La sconfitta col Cosenza brucia e molto. Per tanti motivi. Prima di tutto perché arriva in un momento in cui non si può più sbagliare, secondariamente perché, negli ultimi anni, i nerazzurri nel finale di campionato hanno sempre mal digerito questo avversario che fa della ferocia nel volersi salvare il suo più grande punto di forza, ma anche perché l’atteggiamento in campo della squadra non è stato proprio dei migliori. Cerchiamo di analizzare, a mente fredda, quanto accaduto ieri contro i lupi. Non fatevi però ingannare dal titolo, questo articolo non è quello che vi aspettate.

GLI ERRORI DEL PISA – A tratti svogliati, con troppe conclusioni velleitarie da fuori area senza centrare lo specchio della porta, con poca fame di ribaltare il risultato (parole di De Vitis) e imbrigliati da un Cosenza che, in realtà, aveva fatto ben poco per vincere. Potremmo già concludere qui questa analisi, ma le avvisaglie di un sabato difficile sono arrivate già dalla vigilia, quando D’Angelo aveva dichiarato che Beruatto non avrebbe giocato, quando ha sommessamente evidenziato, pur bluffando, le difficoltà di mettere in campo un 3-5-2 per mancanza di esterni e quando ha parlato di una stanchezza generalizzata da parte di alcuni nazionali. Tutte parole giuste quelle del tecnico, anche oneste, ma che oggi, a conti fatti, dopo tanta svogliatezza nella ripresa, ci lasciano pensare… Con l’assenza di Beruatto, Tourè e Nagy, perché gli altri, specialmente chi ha avuto meno occasione di mettersi in mostra (a parte Zuelli, con un buonissimo impatto) non hanno mostrato più fame di vincere?

D’ANGELO DEVE DIFENDERE IL GRUPPO – D’Angelo deve difendere il suo gruppo a spada tratta (emblematiche la frase “non meritavamo di perdere”), eppure qualche giocatore ultimamente sta rendendo meno di quanto ci si aspetterebbe da lui, con grossi elementi di discontinuità. Senza far nomi, è comunque qualcosa su cui riflettere in sede di analisi domenicale, ma anche settimanale. Questo mi ha spinto a notare un paio di elementi importanti degli ultimi anni. Pisa è diventata una piazza tranquilla, niente a che vedere con le tumultuose situazioni degli anni di Battini, Petroni o dei meravigliosi anni ’80. Chi gioca con la maglia nerazzurra oggi può contare su un grande attaccamento da parte del pubblico e spesso questo, secondo me, non è percepito con il giusto valore. Con questo non voglio dire che qualcuno dovrebbe farsi sentire. Non spetta a un giornalista aizzare le folle (anche perché è deontologicamente sbagliato far questo tipo di discorsi) ed è anche concettualmente sbagliato, per il grande balzo fatto dalla dirigenza da ogni punto di vista. Questo mi spinge a un’altra riflessione. Proprio quando sono arrivate feroci critiche in momenti difficili, il gruppo si è catalizzato e ha tirato fuori gli attributi, mostrando ciò di cui è capace. E’ successo al ritorno di D’Angelo, è successo in più di un’occasione dopo diverse crisi di risultati. Ecco perché, in maniera tanto amicale quanto provocatoria, voglio dire che i giocatori non hanno bisogno di aspettare un evento scatenante per mostrare le loro qualità, ma dovrebbero provare a farlo sempre, fermo restando che esistono gli avversari e questa Serie B raramente ci permette di vedere un risultato già scritto prima di giocare una partita. Ecco perché sentir dire “forse è mancata la voglia di ribaltare il risultato” mi ha lasciato perplesso ieri dopo le interviste. Il Cosenza aveva più fame e ha vinto.

STIPENDI A CONFRONTO – Fame che si riflette anche negli stipendi a confronto tra le due formazioni e alla vigilia, cito da un mio articolo su La Nazione, la partita si configurava già come un “Davide contro Golia poiché il Cosenza è la società che ha speso meno di tutte le altre, con 3 milioni e 265.897 euro, stessa esatta cifra del Cittadella che, da anni, è la mosca bianca di tutta la Serie B. Il Pisa invece ha visto aumentare il proprio monte ingaggi con 16 milioni 563.533 euro, risultando la sesta squadra a spendere di più sugli stipendi di tutto il torneo. La classifica di entrambe le società è in effetti quasi lo stesso riflesso di quanto è stato speso poiché i nerazzurri si trovano al quinto posto in graduatoria, mentre i lupi sono quartultimi”. Ecco perché queste poche righe e la sconfitta di ieri possono essere una lezione da imparare, anche un bagno di umiltà per qualcuno.

