Trentaquattro anni sono un’eternità. Oggi si è chiuso un cerchio. Vedere il Pisa in Serie A, a Bergamo, vale già il viaggio. Il risultato, una delizia. Troppe emozioni per una sola partita.
LA PASSEGGIATA IN TRIBUNA – Prima del match ho fatto una piccola passeggiata in tribuna. Niente telefono, solo respiro e rumore. Lo Stadio di Bergamo è uno dei templi d’Italia: luci, legno, cemento, un brusio che sale dalla pancia. Ci meritiamo tutto questo. Forse, mentre mi rimbalzava il cuore in gola, mi sono reso conto davvero di come il Pisa stia giocando la Serie A, di come la stiamo raccontando, sogno di bambino da sempre. Un privilegio.
UN GRUPPO GRANITICO – Ho visto grande concentrazione nel gruppo prima della partita. Al termine del riscaldamento, per l’ultima serie di scatti prima di rientrare negli spogliatoi, uno ad uno i titolari si sono dati il cinque carichi a manetta. Il mercato deve ancora completare la rosa, è vero. Servono tre pedine per alzare il livello. Ma guai a dimenticare chi ti ha portato qui: il blocco storico è la base di una squadra che questa Serie A l’ha meritata.
LA PARTITA – La partita è cominciata con calma lucida. Pisa corto, idee semplici. Pressione quando c’era campo, verticalità quando si poteva, si è capito subito che non era il caso di costruire troppo dal basso. Touré ha acceso il lato destro da subito, Angori ha dato profondità a sinistra, Marin e Aebischer hanno cucito il centro senza strafare. Davanti, Moreo e Tramoni hanno tenuto vive le seconde palle, anche se il corso è stato un po’ sacrificato e, probabilmente, sarà così per tutto l’anno. Meister ha battagliato su ogni contatto, costringendoo al giallo Hien e, di fatto, facendogli fare autogol. Dietro, Denoon all’esordio non ha tremato, Caracciolo ha guidato come un veterano vero. In tribuna c’erano tutti: dirigenti, staff, il patron Knaster. Prima del via l’applauso per Michele Marconi, seduto in curva con i tifosi. Dall’altra parte l’Atalanta. Squadra vera. Gamba, qualità, abitudini europee. Il Pisa però non è caduto, ha retto l’onda nerazzurra che ha provato a schiacciarlo nella ripresa, ha cambiato pelle quando serviva e ha difeso il punto con intelligenza, cercando anche di far male.
QUESTA SQUADRA PUO’ STARCI IN SERIE A – Questa partita dice una cosa semplice. Il Pisa può starci. Con umiltà, con coraggio, con le idee. Non ci sarà nulla di facile, ma non è mai stato facile niente per i pisani in tutti questi anni. In curva mille pisani sembravano molti di più. Canti, mani, abbracci tra sconosciuti. Quando l’arbitro ha fischiato ho pensato a chi aspettava questo momento da una vita intera. L’abbiamo aspettata e ce la godiamo, con la consapevolezza che la prima volta non si scorda mai.