Con il 31 dicembre ripercorriamo i 365 giorni più belli della nostra vita. Ci sono anni densi di avvenimenti, come mai ci può capitare di vivere. Anni destinai a restare scolpiti nella memoria. Quello che terminerà oggi lo ricorderemo per sempre, per le emozioni vissute, per il ritorno del Pisa in Serie A dopo 34 anni, ma non solo. Teniamolo dentro di noi e non dimentichiamolo mai.

GENNAIO 2025 – Se il 2024 si era concluso con due vittorie epiche contro la capolista Sassuolo (3-1) e in trasferta a Genova contro la Sampdoria (0-1 firmato da monsieur formidable Matteo Tramoni), il 2025 si è aperto con una serie di risultati positivi che non hanno lasciato spazio alle avversarie. Lo scenario, vi ricorderete, vedeva il Pisa contrapposto ai neroverdi e allo Spezia per la lotta alla promozione in Serie A. Proprio in quei giorni acquistavamo lentamente la consapevolezza che quella sarebbe potuta essere la stagione giusta. Il campionato ripartì dopo la sosta invernale e all’Arena, contro la Carrarese, arrivò un 2-1 deciso dalla coppia centrale Canestrelli-Caracciolo. Fu una gara sofferta, ma portata a casa. Quello scatto cambiò l’inerzia: in tre turni i nerazzurri misero in saccoccia quattro punti sullo Spezia e, per la prima volta dall’inizio della stagione, la distanza tra seconda e terza superò quella tra terza e quarta. Il Pisa salì a +7 sul terzo posto e la classifica entrò in una fase “a elastico”. La tappa successiva fu a Catanzaro. La squadra apparve meno brillante del solito, però strappò un punto su un campo complicato. Il risultato fu prezioso, anche se la prestazione non convinse del tutto. Il 26 gennaio arrivò una delle vittorie più pesanti del campionato. Contro la Salernitana il Pisa rimase in dieci dopo appena un quarto d’ora, per l’espulsione di Marin. Soffrì, ma non mollò. Moreo segnò e bastò: 1-0. Fu una prova di maturità da parte della squadra di Inzaghi che si confermò una vera macchina da punti. Intorno iniziò a crescere la sensazione che stesse succedendo qualcosa di importante. Poi arrivò un’altra vittoria pesante. Il 31 gennaio, a Palermo, finì ancora 2-1, con i gol di Rus e Lind. La rete del danese fu simbolica: rubò palla al portiere, pressò, recuperò e segnò. Era il suo sesto gol stagionale. Il gol al Barbera riassunse il suo modo di stare in campo: energia, fisicità, lettura delle situazioni. Fu la locomotiva del Pisa per tutto il campionato. Con quel successo il Pisa continuò la fuga. La Cremonese rallentò ancora e il quarto posto scivolò a 16 punti. Da lì in avanti la corsa a tre – Pisa, Spezia, Sassuolo – andò avanti fino alla fine del campionato. Il mercato di gennaio del Pisa invece fu costruito per non stravolgere una squadra già solida. La società intervenne su due ruoli chiave, esterno e attaccante, e alleggerì la rosa con alcune uscite mirate. Partirono Mlakar e Bonfanti in prestito, così come Beruatto e Jevsenak, per garantire spazio e minutaggio. In entrata arrivarono profili idi prospettiva: Meister dal Rennes, Sernicola dalla Cremonese e Solbakken dallo Sparta Praga, tutti con formule che lasciavano margine per il futuro, anche se poi a fine stagione il Pisa investì solo sul danese. Saltò il colpo Provstgaard, sfumato all’ultimo per l’inserimento della Lazio, ma il Pisa reagì prendendo Castellini dal Catania.

