Nella puntata numero 290 di Finestra sull’Arena, è intervenuto telefonicamente Franco Ipsaro Passione. Un passato sia nel Verona che nel Pisa, Ipsaro ha raccontato ricordi personali di doppio ex, ha commentato il difficile avvio di campionato dei nerazzurri e analizzato il tema più delicato: il gol che non arriva.
Franco, che idea ti sei fatto del Pisa in queste prime giornate?
“Il primo impatto con la Serie A è stato buono. Contro squadre di alto livello, il Pisa ha giocato prestazioni ottime, anche se c’è stata parecchia sfortuna. I due punti raccolti non riflettono ciò che si è visto in campo. Ma in quelle partite la pressione era minore. Con il Verona sarà diverso: conta solo vincere. È una diretta concorrente, lì vedi davvero il valore della squadra”.
Il problema è la mancanza di gol?
“Sì. Creiamo occasioni ma non le finalizziamo. NZola e Meister sono attaccanti che purtroppo non vedono tanto la porta. L’unico che può fare qualcosa in più è Tramoni, ma anche lui sta ancora cercando la sua identità. In Serie A se non concretizzi, soffri”.
Cosa rappresenta per te Pisa-Verona, vista la tua storia?
“Un bel ricordo. Nel 1981-82 ho giocato nel Verona, eravamo appena stati promossi in Serie A. In quell’anno Vialli, giovanissimo, disse in un’intervista che ero l’avversario più ostico che avesse affrontato: “non mi mollava nemmeno negli spogliatoi”, scrisse. È una frase che è tornata fuori dopo la sua scomparsa e mi ha colpito. Ma Pisa resta la mia seconda vita. Lì sono arrivato al culmine della carriera, anche se l’infortunio mi fermò a 28 anni”.
Che giudizio dai sulla difesa del Pisa?
“Molto buono. Caracciolo sta giocando in modo impeccabile, da vero leader. Non me l’aspettavo a questi livelli. Anche Canestrelli e il portiere Šemper stanno facendo bene. È il reparto che dà meno pensieri. Il problema è dalla metà campo in su: centrocampo interessante, penso ad Akinsanmiro e Vural, ma manca il killer davanti”.
Oggi si segna più di un tempo. Com’è cambiato il calcio?
” Prima si puntava a difendere, col pari che valeva. Ora col sistema dei tre punti serve attaccare. Se non hai giocatori in grado di risolverla da fermi, su punizione o al primo pallone utile, fai fatica. E in A, gli errori non te li perdonano”.
Che ne pensi della rosa e del progetto del Pisa?
“Ci sono tanti giovani promettenti, ma sono comunque delle scommesse. Chi ha esperienza, come Cuadrado o Albiol, forse è un po’ troppo avanti con l’età per reggere certi ritmi. Forse si poteva inserire qualcuno di più pronto. Però capisco la politica della società: tu hai scritto che il Pisa è quello che ha fatto esordire più giovani dal 2002 in poi, sono 12. Non si può competere coi budget di Como o altri, ma la strategia non è sbagliata”.
E quindi?
“La verità è che in A nessuno ti aspetta. Puoi anche pensare di retrocedere e ripartire con un gruppo già costruito. Non sarebbe una tragedia. Però per restare serve qualcuno che segni con continuità. Servirebbe una benedizione per trovare uno che la butta sempre dentro. E questo, a gennaio, non lo trovi”.