C’è un modo semplice per raccontare Cagliari-Pisa: I nerazzurri hanno fatto una partita che, per larghi tratti, dice che la squadra “c’è”. E nello stesso tempo hanno confermato diverse costanti. Intanto non ci si può più permettere quei vuoti improvvisi, quei 15-20 minuti in cui smetti di stare dentro la gara e lasci che sia l’avversario a decidere ritmo, poi si paga troppo la mancanza di qualità in determinate zone del campo. Bene il punto in un campo difficile, come ha ricordato Gilardino, ma non cancella l’amaro in bocca e una classifica che continua a essere complicata. Serve anche più coraggio in alcune scelte.
LE SCELTE DI GILARDINO – Il tecnico ha optato per una mezza rivoluzione cambiando metà squadra, una mossa che ha funzionato nel primo tempo. Un modo per cercare energie nuove, ma anche un segnale al gruppo, di rimanere sul pezzo dal punto di vista mentale. E infatti l’approccio è buono. Nel primo tempo il Pisa non si limita a difendersi: tiene campo, arriva, costruisce le occasioni migliori. Ha pure il momento in cui capisce che il Cagliari può far male — la palla lunga, il giro di Gaetano vicino al palo — ma poi prende le misure e inizia a spingere davvero. E poi cosa è successo?
I TRE GRAVI ERRORI DEL PISA – Al Pisa però spesso le cose buone non bastano. In questa categoria ti serve precisione, concentrazione. Tramoni, prima del gol, ha sprecato una grossissima occasione. Ed è stato uno dei migliori, risultando comunque freddo e sbloccandosi. Eppure, anche con l’1-0, resta la sensazione che il Pisa avrebbe potuto arrivare all’intervallo con qualcosa in più. Però finché la partita rimane nei binari del primo tempo, il Pisa tiene. Semper praticamente non è chiamato a miracoli, la difesa regge. Nel secondo tempo però cambia tutto. Il Cagliari diventa improvvisamente una montagna da scalare, ma per tre errori determinanti la regala il Pisa. Prima di tutto la squadra, per l’ennesima volta, soffre i cambi di ritmo. Perché il Pisa va in blackout proprio quando l’avversario cambia ritmo? Non è la prima volta, non è un episodio isolato. Sta diventando una firma. Ed è un problema serio, perché in classifica quei minuti lì diventano punti buttati. Secondariamente sono arrivate due distrazioni enormi e i gol presi fanno male per come arrivano. Il primo, quello di Folorunsho, nasce da un inserimento in mezzo all’area che non dovrebbe essere così facile, soprattutto quando sei piazzato. Se ti bucano centralmente così, significa che per qualche minuto sei stato scollegato. E quando succede, la partita ti scappa. Così dieci minuti dopo arriva il gol di Kilicsoy. Il terzo errore lo fa Gilardino che aspetta il 73′ per il primo cambio. Davvero troppo tardi.
CAMBI TARDIVI MA EFFICACI E MOREO UOMO SIMBOLO – Peccato perché lo stesso Gilardino ha rivendicato i cambi che sono, effettivamente, risultati positivi. “Energia e linfa i cambi, sono molto soddisfatto”. E non ha torto, perché l’azione del 2-2 è l’immagine della partita: Leris entra e porta velocità e idee, Moreo entra e dà peso, cattiveria e un modo diverso di attaccare l’area. Proprio i due giocatori erano entrati un quarto d’ora prima. Moreo, oggi, è anche un simbolo. Perché segna il terzo gol stagionale, diventa capocannoniere della squadra, e lo fa entrando dalla panchina. È una domanda che resta lì: quanto può essere utile dall’inizio, in certe partite?
SCONTRI DIRETTI BUTTATI – Era un periodo preziosissimo in cui cercare di fare punti pesanti, invece Lecce, Parma e Cagliari hanno prodotto un solo punto. Tre partite che contano, tre scontri che pesano, e alla fine un punto. È troppo poco. Non basta dire “campo difficile” o “buona reazione” se poi il bilancio è così. Bisogna guardare in faccia la realtà: con questi numeri diventa davvero difficile salvarsi.
E POI C’E’ LORRAN – Entra pochi minuti e si vede. Tocchi rapidi, scelte pulite, un destro che sfiora il palo. Ma soprattutto dà la sensazione di poter cambiare i ritmi, di poter accendere una giocata quando gli altri sono stanchi. Se questo è il livello, una chance vera la merita. Non per moda, non per “fantasia”, ma per esigenza. Che abbia qualità è fuori di dubbio. Il Pisa ha bisogno di qualcuno che, quando la partita si blocca, non faccia sempre la stessa cosa. Lorran è imprevedibilità e adesso la situazione impone che venga schierato anche dal primo minuto.
E ADESSO? PIU’ CORAGGIO E IL MERCATO – Il Pisa ha mostrato segnali buoni, ma continua a pagare gli stessi errori. E gli errori, in questa categoria, costano doppio perché ti spostano la classifica e ti sporcano anche la percezione del mercato. Se inizi a dare l’idea di una squadra che concede blackout e regala punti, diventi meno appetibile, e per portare dentro gente pronta devi convincere di più, spesso anche spendendo di più. Adesso c’è la Juve, ma se concedi quei 15 minuti di buio ti ammazzano. Se vuoi restare attaccato alla corsa salvezza, devi smettere di regalare pezzi di partita. E ora devi veramente guardarti intorno perché il mercato sembra davvero l’unica soluzione per raggiungere la salvezza. Ma soprattutto, serve coraggio. Da parte della squadra, da parte dell’allenatore. Un guizzo, un tentativo di sbaragliare le carte. Giocare anche in maniera più offensivista. Non c’è una posizione da difendere, ma ci sono punti da fare. E vanno fatti.