FEBBRAIO E MARZO, I MESI PIU’ COMPLICATI – La sconfitta con il Cittadella fu una botta, anche per tutto quello che si portava dietro dopo il “caso Desogus”, quando all’andata i nerazzurri la vinsero a tavolino. Il Sassuolo ne approfittò e scappò via: da lì in poi la strada divenne una sola, difendere il secondo posto e puntare dritto alla promozione. Subito dopo arrivò l’1-1 con il Cesena. Touré segnò e sembrò l’inizio della svolta, invece il Pisa si spense, pur avendo anche l’uomo in più. Un’occasione buttata, ma senza conseguenze immediate: lo Spezia non sfruttò il rallentamento e rimase a distanza. La scossa arrivò all’Arena contro la Juve Stabia. Il Pisa tornò a vincere e lo fece con forza: 3-1, partita comandata dall’inizio alla fine. Segnarono Tramoni e Moreo, poi Morutan trovò il primo gol dopo l’infortunio. Il mese di marzo si aprì con le due prove più complicate, una dietro l’altra: Sassuolo e Spezia. A Reggio Emilia contro la capolista, il seguito fu impressionante, con il settore ospiti trasformato in un pezzo di Arena: circa 7000 tifosi da Pisa. L’impresa però non riuscì. Il Sassuolo vinse 1-0 e al Pisa restò soprattutto il rammarico per come era maturata. Poi arrivò la trasferta di La Spezia, tesa e piena di episodi. Il Pisa passò avanti con un’autorete, ma si complicò la vita da solo: errore grave di Marin e punizione perfetta di Salvatore Esposito. Nella ripresa Meister segnò il suo primo gol in nerazzurro, ma il Pisa continuò a concedere troppo e a sbagliare nei momenti chiave. Pio Esposito riportò avanti i liguri e Wisniewski chiuse i conti: 3-2. A fine febbraio il margine sullo Spezia si ridusse a tre punti e anche lo scontro diretto iniziò a pesare dalla parte dei liguri. Dopo la sconfitta di La Spezia, sulla carta, la corsa alla Serie A sembrò riaprirsi. In realtà, una fetta decisiva di stagione si giocò prima ancora del fischio d’inizio, nelle scelte dei due staff. Il Pisa decise di non rischiare Moreo, fermato da un semplice affaticamento. Scelta prudente, con un effetto immediato: Moreo rientrò subito in gruppo e tornò presto disponibile. Lo Spezia, invece, fece l’opposto. Forzò il recupero di Salvatore Esposito, già acciaccato, mandandolo in campo con una fasciatura evidente. Una scelta che pesò: il centrocampista, uomo chiave per D’Angelo, si fermò poi per un mese. Due strategie opposte, due conseguenze opposte. Da lì il Pisa ripartì e tornò a impostare il ritmo. Nel turno successivo lo Spezia rallentò, bloccato dal Cesena. Il Pisa, al contrario, tornò subito a vincere: 3-1 al Mantova, con doppietta di Tramoni e gol di Caracciolo. Il vantaggio risalì a +5. Poi i liguri inciamparono anche contro il Brescia e i nerazzurri sfruttarono l’inerzia. A Cosenza bastò un tempo per mettere la partita in cassaforte: 3-0 già all’intervallo, con la rovesciata di Touré, la punizione di Angori e un’altra rete di Moreo. Il distacco salì a +8. In poche giornate lo Spezia finì per cancellare quanto aveva costruito fino a quel momento, mentre il Pisa rimise un margine pesante tra sé e gli inseguitori.
