Il 2 gennaio 2026 scatterà la finestra delle trattative per il calciomercato di gennaio. Sono passati quattro mesi dal termine della sessione estiva e, ormai di fatto al giro di boa, dopo l’ultima partita del 2025, è possibile tracciare un bilancio sul campo di quanto mostrato dai nuovi acquisti, a posteriori. Dall’analisi “su carta” a quella “sul campo”.
IL VERDETTO DEL CAMPO – In estate il Pisa aveva fatto un mercato che, sulla carta, sembrava costruito con logica: profili di esperienza per reggere la Serie A, giovani di valore come investimento, qualche colpo “pesante” per alzare il livello tecnico. Per questo, a caldo, la finestra era sembrata da 7,5 in pagella. Poi ha parlato il campo, e il campo fin qui sta dicendo altro. Tra infortuni lunghi, adattamenti mai davvero completati e qualche scelta che Gilardino non ha potuto (o voluto) portare fino in fondo, il tecnico si è ritrovato spesso ad appoggiarsi soprattutto sull’ossatura della scorsa stagione, quella che gli dà più garanzie quotidiane. Dentro le mosse di Vaira e Giovanni Corrado c’era comunque l’idea di non snaturare il gruppo, ma aggiungere qualità e personalità. Ma la prima metà di campionato ha trasformato quel progetto in un percorso a ostacoli. Stengs è sparito quasi subito, Cuadrado ha inciso poco, ma ha inciso quando c’era ma poi si è fermato, Lusuardi idem, Denoon è rimasto un enigma tra stop e vicende extra-campo, Scuffet non ha scalfito le gerarchie, Lorran non è entrato davvero nei meccanismi e Nzola, pur giocando tanto, è stato spesso troppo isolato ed è partito per l’Africa. Il problema degli infortuni su giocatori già ritenuti fragili, con il verificarsi anche di problemi peggiori del previsto, ha fatto il resto. In mezzo a questo, a conti fatti, i segnali positivi arrivano da Akinsanmiro come rivelazione, Aebischer come punto fermo, e in parte Cuadrado, frenato però dagli infortuni e da un impiego a singhiozzo, così come Vural. Ecco perché, se la pagella era alta ad agosto, oggi va necessariamente abbassata: non per bocciare un’idea, ma perché l’impatto reale dei nuovi è stato limitato. Il mercato ha dato qualche certezza, ma non abbastanza per cambiare il destino della squadra. E ora, con gennaio alle porte, il Pisa è davanti a una seconda verità: per la salvezza non basta “aver fatto un buon mercato”, serve che i rinforzi siano disponibili, pronti e subito utili.

RAUL ALBIOL – Lo spagnolo chiude ad oggi con 5 presenze su 17 partite e 305 minuti disputati. Bene l’esordio con il Verona, dove ha giocato per intero 90 minuti, bene anche i 45 minuti di Milano contro i rossoneri. Prestazione così così contro il Sassuolo, da subentrato. Con l’Inter regge fino all’esplosione di Lautaro, mentre l’unica vera partita negativa è quella giocata contro il Lecce, nel quale va in apnea. Troppo poco però per parlare di impatto positivo. Con i pugliesi inoltre si è capita un’altra cosa, Albiol e Caracciolo insieme forse davvero non possono giocare. Il capitano, costretto a essere schierato da braccetto, è quasi sacrificato. Così Albiol al momento è, di fatto, la riserva di Caracciolo.

LORRAN – Lorran chiude la prima parte di stagione con un bilancio che oggi non può soddisfare: 6 presenze, 1 gol e al massimo 68 minuti complessivi, senza mai superare il quarto d’ora in campo. Il segnale più evidente arriva dalla gestione di Gilardino, che contro la Juventus gli ha preferito Leris sulla trequarti e lo continua a usare col contagocce. Quando entra, però, il suo impatto non ha ancora inciso: contro i bianconeri ha rallentato l’azione, ha spento ripartenze e ha perso un pallone evitabile con un colpo di tacco, facendo innervosire anche i compagni. Resta un talento, ma al momento manca continuità e, soprattutto, applicazione senza palla. Dal Brasile intanto arrivano giudizi duri: tanti complimenti sul potenziale, ma la critica è sempre la stessa, poca “cattiveria” e poca disponibilità al lavoro. Con due attaccanti attesi a gennaio, per lui si apre un bivio: crescere in allenamento e diventare utile subito, oppure scivolare ancora più indietro nelle gerarchie.

STENGS – Calvin Stengs, uno dei colpi più attesi dell’estate del Pisa, fin qui è stato quasi un fantasma: due presenze e appena 11 minuti, poi lo stop arrivato prima della sfida col Napoli. Il problema è stato serio: distacco completo dall’osso del tendine del lungo adduttore sinistro, accusato in allenamento a settembre. Il club ha scelto l’intervento chirurgico in Finlandia, eseguito dal dottor Lasse Lempainen, e da lì è iniziato un percorso lungo, più complicato del previsto anche perché Stengs non era mai stato davvero integro fisicamente. Per Gilardino è stata una tegola pesante, perché parliamo di un giocatore capace di dare qualità e ultima giocata. Adesso però il rientro sta entrando nella fase decisiva: è tornato a lavorare a San Piero a Grado con il gruppo, ancora con gestione prudente, e l’obiettivo è riaverlo a disposizione verso fine gennaio.

