Caro Pippo,
te lo dico con il magone. Sono deluso. Mi passerà, certo. Ma oggi no.
Non è per l’addio in sé. Nel calcio succede. Si vince insieme e poi ognuno prende la sua strada. Ma è il come che brucia. Ci hai portato in Serie A, hai fatto un lavoro splendido, e ti saremo sempre grati per questo. Ma quel giorno, sì, proprio quel giorno in sala stampa, te lo ricordi?
Entrasti e, con tono sicuro, ci dicesti di non farti quella domanda. “Sono tutte sciocchezze”, dicesti, strizzandoci pure l’occhio. Uno di quegli occhiolini che vogliono dire: “Dai, fidatevi”. E noi ci abbiamo creduto. Non per ingenuità, ma per rispetto. Perché, fino a quel momento, avevamo imparato a fidarci di te.
E poi negli ultimi giorni, mentre tutto scoppiava, mentre le voci diventavano certezze, mi hai scritto in privato. “Io non so nulla, ho due anni di contratto”. Ma nell’ambiente ci conosciamo praticamente tutti e a livello nazionale, stavi confidando tutt’altro. Come se niente fosse. Ci sono rimasto male, perché mi ero speso tanto per rassicurare anche l’ambiente, ci avevo anche messo la faccia. Perché una cosa è proteggere una trattativa, un’altra è far così.
Forse avevi già deciso. Forse quelle “sciocchezze” invece avevano un fondo di verità. E allora mi faccio le mie domande…
Ho letto anche alcune ricostruzioni. “Mancate garanzie”, si è detto. Ma quali garanzie, Il Pisa le cose le fa. Investe, rischia, costruisce. È un club che ha una visione. Che si modellerà nel tempo, certo, ma chiara. Non sarà il Como, ma non naviga nella confusione. Tu questo lo sapevi.
Bastava non fare sembrare che tutto andasse bene fino al giorno prima. Bastava non mettere in dubbio, nemmeno per sbaglio, quello che il Pisa è e vuole diventare. Perché ora resta un’ombra. Un’idea storta, ingiusta, come se questa città non fosse abbastanza per te. E io so che non è così, che questo successo per te è stato forse l’apice delle tue vittorie in Serie B. Che ti rimarrà nel cuore anche più di quanto avresti mai immaginato. Ce lo ridirai tra qualche anno.
Forse alla Serie A ci volevi tornare con altri mezzi, altre certezze. Va bene. È legittimo, lo posso capire, perché ti sei scottato in passato.
Ma il silenzio, dopo. Quel modo morbido e distaccato di lasciare. Come se niente fosse. Come se tutto fosse già scritto da settimane, e noi qui a fare i conti con una realtà che non combacia più con l’illusione.
Ma non cancellerò nulla. Non cancelleremo nulla. Le notti all’Arena, la rimonta, le facce dei tuoi ragazzi, il tuo aver lanciato i cori. Ce le teniamo strette, mi tengo questi questi ricordi e non intaccheranno minimamente quello che ho provato quest’anno. Con affetto. Con gratitudine. Anche con malinconia.
Solo che oggi, Pippo, lasci un vuoto più grande. Perché te ne vai portandoti via anche un pezzetto della fiducia che ci eravamo messi addosso.
Buona fortuna. Avrei sperato in un saluto migliore, non per me, ma per la città. Forse tra qualche tempo torneremo a sorridere ricordando i momenti più belli.
Sono deluso, ma sì, mi passerà.