono ancora persone che non si rendono conto di avere un grande allenatore e un grande uomo sulla panchina del Pisa. Quattro anni a Pisa, 168 panchine, record su record come i 27 risultati utili consecutivi del 2019, qualcosa di mai visto nella storia del Pisa. D’Angelo trasforma talenti grezzi in talenti veri, un manipolo di giocatori in squadra. Ha preso il Pisa dal decimo posto in Serie C e lo ha portato a un passo dalla Serie A. Non ci è riuscito, ma meriterebbe di poterci riprovare, così come i giocatori. Se c’è qualcuno che meriterebbe di essere elevato a simbolo, questo è Luca D’Angelo, più di ogni altro tecnico del passato, nessuno escluso. Forse non avrà una parlantina che infiamma il popolo, forse non sarà al 100% a suo agio con microfoni e telecamere, ma le parole non contano niente. Contano solo i fatti. E i fatti parlano per lui.

Spezzo una lancia anche a favore della dirigenza del Pisa. Innegabile la qualità del lavoro di Giovanni e Giuseppe Corrado. Di Claudio Chiellini, con il suo carattere verace in tribuna durante le partite e una grande abilità sul tavolo delle trattative. Hanno costruito un gran gruppo e bisogna fare tanti complimenti. La delusione sui loro volti fa male e, al di là di tutto, spero abbiano tutti voglia di ripartire con slancio, nonostante le difficoltà del prossimo campionato. Le parole di Giovanni Corrado di ieri sera forse lasciano spazio a varie interpretazioni, ma forse a parlare per lui era più la delusione. E allora lasciamogli il tempo di sbollire. L’immagine più bella è l’esultanza di Alexander Knaster al 2-0, il giro di campo nel prepartita con il presidente Corrado. L’uomo del potere dietro le quinte ci crede e dobbiamo crederci con lui per il futuro. Il binomio Corrado-Knaster a mio avviso sarebbe giusto che continuasse.

Grazie anche ai giocatori, dai più esperti ai più giovani, che oggi hanno sulle spalle un’annata ricca di cose da elaborare e portarsi dentro per la propria crescita. Non una squadra perfetta, ma una squadra straordinaria. A volte ha giocato ben oltre le proprie possibilità, a volte al di sotto. Ma è il Pisa che ci piace. E nessuno potrà portarci via queste belle sensazioni che abbiamo provato. Sì, ricorderemo per anni questa squadra. Grazie ai cinque capitani, a chi c’è stato dall’inizio di questa avventura dal 2016 ad oggi e chissà se resterà ancora. Così come ai nuovi arrivati.

Rammarichi? Sicuramente più d’uno. Se si dovesse fare un’analisi si parlerebbe di un Pisa costruito per i playoff e che ha centrato e superato gli obiettivi di inizio stagione. Da gennaio in più la società e il gruppo hanno compiuto anche un salto di qualità, ma qualche passaggio a vuoto c’è stato. Qualche difetto mentale che siamo sicuri sarebbe corretto per la prossima stagione, qualche risultato e rischio di troppo e punto lasciato per strada. Se il Pisa avesse avuto una media punti più alta, se avesse vinto contro il Cosenza… se… se…se. Troppi se, ma alla fine questo campionato ha dato il suo verdetto. Perfettamente inutile piangere sul latte versato o sull’arbitraggio. Sarebbero parole da perdenti. Nell’economia dei 210 minuti della finale il Pisa dal Monza ha subito 6 gol, i brianzoli hanno vinto nell’inferno dell’Arena Garibaldi e tanto basta per riconoscerne la loro superiorità. Una rosa più lunga e più fresca costruita con tanti, veramente tanti, soldi. Ha vinto la squadra più forte e non sempre le favole si avverano nel calcio.

E adesso? Qualche giorno per capire cosa fare e poi si riparte verso un campionato che avrà tante piazze storiche e probabilmente si configurerà essere la Serie B più bella e difficile di questo secolo. Bari, Cagliari, una tra Padova e Palermo, Genoa, Parma, Brescia, Benevento, il ritorno del Venezia. Sono solo alcune delle squadre che dovrà affrontare il Pisa la prossima stagione. I nerazzurri potrebbero anche non replicare quanto di buono fatto sul campo quest’anno e forse davvero in questo senso le parole di Giovanni Corrado di ieri sera vanno lette: “abbiamo dimostrato che esiste solo un quando e non un se. Il futuro? Dobbiamo ricaricare tutte le pile e io sono il primo a doverle ricaricare. Sono stati 5 anni importanti e mi prenderò un po’ di tempo”. Evitiamo gli psicodrammi tipici dell’estate del pisano. Questa volta non serviranno, di garanzie per il futuro ce ne sono anche troppe. La Serie A arriverà.

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018