Gilardino ha cominciato a lavorare, ma la squadra è ancora un cantiere aperto. Ora serve accelerare sul mercato per non arrivare in ritardo ai primi appuntamenti.
Il ritiro di Morgex ha detto per la verità poco, ma qualcosa ha comunque mostrato. Alberto Gilardino ha iniziato a trasmettere le sue idee, con un Pisa che ha provato il 3-4-2-1 in tutti e tre i test giocati contro Valle d’Aosta, Bra e Pro Vercelli. Modulo chiaro, principi riconoscibili, ma con una rosa lontana dall’essere definitiva.
I segnali tattici sono stati evidenti, seppur ci sia qualche dubbio sui dettami della costruzione dal basso, visti i precedenti di Aquilani. Fortunatamente Gilardino chiede pressione alta e sottopunta mobili, ma i meccanismi sono solo abbozzati, perché il materiale umano a disposizione è ancora decisamente incompleto. In questo senso, il ritiro in Val d’Aosta è servito più a conoscere l’allenatore che a costruire davvero qualcosa. Il gruppo ha lavorato in condizioni serene, ma il campo ha parlato chiaro: si è trattato di sgambate utili per mettere minuti, non certo per testare la vera identità di squadra.
La differenza con lo scorso anno è netta. Con Inzaghi si partiva da una rosa quasi pronta, considerata competitiva. I nuovi potevano ambientarsi con calma. Oggi è il contrario. Gilardino ha ereditato una situazione da cantiere aperto. Mancano almeno cinque o sei titolari veri, in ruoli chiave: centrali difensivi, esterni, centrocampisti, attaccanti. Il grosso del mercato è ancora da fare. Bene gli innesti come Lusuardi o Mbambi, che si sono messi in luce, ma manca tanto per avere la squadra pronta.
Ecco perché, come già ribadito in questa analisi del 21 luglio (link qui), il vero ritiro sarà quello in Germania. Le amichevoli con Leverkusen e Augsburg dovranno dirci qualcosa di più, ma solo se nel frattempo il mercato sarà chiuso o quasi. Ora è il momento di agire. Le basi sono state messe, ma adesso è necessario accelerare.