Ospite della puntata 293 di Finestra sull’Arena, Claudio Sclosa ha raccontato con emozione i suoi ricordi legati al Pisa e ha analizzato il momento dei nerazzurri in vista della sfida con la Lazio, altra ex squadra del centrocampista che ha giocato anche nel Torino. Un’intervista intensa, piena di memoria e passione, in cui si è parlato di calcio, di legami profondi e anche della Serie A di oggi.
Claudio, hai giocato a Torino, Bologna, Lazio e Pisa. Come vedi queste squadre oggi?
“Tutte e tre secondo me non sono partite benissimo per quanto riguard i risultati. Per quanto riguarda il gioco, sicuramente qualcosa hanno dimostrato, nel senso che sono tre squadre alle quali sicuramente gli infortuni hanno creato un po’ di problematiche. Lo stesso calendario non è stato facile riguardo a Torino e Pisa. Comunque io credo che siano tre squadre ad essere in salute, che stanno facendo un discreto campionato. È ancora corto, vediamo che anche davanti non è che viaggino a ritmi elevati. Secondo me quest’anno sarà un campionato all’insegna dell’incertezza. È chiaro che le situazioni sono diverse per le squadre, Pisa è neopromossa, quindi sicuramente deve ambientarsi in questo campionato che è molto difficile e molto diverso dalla Serie B. Secondo me innanzitutto bisogna guardare e capire da queste settimane che mancano a gennaio cosa può essere d’aiuto. Ripeto il concetto di prima, non è facile in questo campionato passare dalla Serie B alla Serie A. Secondo me l’hanno fatto nella maniera giusta, cercando di portare avanti un’idea. Hanno un nuovo allenatore che secondo me è molto valido, quindi bisogna dargli un po’ di tempo per capire esattamente cosa possano diventare. Vorrei citare l’anno scorso il Como, che non partì benissimo pur avendo un’ottima intelaiatura. A gennaio fece delle varianti e sicuramente ha fatto un campionato importante e poi quest’anno sta dimostrando di essere una squadra forte. Io andrei molto calmo e cauto nei giudizi, soprattutto all’inizio, soprattutto in questo campionato che è un po’ diverso dagli altri anni. Anche le prime non viaggiano spedite, non c’è questa differenza tra le prime e le ultime, quindi è un campionato ancora da decifrare secondo me”.
Torniamo indietro. Che ricordo hai di Pisa?
“Pisa secondo me è stata un’età importante per la mia carriera, diciamo la seconda carriera. Nel senso che io nascevo centrocampista, poi per varie situazioni mi sono sempre adattato da buon soldatino a fare l’esterno difensore aggiunto. Non giocavo mai nel mio ruolo, finché con Simoni, prima di una trasferta a Pescara, mancava Giovannelli e mi chiese: “fra te e Cuoghi, chi è che ha fatto il centrocampista?”. Io dissi: “negli anni ho fatto sia il play che anche centrocampista”. Quindi dissi: “se lei mi facesse giocare lì ritroverebbe un altro giocatore”. Così è stato. A Pisa sono grato per il fatto di avermi riportato a giocare nel ruolo naturale. Poi penso che quell’anno là, indimenticabile, quello della Serie B (1986-87), sia stato importante sia per vicissitudini e problematiche societarie, ma soprattutto il fatto che a Pisa sono rinato. A Pisa è nata mia figlia. Oltre al legame calcistico c’è un legame profondo anche con la città, dove mia moglie e mia figlia siano stati divinamente bene. Per me è un ricordo indelebile. E abbiamo fatto, secondo me, un grande exploit. Alla fine del girone d’andata avevamo solo quattro punti sulla quart’ultima, e siamo riusciti ad arrivare in Serie A. La squadra è stata completata nei mesi successivi. Da quando siamo riusciti a partire da gennaio con tutto l’organico, secondo me abbiamo fatto una grande cosa”.

Ma cosa c’aveva Pisa? Perché quando si parla con voi ex, viene sempre fuori questo affetto particolare?
“Io ricordo sempre l’attaccamento della squadra. E poi, al di là di quegli anni, il Pisa ha avuto tanti problemi, fallimenti… però il tifo e la tifoseria e l’attaccamento alla squadra c’è sempre stato. E credo che sempre ci sarà. Queste cose i giocatori le percepiscono. Noi in quel periodo là… non dimentichiamoci che sembrava un film. A tre domeniche dalla fine, se avessimo vinto a Cagliari, potevamo gestirci meglio. Ma per farla ancora più bella, abbiamo perso a Cagliari. E nelle ultime due partite avevamo la Lazio che si doveva salvare – era uno squadrone – e la Cremonese che non aveva mai vinto. Abbiamo fatto due finali di Champions. Ogni tanto riguardo il filmato, perché quando diventiamo un po’ vecchi… diventiamo nostalgici. Io non dimenticherò mai quella curva a Cremona: era un muro pisano. E al ritorno non riuscivamo ad arrivare all’Arena, c’era gente in mezzo alla strada. Sono ricordi indelebili. È stato uno dei miei periodi più belli. Quelle emozioni avevano creato un gruppo granitico. Simoni fu bravissimo a portarci a quella vittoria”.
Se dovessi paragonare quel Pisa a una squadra di Serie A di oggi?
“Direi un po’ fra l’Atalanta – che però è già avviata – e il Parma. Perché intravedono nei giovani un futuro, e Anconetani era bravissimo nel trovare talenti. Non dimentichiamoci: Cuoghi, Faccenda… a Pisa hanno ritrovato la loro identità e sono ripartiti. E poi i giocatori stranieri. Carlos Dunga, Simeone… e ancora Piovanelli, Cecconi, Baldieri, Padovano. È stata una fucina di campioni. Anconetani e i suoi scout erano bravissimi a trovare i profili giusti. Quando credeva in uno, lo prendeva. È una cosa da studiare all’università”.
Ultima domanda: come finisce Pisa-Lazio?
“Mi tocca! Io non sono bravo nei pronostici. Però è una partita dove tutte e due le squadre arrivano da due risultati importanti. Il Pisa ha pareggiato a San Siro, la Lazio ha battuto la Juve. Bisogna vedere come si arriva fisicamente e mentalmente dopo le infrasettimanali. Secco? Dico 1-1. Classico risultato democristiano”.