APRILE E MAGGIO, E’ SERIE A – Il Pisa inciampò ancora contro il Modena. All’Arena finì 1-2 e i gialloblù si confermarono la vera bestia nera della stagione, con due vittorie su due. Il vantaggio si ridusse a cinque punti, ma lo Spezia sbagliò ancora e il Pisa no. A Reggio Emilia, con 3.500 tifosi al seguito, la squadra di Inzaghi vinse 2-0: gol di Lind e Tramoni, successo netto e pesante. A cinque giornate dalla fine il Pisa aveva sette punti sullo Spezia e tredici sulla Cremonese. La vittoria con la Reggiana fu la numero 20 in campionato, nuovo record nella storia nerazzurra, superando le stagioni 2007-08 e 1948-49. Restava lontano solo il primato del 2009-10, ma il traguardo era ormai lì. Il rinvio della sfida con la Cremonese, deciso dopo la morte di Papa Francesco, cambiò il calendario: il Pisa si ritrovò a giocare ancora in trasferta, a Brescia. E vinse di nuovo. Tramoni e Touré firmarono il 2-1, lo Spezia rallentò ancora e il vantaggio salì al massimo stagionale: +9. A quattro partite dalla fine bastava poco per festeggiare. Contro il Frosinone, il Primo Maggio, l’Arena si vestì a festa. Coreografie, bandiere ovunque, clima da grande occasione. Il Pisa vinse 1-0 con un gol di Meister, dominando. Ma lo Spezia vinse a sua volta e la promozione fu solo rimandata. La Serie A passò ancora da Bari. Come era già successo negli anni precedenti con altre squadre, fu la Puglia a incrociare il destino di chi aspetta la gloria. Il Pisa arrivò a quella partita con quasi tutte le combinazioni a favore: bastava un punto, o anche una sconfitta con mancata vittoria dello Spezia. A Bari perse 1-0 contro una squadra che giocò alla disperata. Ma a Reggio Emilia la Reggiana batté lo Spezia 2-1. Fu quello il risultato che chiuse il cerchio. Il Pisa tornò in Serie A dopo 34 anni. Anche perdendo. In città esplose la festa. Incontenibile Alexander Knaster dopo il match. “Sono molto felice, è un grande risultato, ma è solo l’inizio del nostro percorso – disse il patron ai microfoni di 50 Canale -. Abbiamo passato il primo step, ma ora tocca al secondo step. Sono molto felice del lavoro della dirigenza, di Giuseppe e Giovanni Corrado, del direttore Vaira. Grazie anche ai tifosi, sia i vecchi che quelli che arriveranno. Importante è stato anche il lavoro del Comune. All’inizio è stato difficile, ma poi c’è stata grande comunione di intenti. Aspettiamo la squadra allo stadio”.

DA MAGGIO A FINE GIUGNO: CAMBIO DELLA GUARDIA, IL CLAMOROSO ADDIO DI INZAGHI – Il 5 maggio Pisa si risvegliò in Serie A, nonostante la sconfitta di Bari. La promozione aprì giorni lunghissimi di festa, proseguiti fino all’ultima gara contro la Cremonese. In quel clima iniziarono però a circolare le prime voci su un possibile addio di Filippo Inzaghi. Il tecnico rassicurò inizialmente l’ambiente, ma a metà maggio l’ipotesi tornò d’attualità. Per alcune settimane società e allenatore smentirono, poi il 28 maggio arrivò la conferma pubblica della separazione, ufficializzata il 13 giugno. Le versioni delle parti non coincisero del tutto e in città rimase molta amarezza per l’addio del simbolo della promozione. A quel punto si aprì il casting per il nuovo allenatore. Vennero valutati diversi profili italiani e anche piste estere. Ci furono contatti con Mario Frick e soprattutto con Matias Almeyda, che però scelse il Siviglia. Definita la risoluzione con Inzaghi, costata al Palermo circa 900 mila euro, il Pisa sciolse i nodi: la scelta ricadde su Alberto Gilardino, ufficializzato il 26 giugno. Alla presentazione, Gilardino parlò di continuità parziale con il lavoro precedente, rendendo omaggio a Inzaghi ma chiarendo l’idea di costruire una propria identità.