NZOLA – M’Bala Nzola è arrivato al Pisa in prestito con diritto di riscatto fissato a 6 milioni, con la Fiorentina che si è tenuta una clausola di contro-riscatto. Sulla carta doveva essere il riferimento offensivo capace di spostare i risultati, ma la prima metà di stagione è stata più complicata del previsto: 14 presenze, 3 gol e quasi 1000 minuti, numeri che non bastano a raccontare un impatto davvero decisivo. Troppo spesso è rimasto isolato, con pochi palloni puliti e tante battaglie spalle alla porta che lo hanno logorato più che esaltato. Gli è mancato anche un partner d’attacco all’altezza della situazione. E nel momento in cui il Pisa aveva più bisogno di peso e personalità, è arrivata anche l’assenza per la Coppa d’Africa con l’Angola, che ha tolto un’opzione fondamentale in attacco. A completare un bilancio a luci e ombre c’è l’episodio di Parma: l’espulsione nel finale, un blackout che ha fatto perdere lucidità e ha lasciato la squadra senza il suo uomo più atteso prima del Lecce.

CUADRADO – Cuadrado doveva essere uno degli innesti chiave del Pisa e, nei fatti, in parte lo è stato: quando impiegato infatti la squadra ha fatto ottimi risultati. I numeri dicono tanto: con lui in campo, in 10 presenze, i nerazzurri hanno perso solo 3 partite e soprattutto hanno raccolto 9 degli 11 punti totali del campionato. Poi, senza di lui, è arrivata la fase più dura, con risultati che hanno iniziato a pesare. Il suo bilancio personale resta però a spizzichi e bocconi: 321 minuti complessivi, appena due gare da titolare (Milan e Cremonese) e un solo squillo, il gol segnato a San Siro. L’infortunio, però, ha tagliato le gambe al Pisa nel momento in cui serviva esperienza: lo stop lo terrà fuori circa due mesi e la sua assenza si è sentita soprattutto per leadership, qualità nelle scelte e capacità di accendere l’azione quando la partita si blocca.

AEBISCHER – Aebischer, fin qui, è stato probabilmente l’innesto più importante e migliore del Pisa. Quindici presenze e 1252 minuti dicono già quanto sia centrale nell’economia della squadra, ma la cosa più evidente è un’altra: in mezzo al campo ha fatto “reparto” quasi da solo, tra recuperi, coperture e capacità di dare ordine durante le partite. Qualche passaggio a vuoto c’è stato, inevitabile in un contesto che spesso chiede di correre e tamponare, però nel bilancio generale resta uno dei migliori della rosa in questa prima metà di campionato. Gli è mancato il gol, quello sì, ma per rendimento e personalità è stato un punto fermo. E in chiave salvezza al Pisa serviranno altri profili del suo tipo anche a gennaio, gente pronta, che regge la pressione e alza il livello della squadra. Solo così potrà arrivare la salvezza.

DENOON – Daniel Denoon, di fatto, è stato un “oggetto misterioso” di questa prima parte di stagione. Gilardino lo ha lanciato subito, quasi a sorpresa, nella serata di Bergamo contro l’Atalanta: dentro nella mischia e subito una prova più che convincente, con un contributo reale al pareggio da sogno dell’esordio. Sembrava l’inizio di qualcosa, invece la sua annata si è inceppata: in totale ha messo insieme appena 123 minuti, frenato da un infortunio che lo ha tenuto fuori quasi due mesi. È rientrato a fine ottobre e ha giocato contro la Lazio, lasciando di nuovo buone sensazioni in un altro pareggio di prestigio. Poi, però, è sparito ancora dai radar tra la vicenda del processo in Svizzera e una distorsione alla caviglia. Con sole due presenze, oggi, è davvero difficile dargli un giudizio completo: il talento si intravede, ma il Pisa non ha ancora potuto capirne la reale affidabilità.
SCUFFET – Simone Scuffet è arrivato al Pisa dal Cagliari con l’etichetta di ex talento del calcio italiano, portiere con esperienza e profilo da categoria. Fin qui però è rimasto dietro a Semper nelle gerarchie, trovando spazio solo in due occasioni, contro Inter e Parma. In quelle uscite si è fatto notare per un repertorio completo: sicuro tra i pali, presente nelle uscite e pulito anche coi piedi, senza la sensazione di essere “arrugginito”. Non è bastato, però, per ribaltare le scelte di Gilardino, che continua a puntare sul numero 47. Intorno, intanto, una parte della critica spinge per un cambio, vedendo in Scuffet una possibile soluzione immediata, ma ad oggi la linea tecnica resta immutata.

