“Era il momento giusto”. Così Filippo Inzaghi ha spiegato oggi la scelta di ripartire dal Palermo, ora che la sua nomina è ufficiale. Una frase che, al netto dell’apparente neutralità, sembra confermare tutto quello che avevamo scritto sulla partenza del tecnico e che aveva anche successivamente detto Corrado in una intervista.
“Il momento giusto esiste, ho sempre pensato che fosse così, anche se più volte mi sono sentito ripetere il contrario – ha detto Inzaghi nel video in cui si ufficializza al Palermo – che bisogna agire e basta perché il tempo dilata ma non risolve. Però c’è sempre un momento giusto. E accorgersi del suo arrivo è un talento prezioso. Ho giocato una vita sulla linea del fuorigioco aspettando il momento giusto per scattare verso la porta. Ho vinto molto, ho sofferto molto, ho esultato molto, in una parola: ho vissuto molto. Ma ogni cosa che ho fatto, l’ho fatta al momento giusto. Anche questa”.
Se Palermo rappresenta il momento giusto per iniziare, allora implicitamente Pisa era il momento giusto per chiudere? E questa considerazione alimenta un dubbio rimasto sospeso nelle ultime settimane: l’addio era davvero solo frutto di una differenza di vedute, o era semplicemente una scelta già maturata dal tecnico, addirittura da tempo?
Difficile non ripensare a quanto accaduto nei giorni precedenti. Dalle smentite in sala stampa (“sono tutte sciocchezze”), ai messaggi (“non so nulla, ho due anni di contratto”), fino alle parole d’addio mai pronunciate. Tutti segnali che oggi, riletti alla luce di questa uscita, lasciano intravedere una decisione già presa. Probabilmente il più sincero e onesto sulla questione è stato il presidente Corrado: “siamo sempre disponibili verso i nostri tesserati, soprattutto se non se la sentono di affrontare un campionato che conoscono meno. Inzaghi ha manifestato l’incertezza di affrontare la Serie A, visto che per quattro volte è rimasto scottato”. Un commento che, a questo punto, ben si inserisce con la decisione di Inzaghi di lasciare. Il “momento giusto”, forse, non è solo un riferimento al futuro, ma anche una conferma che, per Inzaghi, il ciclo a Pisa era già arrivato al capolinea. L’amarezza però resta.
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