L’ESTATE NERAZZURRA E IL CALCIOMERCATO PIU’ DIFFICILE DI SEMPRE – Il Pisa si è affacciato per la prima volta in Serie A e il salto di livello ha reso il mercato estivo il più difficile degli ultimi 34 anni. La società si è mossa con prudenza, consapevole di dover conquistare credibilità. Il ritiro non si è svolto a Bormio, indisponibile per i lavori olimpici, e è stato scelto Morgex. In più è stata organizzata una tournée in Germania contro Bayer Leverkusen e Augsburg, con test di livello che hanno riportato a un’aria “da grandi”. I primi acquisti sono stati Isak Vural e Mateus Lusuardi dal Frosinone, operazione che poi è stata quantificata in 7,1 milioni. Si scoprirà solo in seguito dal bilancio la vera ripartizione dei prezzi dei due calciatori. Prima del ritiro però sono arrivate due tegole: Vural e Coppola si sono infortunati, con Coppola che si è dovuto operare. A fine giugno il Pisa ha preso Kandje Mbambi dal Gent per 380mila euro, legandolo fino al 2028. Dopo il raduno del 7 luglio è arrivato anche Giacomo Maucci, talento 2007 preso da svincolato dal Brescia fallito, con contratto fino al 2029. È tornato Nicolas come terzo portiere e si è aggiunto Daniel Denoon dallo Zurigo, in prestito con obbligo per 500 mila euro. A Morgex hanno raggiunto il gruppo anche Simone Scuffet, acquistato a titolo definitivo dal Cagliari, e Akinsanmiro dall’Inter, in prestito con diritto e controriscatto. Gilardino ha iniziato a costruire il suo Pisa con il 3-4-2-1, provato nei test con Valle d’Aosta, Bra e Pro Vercelli passando solo a inizo campionato al 3-5-2. Rispetto all’anno prima la rosa è sembrata un cantiere: sono mancati ancora titolari in ruoli chiave. Prima della Germania c’è stata anche l’amichevole con l’Empoli, vinta 3-2. In tournée il Pisa ha perso 3-0 col Leverkusen, ma ha mostrato segnali migliori nella ripresa. Con l’Augsburg è arrivato un 2-2 giocato a viso aperto, risultato che ha dato morale e ha accompagnato l’arrivo di Michel Aebischer dal Bologna, preso in prestito con obbligo condizionato alla salvezza per 4,5 milioni. In quel periodo è arrivato anche Juan Cuadrado da svincolato, colpo d’esperienza dopo il mancato arrivo di alcuni obiettivi. Gli affari sfumati infatti hanno segnato l’estate. Sono saltati Simeone e Zerbin dal Napoli, dopo mesi di contatti e dichiarazioni. In difesa è sfumato Jamil Siebert per distanza sul prezzo. E si è trascinata la telenovela argentina per il centrale Troilo, che è sembrata chiusa più volte ma poi è saltata sul finale con l’inserimento del Parma. Altri profili sono stati sondati senza arrivare al traguardo. Il Pisa ha reagito aggiungendo tasselli importanti: Mbala Nzola dalla Fiorentina in prestito oneroso con diritto e controriscatto, e poi Giovanni Bonfanti dall’Atalanta in prestito con diritto e obbligo in caso di salvezza. Nel finale sono arrivati due colpi diversi: Calvin Stengs dal Feyenoord in prestito con obbligo a 5 milioni e Lorran dal Flamengo, in prestito oneroso con diritto che è diventato obbligo in caso di salvezza, con percentuali sulla futura rivendita. L’ultimo innesto è stato Raúl Albiol, scelto per dare guida e mestiere alla difesa. In parallelo la società ha sfoltito: ha fatto molte cessioni, soprattutto in prestito, per far crescere i giovani. E c’è stato l’addio di Alexander Lind, che è tornato in Danimarca per motivi personali, salutando con una lettera che ha lasciato molto dispiacere alla piazza. Sul piano economico il Pisa ha speso subito circa 13,5 milioni tra acquisti definitivi e operazioni già impostate, e ha costruito il resto con prestiti con diritto o obbligo. Alla fine dell’estate la rosa si è presentata più esperta e più profonda, con innesti di qualità e scommesse giovani. E l’obiettivo è rimasto uno: la salvezza, senza compromettere il futuro.

