L’analisi del pari con il Verona: difesa in crescita con Albiol, ma mancano idee e coraggio. Gilardino paga la paura di perdere. La sfida con il Verona non ha offerto spettacolo, ma ha raccontato molto del momento del Pisa. Il pareggio a reti bianche è la sintesi di una squadra che ha trovato una sua struttura difensiva, ma che non riesce ancora a trasformarla in gioco, ritmo e fiducia.
L’EQUILIBRIO PRIMA DI TUTTO – Gilardino ha scelto l’assetto più prudente possibile, confermando il 3-5-2 e sacrificando la spinta per dare stabilità. L’ingresso di Albiol al centro della difesa ha cambiato la postura tattica: il Pisa ha guadagnato esperienza, compattezza e una migliore gestione della profondità. Ma questa solidità si è tradotta anche in timore: pochi rischi, poca intensità nella metà campo avversaria, nessuna verticalità vera. La squadra è sembrata più preoccupata di non esporsi che convinta di poter vincere.
ALBIOL E LA NUOVA FACCIA DELLA DIFESA – L’esordio dell’ex Napoli è il vero segnale positivo. A 40 anni ha dato ordine, comunicazione e leadership, anche se è apparso a tratti un po’ arrugginito. Accanto a lui Caracciolo e Canestrelli hanno confermato le certezze, restando sempre concentrati anche nei momenti più complicati. È qui che il Pisa ha fatto il suo passo avanti: meno errori, più equilibrio, meno spazi concessi. Difesa promossa a pieni voti.

CENTROCAMPO IN AFFANNO – Il nodo rimane la manovra. Aebischer, Marin e Akinsanmiro non sono riusciti a trovare linee di passaggio pulite né a cambiare ritmo. Troppi tocchi orizzontali, pochi inserimenti, zero tempi di gioco. È mancato un regista vero, ma soprattutto è mancata la capacità di accorciare la squadra: i reparti si sono slegati, e Nzola è rimasto isolato, così come Moreo. Gilardino lo sa: “È stata la prima partita in cui abbiamo creato meno rispetto alle altre, ma ci lavoreremo”, ha ammesso.
LE FASCE SPENTE – Il lavoro di Leris e Angori è stato insufficiente. Poca spinta, pochi cross, poca qualità, solo il primo ha fatto intravedere sprazzi di lucidità. Il tecnico ha provato a correggere con Cuadrado e Bonfanti, ma senza troppi risultati. Gli esterni, in un sistema come il 3-5-2, dovrebbero essere la chiave per cambiare ritmo e dare ampiezza: oggi sono invece la zona più prevedibile del campo. La mancanza di Touré si è sentita parecchio.
L’ATTACCO NON SI ACCENDE – Moreo e Nzola hanno lavorato di sacrificio, ma senza ricevere palloni giocabili. Ciò si è tradotto in zero tiri nello specchio della porta, a fronte di massimo due o tre conclusioni pulite in tutto il match. L’attaccante angolano ha mostrato impegno e disponibilità, ma non ha mai avuto supporto tra le linee. Moreo, l’unico a rendersi pericoloso nel primo tempo, ha riconosciuto la causa: “Troppa fretta, troppa paura di spingersi in avanti”. Il Pisa non riesce a trasformare il possesso in pressione offensiva.
GESTIONE E PAURA – Nel finale Gilardino ha scelto di non forzare, mantenendo l’assetto iniziale nonostante la partita restasse bloccata, sacrificando così un cambio a fronte del mantenimento del sistema tattico. Una decisione più psicologica che tattica, forse figlia della paura di perdere. La squadra è ancora fragile, e l’allenatore ha preferito consolidare la fiducia difensiva piuttosto che rischiare un altro passo falso dopo Bologna.
IL SEGNALE DEL GRUPPO – Nonostante la sterilità offensiva, il Pisa ha però mostrato spirito di sacrificio, compattezza e partecipazione. Albiol ha parlato di “partita brutta ma tosta”, Gilardino di “cattiveria da ritrovare”. In entrambi i casi emerge lo stesso concetto: prima costruire una base, poi cercare gioco e gol. Il Pisa sta diventando una squadra che sa stare in campo, ma non ancora una squadra che sa imporsi. Ha smesso di concedere, ma non ha ancora imparato a osare. In un campionato dove la salvezza si gioca anche sui dettagli mentali, quella con il Verona è stata una tappa di transizione: utile, ma non risolutiva. Restano i soliti problemi: Servono vittorie e servono presto. E venerdì c’è il Milan, servirebbe anche la spensieratezza dei primi match. Chissà che non arrivi sapendo di non avere niente da perdere.