AKINSANMIRO – Akinsanmiro è arrivato in prestito con diritto di riscatto e, se il Pisa decidesse di comprarlo, l’operazione varrebbe 6,5 milioni. In caso di contro-riscatto dell’Inter, ai nerazzurri resterebbe un milione di margine. Al di là delle formule, però, il punto vero è il campo: è stata la sorpresa più forte di questo avvio di campionato, alzando i giri del reparto. Ha avuto impatto, personalità e coraggio, al punto da finire nel giro della Nigeria per la Coppa d’Africa, con un’assenza che rischia di pesare più del previsto proprio in una fase delicata. In mezzo al campo è stato spesso trascinante: ha messo in difficoltà la Fiorentina, ha retto duelli tosti anche contro avversari di esperienza e ha inciso nei momenti chiave, risultando determinante nella vittoria con la Cremonese e nel pareggio di Torino, oltre al pareggio col Milan. L’unico vero passaggio a vuoto resta la gara di Lecce, ma nel complesso il suo bilancio è netto: 12 partite, 9 da titolare, 854 minuti e anche un assist pesante, quello per il gol di Nzola a Milano. In questa prima metà di stagione, il Pisa ha trovato in lui una rivelazione.

VURAL – Isak Vural ha 19 anni come Akinsanmiro, ma il suo girone d’andata è stato molto più ondivago. In estate ha pagato una infiammazione al tendine rotuleo, che lo ha privato della preparazione in ritiro, poi è rientrato a fine settembre lanciando subito un segnale contro la Fiorentina. Da lì ha alternato momenti in cui si è vista tutta la qualità dell’investimento, con buone prove con Milan, Torino e Cremonese, ad altri in cui è andato in affanno, come con Lecce, Cagliari e Juventus, tra errori di gestione e distrazioni che a questi livelli si pagano. La società, però, su di lui ha fatto un investimento improtante: 6 milioni investiti e una clausola rescissoria da 35 milioni, segno che lo considera un patrimonio e non un semplice prospetto. Con un ragazzo così serve pazienza, perché crescita e continuità non arrivano tutte insieme. Ora però è inevitabile aspettarsi uno scatto: nel girone di ritorno il Pisa ha bisogno di un Vural più continuo, capace di mettere qualità senza regalare palloni e di trasformare il talento in rendimento.
LUSUARDI – Mateus Lusuardi si è presentato con un fisico possente, muscolatura da “marcantonio”, uno di quelli che a vederlo sembra pronto a spostare gli avversari di peso. Però la sua prima metà di stagione è stata quasi tutta segnata dalla sfortuna. In campo si è visto pochissimo: appena tre presenze, contro Roma, Udinese e Napoli, tutte chiuse con una sconfitta. E soprattutto non ha mai avuto la possibilità di trovare continuità. Prima lo stop estivo al bicipite femorale, poi il problema al legamento collaterale, che lo ha tolto di mezzo da ottobre fino ad oggi. Il risultato è che il Pisa non ha ancora potuto capire davvero quanto possa incidere: il potenziale fisico c’è, tatticamente è ancora da sgrezzare, ma fin qui il suo campionato è stato più una lunga rincorsa che una vera storia da raccontare.
TRA DIFFICOLTA’ E INESPERIENZA – In fondo, che il calciomercato estivo del Pisa non fosse semplice l’abbiamo sempre saputo. Lo stesso Davide Vaira lo aveva messo in conto senza girarci intorno: “Questa è una stagione che sarà impegnativa e anche di sofferenza, dato che siamo una neopromossa… dal punto di vista della credibilità dobbiamo farci conoscere, questo comporta pazienza”. E Giovanni Corrado aveva rincarato: “Siamo una neopromossa, conosciamo le difficoltà che ci riguardano e sappiamo di essere la neopromossa che manca da più tempo”. Tradotto: mercato difficile, obiettivi difficili da prendere, tempi più lunghi, trattative che saltano, giocatori che non scelgono Pisa. Così è accaduto. Tutti concetti già ripetuti anche su queste pagine come ad esempio a questo link oppure ancora qui. La verità più scomoda la disse Giovanni Corrado il giorno della promozione: “Dobbiamo dimostrare di essere una squadra e una dirigenza da Serie A… potremmo sbagliare, ma non cambieremo la filosofia del club”. Il Pisa ha messo in conto di sbagliare e di imparare, anche al prezzo di poter retrocedere. Molti giocatori non sono arrivati anche per la poca appetibilità del club oppure per la stessa inesperienza su alcune trattative, come dimostrano le operazioni saltate con gli argentini e non solo. Le critiche dunque sono necessarie così come le analisi, ma non per questo il club va crocifisso o bisogna invocare i forconi naturalmente, l’ho già analizzato nel pezzo sul “patto dell’equilibrio”. Occorrerà grande pazienza anche in questa delicatissima fase.