SETTEMBRE DI ESORDI – A chiusura del mercato il Pisa ha iniziato la sua Serie A dentro un calendario durissimo e, mentre il mercato si è chiuso, ha dato subito l’idea di non voler fare la comparsa. All’esordio a Bergamo con l’Atalanta, la squadra di Gilardino ha giocato a viso aperto contro una delle realtà più forti. Nel primo tempo ha messo in difficoltà la squadra di Juric. Poi, a inizio ripresa, ha vissuto un quarto d’ora complicato, con l’Atalanta che ha alzato ritmo e qualità e ha trovato il pari con Scamacca. Il Pisa però ha retto, è rimasto dentro la partita e ha portato a casa uno storico punto, grazie anche a un autogol. Alla seconda giornata è arrivata la Roma all’Arena, con una corsa contro il tempo per rendere lo stadio pronto: alla fine l’esordio in casa si è fatto. In campo, però, ha vinto la Roma 0-1. Il Pisa ha giocato bene per almeno un tempo e ha messo in difficoltà i giallorossi, andando anche a tratti alla pari. Hanno pesato due occasioni iniziali non sfruttate da Meister, mentre la Roma ha colpito con Soulé (un secondo gol è stato annullato dal Var per un tocco di mano). Nel finale c’è stato l’assedio nerazzurro e ha debuttato anche Stengs. Dopo due prove incoraggianti contro avversari superiori, all’Arena è arrivata l’Udinese, teoricamente più alla portata. Ed è lì che sono emersi i limiti offensivi che hanno accompagnato il Pisa per tutta l’ultima parte del 2025: quando la partita si è chiusa e le difese si sono abbassate, è mancato il colpo. L’Udinese ha vinto 0-1 con un gol di Bravo nel primo tempo. Nella ripresa il Pisa ha reagito e avrebbe meritato il pareggio, ma ha pagato errori pesanti sotto porta, soprattutto di Meister e in generale del reparto avanzato. Alla quarta giornata i nerazzurri sono andati a Napoli dai campioni d’Italia e, paradossalmente, hanno fatto una delle migliori prestazioni dell’avvio di stagione. Hanno perso 3-2 una partita rocambolesca, ma hanno giocato senza paura e hanno avuto anche episodi contrari, con due rigori non concessi. Il Napoli è passato con Gilmour, poi Nzola ha pareggiato su rigore. Un’ingenuità ha portato al 2-1, quindi Lucca ha segnato il 3-1 con un gol da attaccante vero. Al 90’ Lorran ha riaperto tutto con il 3-2. Risultato stretto per quello che si è visto. In mezzo è arrivata anche l’eliminazione in Coppa Italia a Torino, poi all’Arena si è giocato il derby con la Fiorentina. I viola hanno attraversato un periodo nero e, a fine anno solare, finiranno ultimi, ma sul gioco i nerazzurri hanno fatto meglio, soprattutto nella ripresa. È finita 0-0, tra pali, episodi e nervi. Il Pisa ha colpito due legni con Nzola e Cuadrado, a Meister è stato annullato un gol splendido e ha fatto discutere un rigore non assegnato, con un tocco di mano di Pongracic a braccio largo rimasto senza intervento del Var. Una partita rubata.