IL FALSO MITO DELLA SOSTA – Detto questo mi sia concesso, nei prossimi due paragrafi, di spezzare ben più di una lancia a favore del Pisa. C’è chi, non si sa con quali dati empirici, probabilmente quelli di un alchimista che procedeva a tentativi qualche secolo fa, sostiene che il Pisa abbia sempre fatto male dopo ogni sosta con o senza nazionali. Niente di più sbagliato. Così come avviene per qualsiasi altra squadra del campionato cadetto, i dati sono del tutto equilibrati e il Pisa ha fatto in egual misura benissimo o malissimo. Ciò conferma che non esiste una statistica, in questa stagione, per cui i nerazzurri si debbano sentire defraudati di qualcosa o incapaci ad affrontare gli avversari dopo essersi fermati per circa 2 settimane. Ad esempio la prima sosta, quella del post-Maran, vide l’avvicendamento in panchina di Luca D’Angelo. Il tecnico si ritrovò la squadra tra le mani proprio nel corso di una sosta delle nazionali e i nerazzurri vinsero 3-1 in trasferta contro il Perugia, dando il via ad una striscia positiva di 13 partite. Sempre a novembre i nerazzurri, dopo un’altra sosta con le nazionali, tornarono imponendosi 3-1 contro la Ternana. Proprio in quel frangente furono molti i titoli dei giornali o presunti tali (anche di chi oggi invece sostiene stranamente il contrario, soffrendo di gravi disturbi della memoria) che evidenziarono la ritrovata maturità di una squadra capace di tenere botta nonostante le tante convocazioni. Le successive due soste sono invece storia recente. La prima, quella di gennaio, senza le nazionali, ma col capodanno in mezzo, ha visto i nerazzurri perdere col Cittadella, mentre l’ultima, con le nazionali, ha visto invece il Pisa perdere ieri a Cosenza. E quindi? Quindi sarebbe il caso di iniziare a smentire i falsi miti da bar e concentrarsi sull’analisi delle partite, dei numeri e dell’effettiva forma dei giocatori.

DAVVERO SI PARLA ANCORA DI SALVEZZA? – C’è anche chi parla ancora di salvezza, evidenziando come il Perugia sia “vicinissimo” (cito parole testuali) addirittura a distanza di 11 punti dai nerazzurri. Vorrei ricordare a queste persone (o finti professionisti) che mancano 7 giornate alla fine del campionato e il Pisa si trova al sesto posto, in piena lotta per i playoff. E ci sono 14 squadre peggio di quella di D’Angelo in graduatoria. Non 2, non 3, non 5, ma 14. Che dovrebbero vincere più o meno tutte, con media da promozione diretta, perché i nerazzurri si ritrovino a dover seriamente pensare di lottare per la salvezza. E lo dicono le medie punti, i numeri e i fatti. Parlare di annata fallimentare a questo punto significa non capire niente di calcio. Asserire che il Pisa dovrebbe pensare solo alla salvezza e alla prossima stagione dimostra di non capire altrettanto. I nerazzurri ora devono solo concentrarsi e ritrovarsi. Se saranno playoff dovranno essere giocati al massimo delle proprie possibilità e della forma e al massimo del supporto del pubblico. Pensate se ieri Giovanni Corrado fosse entrato in sala stampa dichiarando che di voler cacciare tutti dopo la sconfitta con il Cosenza e che così non si va da nessuna parte. Io dico che i tifosi nerazzurri sono fortunati ad avere dirigenti equilibrati che pensano annualmente alla crescita societaria, invece di avere soggetti che fanno la formazione a caso o che alle prime avversità decidono di cambiare tutto, magari trasformandosi in mangia allenatori. Quel calcio, per fortuna, non esiste (quasi) più. Siamo realisti.

Commenti

Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018