Alla poche ore da Pisa-Verona l’Arena, con oltre 11mila spettatori attesi, si prepara a spingere la squadra oltre l’ultimo posto: cuore, orgoglio e fede nerazzurra.
TI AMEREI ANCHE SE VINCESSI – C’è una frase che racconta meglio di tante parole cosa significhi essere pisani: ti amerei anche se vincessi. Me la ricordo perché emerse ben due volte, ai tempi del Pisa di Gattuso e quando in panchina, qualche anno dopo, c’era Rolando Maran. A Pisa la fede non dipende dai punti o dalle classifiche. È una questione di pelle, di cuore, di appartenenza, neanche adesso che la squadra è ultima.
SI GIOCA ANCE PER L’ORGOGLIO, COL COLTELLO TRA I DENTI – Oggi all’Arena Garibaldi arriva il Verona, in quella che a tutti gli effetti è la prima vera partita della nostra stagione. Questa volta, oltre ai tre punti in palio, si gioca anche per l’orgoglio, per la città, per quel senso di appartenenza che da sempre distingue Pisa da tutte le altre piazze. Questa è una di quelle partite da giocarsi col coltello tra i denti, non facile come tutte le gare di Serie A, ma in particolar modo perché c’è ansia, pressione, attesa e aspettativa per la prima vittoria, voglia e fame di invertire la tendenza.
IL RICHIAMO DELLA CURVA – Ieri Curva Nord “Maurizio Alberti” ha parlato chiaro: “L’Arena deve tremare alle fondamenta. Tutti devono remare dalla stessa parte.” Un comunicato semplice, carico di amore e responsabilità. Nessuna polemica, nessuna rabbia. Solo una chiamata collettiva alla passione, al senso di unione che questa città sa ritrovare nei momenti più duri. Pisa non è mai stata una piazza che volta le spalle, ma una comunità che, quando serve, stringe i denti e ricomincia insieme. Alberto Gilardino, in conferenza stampa, ha detto di essere rimasto colpito dal tono del comunicato: “È sinonimo di grande maturità da parte di questa gente, di questa piazza, dei nostri tifosi che non smettono mai di stupirci.” Ma ormai lo sappiamo, Gilardino ha ben compreso dove si trova. Pisa è un luogo dove il calcio è vita, è sofferenza, è fatica, è attesa. Ma è anche gratitudine, perché chi scende in campo con la nostra maglia sa di rappresentare qualcosa che va oltre il campo e gli schemi.
PISA E VERONA – Ci sono sfide che tornano ciclicamente nella storia del calcio pisano, come a ricordarci chi siamo. Pisa-Verona è una di queste, la lotta tra due piazze popolari, contrapposte anche ideologicamente, che vivono di sacrificio. Il Verona infatti, da anni, viene dato per spacciato e poi si salva sempre, grazie a una mentalità ruvida, diretta, da “vecchio calcio italiano di provincia”. Il Pisa, invece, è tornato in Serie A dopo trentaquattro anni e sta imparando quanto sia dura restarci. Ma ogni partita è un’occasione. E questa, più di tutte, può essere la scintilla. E allora, alla caccia di questa scintilla, forse è il momento di tornare quello che siamo sempre stati: rumorosi, imperfetti, appassionati, testardi. Per amore del Pisa.