OTTOBRE – A ottobre il Pisa ha vissuto un mese pieno di scossoni, tra cadute pesanti, primi segnali di maturità e un contesto esterno complicato. Dopo il derby con la Fiorentina, i nerazzurri hanno affrontato il Bologna in una gara che si preannunciava difficile, ma nessuno si aspettava una goleada. Invece è arrivato uno dei passaggi a vuoto più netti della stagione. Il Pisa non è mai riuscito a incidere, ha perso quasi tutti i duelli, soprattutto sulle fasce, e anche in mezzo ha sofferto. Dopo l’iniziale vantaggio rossoblù, Touré si è fatto espellere per un fallo pesantissimo da chiara occasione da gol e ha spalancato la strada al 2-0. Da lì la partita è scivolata via: 3-0 all’intervallo e poi goleada nella ripresa per il 4-0 finale. A fine gara ha esordito in Serie A anche Buffon. E Cuadrado, con la squadra, è andato a scusarsi sotto il settore dei tifosi nerazzurri. La sosta è servita per rimettere insieme i pezzi e guardare allo scontro diretto col Verona. Con il Verona è arrivata la prima vera sfida salvezza. Nei giorni precedenti, sul piano societario, si è sbloccata una notizia importante: per il nuovo centro sportivo è stata scelta IngFerrari come general contractor e direttore dei lavori. Corrado lo ha definito “un momento storico” per il calcio pisano e per la città. In campo però la partita è stata brutta, una gara da paura e freni tirati. È finita 0-0, con il Pisa che ha prodotto poco e il Verona appena più intraprendente. La prima vittoria è rimasta lontana per entrambe, e la sensazione è stata di un’occasione persa più che di un punto guadagnato. A peggiorare il clima è arrivato anche un fatto grave: prima della partita i tifosi del Verona sono arrivati fino allo stadio eludendo la sorveglianza e sono entrati in contatto con i tifosi del Pisa. La risposta istituzionale è stata durissima: tre mesi di stop alle trasferte per entrambe le tifoserie. Da lì sono partiti esposti e ricorsi, con una battaglia legale che ha accompagnato le settimane successive. In quel contesto il Pisa è andato a Milano, ma la trasferta ai tifosi nerazzurri è stata vietata dopo che inizialmente era stata considerata libera. Tra disagi e biglietti annullati è scoppiato il caos. In campo, però, la squadra di Gilardino ha tirato fuori una prova enorme e ha strappato un punto storico a San Siro. Dopo un primo tempo chiuso sotto per il gol di Leao, il Pisa ha reagito e ha pareggiato su rigore trasformato da Cuadrado. Il Milan ha colpito una traversa e ha sprecato occasioni pesanti, ma il Pisa ha resistito e sul finale ha trovato perfino il 2-1 con Nzola, sul filo del fuorigioco. Nel recupero, però, Athekame ha firmato il 2-2. Un pareggio che è entrato nella storia: 34 anni dopo, il Pisa è tornato a San Siro e ha portato via un risultato enorme. L’ultima partita del mese è stata contro la Lazio. Nel primo tempo l’equilibrio ha retto, con il Pisa che ha mostrato un buon ordine tattico e ha limitato la squadra di Sarri. Nella ripresa i nerazzurri sono cresciuti, hanno tagliato rifornimenti e hanno fatto la partita, ma il gol non è arrivato. È stato comunque un punto utile, anche perché le rivali dirette hanno perso e il Pisa si è ritrovato al diciassettesimo posto. In piena zona salvezza e col morale altro dopo i pareggi contro Milan e Lazio. Fuori dal campo, intanto, il club si è trasferito dalla Sesta Porta alla nuova sede delle Officine Garibaldi.

