L’ex presidente Roberto Posarelli, presente al premio Romano Fogli, organizzato dall’Opera della Primaziale, ricorda il passato e commenta il ritorno del Pisa in Serie A in una intervista personalizzata che ci ha gentilmente concesso.
Presidente, questa promozione sembra chiudere un cerchio. Si può dire che anche voi, ormai 30 anni fa, avete gettato le basi?
«Sì, è normale pensarlo. Nel calcio i risultati si costruiscono nel tempo. Noi, dopo l’era Anconetani, fummo i primi a tentare una ripartenza vera. Ci arrivammo vicini: a un minuto dalla B. E quello rimane il nostro rimpianto».
Cosa successe dopo?
«La piazza aveva forse bisogno di novità. Chi venne dopo di noi aveva più risorse, ma fece scelte sbagliate. E il Pisa si trovò in mano a persone che, col senno di poi, non erano all’altezza».
Poi arrivò la famiglia Corrado.
«Sì, e portarono finalmente una svolta. Il primo anno fu durissimo, con la retrocessione, ma avevano una struttura. E con scelte mirate, hanno ricostruito. Quest’anno hanno fatto qualcosa di grande. La promozione ha premiato loro, ma anche una tifoseria che aspettava da tanto».
Come ha vissuto questo ritorno in A da ex presidente?
«Non ho potuto venire spesso allo stadio, ma ho seguito tutto, in TV e sui giornali. E lo abbiamo vissuto nel nostro vecchio gruppo: siamo ancora tutti tifosi del Pisa. Sabatini, il segretario, l’abbiamo scelto noi. È ancora lì. Qualcosa di buono l’avevamo fatto».
In effetti la vostra gestione e quella di Battini oggi sono rivalutate.
«Sì, e penso sinceramente che non ci meritavamo certe contestazioni finali. Una società può mettere soldi e organizzazione, ma poi ci sono le persone: direttori, allenatori, giocatori. E non sempre ci prendi. Ma la colpa cade sempre sulle società».
E ora che Pisa torna in A dopo 34 anni?
«Mi sembra ci sia una struttura solida, idee chiare. Ho parlato spesso con Corrado. Ma serve consapevolezza: non si può pretendere che il Pisa lotti per l’Europa. Sarà una battaglia fino alla fine, come accade a Empoli, Lecce o Verona».
Che Serie A si aspetta?
«Il primo anno sarà il più duro. Se il Pisa riuscirà a salvarsi, per la società sarà un’enorme esperienza. E con le risorse che hanno, possono fare bene».