Abbiamo raccolto le parole del presidente Giuseppe Corrado che ha ritirato il premio Internazionale Romano Fogli in rappresentanza del Pisa Sporting Club. Il presidente ha parlato di tanti temi, fino a quelli di maggiore attualità.

Presidente Corrado, questa promozione ha regalato emozioni forti. Cosa rappresenta per lei e per la città?
“Credo che il pubblico di Pisa offra emozioni uniche. Io sono arrivato qualche anno fa e, sinceramente, la situazione era molto difficile. Non c’era neanche l’acqua negli spogliatoi. Non c’erano campi di allenamento. Il settore giovanile era ridotto a tre squadre. La prima squadra era al limite dell’esclusione: si parlava di una possibile estromissione dal campionato a dicembre. Quindi, molto probabilmente, quella squadra non avrebbe neanche finito la stagione”.

Nonostante questo, lo stadio ha continuato a riempirsi. Come lo spiega?
“Sì, un mese o due dopo il mio arrivo, lo stadio era comunque pieno. Anche in una Serie C complicata. Complicata perché era una Serie C affrontata in condizioni strane. Era una società che doveva ricostruirsi. E per ricostruire, come fanno i contadini, bisogna prima potare. Togliere ciò che non funziona. Solo così, in un terreno fertile come Pisa, puoi seminare e far crescere qualcosa di importante”.

Un progetto che ha richiesto tempo.
“Sì, come nell’agricoltura, ci vuole tempo. Se si vuole costruire valore non bisogna avere fretta. L’ossessione per il risultato immediato spesso porta a errori, a fallimenti. Le squadre che sono salite con noi quell’anno in Serie B oggi sono tornate in Serie C. Noi invece siamo saliti in Serie A. Perché abbiamo avuto di più. Non di meno”.

E adesso il calciomercato…
“Non è ancora partito, partirà a luglio. Vedrete”

E Gilardino?
“Appena potremo daremo l’ufficialità, nel calcio non si sa mai. Non posso dare informazioni ufficiali. Ci sono delle burocrazie, allenatori che devono ancora sciogliere dei legami contrattuali. Serve tempo. Ma quando sarà il momento cruciale, arriverà l’ufficialità”.

Basta cambiare un allenatore o un giocatore per fare la differenza?
“Non sarà mai un allenatore, né un giocatore, a cambiare da solo il corso di un’intera stagione. Per noi è il sistema che deve generare valore. Il problema non è solo sul campo, o solo negli allenatori. È nel sistema stesso”.

Un sistema che, secondo lei, cosa sbaglia?
“A volte dà priorità solo ai fattori economici. Si fanno scelte, anche nei direttori sportivi, che non sono coerenti con la valorizzazione del talento. E poi c’è l’educazione. Io credo che il vero problema dell’Italia non siano gli stranieri che vengono, ma gli italiani che non vanno all’estero”.

Cosa intende?
“Dobbiamo cambiare mentalità. Dobbiamo formare i nostri ragazzi come fanno quelli che vanno a studiare a Londra o a New York. Vanno fuori, si formano, e poi tornano. Invece il sistema italiano li blocca. Il mercato frena le opportunità proprio per gli italiani. Perché molti restano nella loro comfort zone: il modo di vivere, il sistema mediatico, il piacere di essere riconosciuti nel proprio paese… tutto questo ha più peso dell’esperienza all’estero. Ma così si resta indietro”.

E in altri paesi non è così.
“Esatto. L’Inghilterra, la Francia… i loro giocatori giocano ovunque. E diventano più forti. Per questo anche la nostra Nazionale ne risente. Il sistema andrebbe guidato con più razionalità. Con regole, con strumenti, con incentivi. Anche economici. Premi alla valorizzazione dei talenti. Solo così si crea un modello virtuoso”.

Ha ricevuto un premio, oggi. Che significato ha per lei?
“Non lo sapevo, onestamente. Ma è stato emozionante. E penso che questo premio abbia un senso se lo si vede anche come un riconoscimento per chi ha creato una strada. Qui con me oggi c’è l’ex presidente del Pisa. Il passato e il presente del club in un momento difficilissimo.”

E questa promozione è la chiusura di un cerchio?
“È stata la ciliegina sulla torta. Ma ciò che conta è che il Pisa ha oggi un brand di respiro internazionale. Era questo l’obiettivo: ricreare valore, anche sportivo. E in questi sei anni non abbiamo mai corso veri rischi di retrocessione. Solo lo spareggio con il Monza, perso all’ultimo secondo”.

Un momento che poteva lasciare il segno…
“Sì, ma se dovevamo perdere, mi fa piacere averlo perso contro il dottor Berlusconi. Una persona con cui ho condiviso tanti anni di lavoro e che meritava quel successo. Dopo quella delusione abbiamo fatto una scelta: ripartire, puntare sui giovani. Perché perdere uno spareggio rischia di lasciare strascichi pesanti, anche psicologici. Invece abbiamo tenuto due o tre giocatori giovani, li abbiamo fatti crescere, e alla fine ce l’abbiamo fatta”.

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018