Il Pisa studia per diventare grande. La vittoria con il Benevento restituisce ai giocatori la fiducia nei propri mezzi, quando alle porte arriva il momento più delicato della stagione, ma anche a D’Angelo la possibilità di sfruttare al meglio i suoi moduli fluidi, cucendo addosso ad alcuni elementi una variante tattica dimostratasi efficace. Rispondiamo anche a una “stupida” domanda.
DAL 4-3-1-2 AL 3-4-2-1 – Ad uno sguardo superficiale ieri la formazione nerazzurra sembrava giocare con un 4-3-1-2 contro il Benevento. Il solito quartetto dietro, il solito trio di centrocampo e Morutan dietro la coppia d’attacco formata da Moreo e Gliozzi. Niente di più sbagliato. Ci ha messo un po’ a carburare il Pisa in fase offensiva, questo è vero, ma dietro le direttive erano molto chiare. A Touré, questa volta, il compito di arretrare come un terzino, dando più spazio alla fase difensiva, rispetto ai soliti inserimenti sulla linea dei trequartisti. A Esteves il compito di salire e coprire tutta la fascia sinistra, sfornando con molta probabilità la sua migliore prestazione stagionale. A Calabresi il compito di giocare come terzo difensore centrale, con meno libertà di offendere, ma maggiori compiti difensivi. Inoltre Barba e Caracciolo si son invertiti di posizione rispetto al solito, con Barba più centrale e Caracciolo difensore centrale di sinistra. Tutte mosse rivelatesi efficacissime. Se Moreo e Gliozzi hanno dimostrato ancora di dover lavorare meglio sulle sovrapposizioni tra trequarti e attacco, lasciando troppo allargato a destra Morutan, nella ripresa l’ingresso di Tramoni e Torregrossa ha fatto decollare anche il reparto offensivo, con inserimenti e verticalizzazioni d’alta classe. Chapeau a D’Angelo.
I NUMERI – Ancora una volta siamo qui a parlare di numeri, per suffragare alcune situazioni. D’Angelo ha già smentito una importante statistica. D’Angelo ha già vinto la sua battaglia, anche solo per essere in lotta per un posto al sole nella griglia degli spareggi. Nella storia del campionato cadetto infatti, l’84% delle squadre che hanno perso una finale l’anno precedente, la stagione successiva sono usciti dalla lotta playoff, retrocessi o, addirittura, falliti entro tre anni. Non è, fortunatamente, il caso del Pisa, a cui ora serve uno sforzo in più per entrare nella leggenda. I numeri del Pisa di D’Angelo, per quanto ne vogliano i suoi detrattori, sono da lotta alla promozione diretta. Nelle ultime 24 giornate infatti, tolto il solito Frosinone coi suoi 50 punti, il Genoa ha ottenuto 46 punti, il Sudtirol 44, il Pisa 43, con ben 11 vittorie, 10 pareggi e solo 3 sconfitte e, nonostante i difetti (speriamo finalmente corretti) di subire troppi gol nei primi 45 minuti, con la terza miglior difesa.
QUELLA DOMANDA COSI’ “STUPIDA” – Ed ecco che, puntuale come un orologio svizzero, arriva la solita domanda, sussurrata in tribuna in un orecchio: “Il Pisa di quest’anno è più forte del Pisa dell’anno scorso o più debole?” La risposta, spesso e volentieri, non tiene conto della realtà che ci circonda, limitandosi ad analizzare, secondo un punto di vista alterato, solo la rosa in essere, per altro in maniera sbagliata. Proviamo a rispondere su tre livelli a questo quesito. Innanzitutto sì, a conti fatti il Pisa è più forte dello scorso anno. La difesa è più numerosa e potenzialmente più in grado di offrire svariate strategie con Barba e Rus, anche se Esteves e Calabresi forse oggi non valgono il top Birindelli (bisogna essere onesti), ma il portoghese potenzialmente può diventare molto più forte dell’ex ‘giovane veterano’. A centrocampo c’è stata una crescita esponenziale di Marin, Touré è molto più continuo dell’anno scorso e la società si è limitata a sostituire le riserve. Ad ogni modo, il reparto è cresciuto. In attacco e sulla trequarti invece non c’è paragone. Moreo e Gliozzi valgono tranquillamente Puscas e Lucca. Per altro Gliozzi ha segnato più del doppio delle reti fatte a Genoa dall’ex attaccante nerazzurro (9 contro 4), ma ha anche dimostrato di essere più continuo di Lucca (che si è fermato a 6 reti dopo le prime giornate, non riuscendo più a far gol per tutto il campionato scorso, non dimentichiamolo). Moreo non è ancora al top, ma lo dimostrerà nel finale di stagione. Tramoni e Morutan valgono sicuramente molto di più di Benali. A dirlo sono tutti i numeri su assist e gol. E poi c’è Torregrossa che oggi è di proprietà. Ad ogni modo in avanti la squadra è profondamente diversa rispetto al passato e solo chi è in malafede potrebbe affermare che la squadra “è meno forte” della scorsa stagione. Questo ci porta a rispondere anche da un altro punto di vista. “Esistono anche gli avversari”. Non dobbiamo dimenticare che il campionato di quest’anno è molto, molto più difficile dell’anno scorso. Proprietà più ricche, squadre più forti. Lecce e Cremonese avevano organici molto meno performanti di Genoa e Frosinone che, probabilmente, andranno su dalla porta principale. La lotta in alta quota è molto più serrata e anche chi è al settimo od ottavo posto, inserito in un contesto playoff, può davvero far male, come Parma o Palermo. Anche le neopromosse sono molto più agguerrite della passata stagione. Ecco perché dobbiamo guardare al di là del nostro naso. E’ cambiato il campionato e non si può giudicare tutto con i punti in classifica, bisogna aprire gli occhi (e il cervello). Infine la terza cosa da considerare per rispondere è la “Zavorra Maran”. Quelle sei gare peseranno fino alla fine, ma ormai dovremmo averlo accettato, come dobbiamo accettare che il Pisa di D’Angelo non possa sempre e solo fare miracoli, vincendo tutte le partite. Era ampiamente pronosticato un altro piccolo calo, per altro gestito molto meglio rispetto alla crisi d’inizio stagione. Come si fa a non essere soddisfatti di giocarsi la promozione in Serie A per il secondo anno di fila? E c’è ancora chi parlava, fino a ieri, di salvezza…