L’analisi del pari con il Verona: difesa in crescita con Albiol, ma mancano idee e coraggio. Gilardino paga la paura di perdere. La sfida con il Verona non ha offerto spettacolo, ma ha raccontato molto del momento del Pisa. Il pareggio a reti bianche è la sintesi di una squadra che ha trovato una sua struttura difensiva, ma che non riesce ancora a trasformarla in gioco, ritmo e fiducia.

L’EQUILIBRIO PRIMA DI TUTTO – Gilardino ha scelto l’assetto più prudente possibile, confermando il 3-5-2 e sacrificando la spinta per dare stabilità. L’ingresso di Albiol al centro della difesa ha cambiato la postura tattica: il Pisa ha guadagnato esperienza, compattezza e una migliore gestione della profondità. Ma questa solidità si è tradotta anche in timore: pochi rischi, poca intensità nella metà campo avversaria, nessuna verticalità vera. La squadra è sembrata più preoccupata di non esporsi che convinta di poter vincere.

ALBIOL E LA NUOVA FACCIA DELLA DIFESA – L’esordio dell’ex Napoli è il vero segnale positivo. A 40 anni ha dato ordine, comunicazione e leadership, anche se è apparso a tratti un po’ arrugginito. Accanto a lui Caracciolo e Canestrelli hanno confermato le certezze, restando sempre concentrati anche nei momenti più complicati. È qui che il Pisa ha fatto il suo passo avanti: meno errori, più equilibrio, meno spazi concessi. Difesa promossa a pieni voti.

Aebischer in azione (Foto Gabriele Masotti)

CENTROCAMPO IN AFFANNO – Il nodo rimane la manovra. Aebischer, Marin e Akinsanmiro non sono riusciti a trovare linee di passaggio pulite né a cambiare ritmo. Troppi tocchi orizzontali, pochi inserimenti, zero tempi di gioco. È mancato un regista vero, ma soprattutto è mancata la capacità di accorciare la squadra: i reparti si sono slegati, e Nzola è rimasto isolato, così come Moreo. Gilardino lo sa: “È stata la prima partita in cui abbiamo creato meno rispetto alle altre, ma ci lavoreremo”, ha ammesso.

LE FASCE SPENTE – Il lavoro di Leris e Angori è stato insufficiente. Poca spinta, pochi cross, poca qualità, solo il primo ha fatto intravedere sprazzi di lucidità. Il tecnico ha provato a correggere con Cuadrado e Bonfanti, ma senza troppi risultati. Gli esterni, in un sistema come il 3-5-2, dovrebbero essere la chiave per cambiare ritmo e dare ampiezza: oggi sono invece la zona più prevedibile del campo. La mancanza di Touré si è sentita parecchio.

L’ATTACCO NON SI ACCENDE – Moreo e Nzola hanno lavorato di sacrificio, ma senza ricevere palloni giocabili. Ciò si è tradotto in zero tiri nello specchio della porta, a fronte di massimo due o tre conclusioni pulite in tutto il match. L’attaccante angolano ha mostrato impegno e disponibilità, ma non ha mai avuto supporto tra le linee. Moreo, l’unico a rendersi pericoloso nel primo tempo, ha riconosciuto la causa: “Troppa fretta, troppa paura di spingersi in avanti”. Il Pisa non riesce a trasformare il possesso in pressione offensiva.

GESTIONE E PAURA – Nel finale Gilardino ha scelto di non forzare, mantenendo l’assetto iniziale nonostante la partita restasse bloccata, sacrificando così un cambio a fronte del mantenimento del sistema tattico. Una decisione più psicologica che tattica, forse figlia della paura di perdere. La squadra è ancora fragile, e l’allenatore ha preferito consolidare la fiducia difensiva piuttosto che rischiare un altro passo falso dopo Bologna.

IL SEGNALE DEL GRUPPO – Nonostante la sterilità offensiva, il Pisa ha però mostrato spirito di sacrificio, compattezza e partecipazione. Albiol ha parlato di “partita brutta ma tosta”, Gilardino di “cattiveria da ritrovare”. In entrambi i casi emerge lo stesso concetto: prima costruire una base, poi cercare gioco e gol. Il Pisa sta diventando una squadra che sa stare in campo, ma non ancora una squadra che sa imporsi. Ha smesso di concedere, ma non ha ancora imparato a osare. In un campionato dove la salvezza si gioca anche sui dettagli mentali, quella con il Verona è stata una tappa di transizione: utile, ma non risolutiva. Restano i soliti problemi: Servono vittorie e servono presto. E venerdì c’è il Milan, servirebbe anche la spensieratezza dei primi match. Chissà che non arrivi sapendo di non avere niente da perdere.

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Ex collaboratore de "La Nazione" di Pisa fino a marzo 2025. Scrivo anche per Qui News Pisa e collaboro con Punto Radio.