NOVEMBRE – A novembre il Pisa ha vissuto il momento migliore della sua stagione, per risultati e qualità del gioco. Il mese si è aperto a Torino con una prestazione di spessore. Il Pisa ha pareggiato 2-2 al termine di una gara intensa, nella quale ha dominato a lungo e ha avuto anche il rammarico di non averla vinta. Moreo ha segnato due volte, prima con un sinistro e poi su rigore, portando i nerazzurri sul 2-0. In pochi minuti però il Torino ha rimesso tutto in equilibrio con Simeone e Adams. In mezzo sono arrivate due traverse per parte. Nella ripresa il Pisa ha giocato meglio dei granata, senza però trovare il colpo decisivo. È stato comunque un altro passo avanti evidente. La partita successiva contro la Cremonese è diventata una data storica. Il Pisa ha ottenuto la prima vittoria in Serie A dopo 12.598 giorni. Ha vinto grazie a una prestazione solida, soprattutto nel primo tempo, dominato ma senza riuscire a chiuderlo. Nel momento più complicato della gara si è acceso Tramoni, che dopo una splendida azione ha servito Touré per il gol decisivo. Sono arrivati così i primi tre punti in A e si è spezzato un tabù lungo decenni. Alla sosta sono rimaste da valutare le condizioni di Cuadrado e Akinsanmiro, usciti acciaccati. Il Pisa è tornato in campo con fiducia e ha affrontato il Sassuolo al Mapei Stadium. È finita con un pareggio entrato nella storia. Dopo pochi secondi infatti è arrivato il rigore più veloce mai visto in Serie A, trasformato da Nzola. Due minuti dopo però Matic ha pareggiato. Primo tempo equilibrato, con buone iniziative nerazzurre. Nella ripresa Meister ha trovato il 2-1 dopo una grande azione personale su lancio di Moreo, ma Thorstvedt ha gelato ancora il Pisa. Sono scappati altri punti, ma è arrivato anche un record: co sei risultati utili consecutivi è la seconda striscia positiva più lunga della storia nerazzurra in Serie A. L’ultima gara del mese è stata contro l’Inter. È finita 0-2, ma il Pisa ha messo paura ai vicecampioni d’Europa per oltre un’ora. Nel primo tempo ha giocato alla pari, con Piccinini e Meister vicini al gol. Nella ripresa l’Inter ha colpito con Lautaro, che ha sbloccato la gara. Gilardino ha provato il tutto per tutto passando al 4-2-4, ma ancora Lautaro, servito da Barella, ha chiuso la partita. Prestazione generosa e di qualità, ma l’Inter si è dimostrata più cinica.

DICEMBRE – Si è arrivati così all’ultimo mese del 2025. Un mese pesante, senza entrare troppo nel dettaglio delle singole prestazioni, chiuso con un solo punto in quattro partite. Un bilancio che ha reso evidente la necessità di intervenire sul mercato. Parallelamente sono partiti anche i lavori del nuovo centro sportivo. IngFerrari ha preso possesso dell’area e il Pisa ha iniziato a piantare i primi cipressi. La posa della prima pietra è stata rinviata all’inizio del 2026, con una cerimonia che si è annunciata simbolica e suggestiva. Sul campo il mese si è aperto male. Contro il Parma è arrivata una sconfitta 0-1 in uno scontro diretto. Ha pesato anche l’espulsione di Nzola, poi squalificato per tre giornate. L’attaccante è partito per la Coppa d’Africa, ma la sua assenza si è fatta sentire, soprattutto nella gara successiva. A Lecce è arrivato un altro passaggio a vuoto: sconfitta 1-0 in un’altra sfida salvezza. Così la partita di Cagliari è diventata quasi un dentro o fuori. Il Pisa ha dominato per lunghi tratti, ma ha pagato un calo di dieci minuti che ha vanificato quanto costruito. È finita 2-2.Alla Unipol Domus il primo tempo è stato equilibrato, con il Pisa più convinto. Tramoni ha sbloccato la gara con il suo primo gol stagionale su rigore. Nella ripresa però il Cagliari ha alzato ritmo e tra il 59’ e il 70’ ha ribaltato tutto con Folorunsho e Kilicsoy. Nel finale Moreo ha trovato il pareggio su assist di Leris e il Pisa ha evitato la sconfitta. L’ultima gara dell’anno è stata contro la Juventus. È finita 0-2 per i bianconeri, ma dopo un’ora in cui il Pisa ha colpito due pali e ha messo in difficoltà un avversario di livello altissimo. Il mese si è chiuso così e questa prima parte di stagione anche, con 11 punti in 17 partite. A fine dicembre è cresciuta l’attesa per il mercato: serviranno rinforzi immediati, almeno tre o quattro, perché senza un cambio di passo sarà difficile pensare alla salvezza.



