Contro lo Spezia i nerazzurri avrebbero potuto svoltare in positivo la stagione, ma la gara di ieri ha messo ancora una volta a nudo quali sono i limiti della squadra, con l’aggravante di poter impattare adesso nella maniera inversa. Ormai, dopo 22 partite, è difficile risolvere certi problemi e questa annata si configura sempre di più come di transizione con un occhio alla salvezza. Solo un miracolo può svoltarla in positivo. E il silenzio non serve.

LE COSE BUONE – Partiamo dalle cose buone, a dir la verità tante paradossalmente. Ieri infatti il possesso palla nerazzurro non è stato fine a sé stesso. Il gioco di Aquilani, dal punto di vista offensivo, ha prodotto tanti tiri in porta, numerose verticalizzazioni e una mole di pericolosità mai vista quest’anno: 12 tiri in porta, 9 respinti e un totale di 14 corner a 0, oltre a 33 cross in area di rigore messi a referto. Bonfanti ha dimostrato ancora una volta di essere l’attaccante che mancava, Torregrossa ha ancora qualcosa su cui lavorare, ma è recuperato e si è sbloccato. In generale la manovra del Pisa ieri ha avuto successo e bisognerebbe essere contenti. Invece è inspiegabile, ma spiegabile, come la squadra si sia, ancora una volta, sciolta come neve al sole.

I SOLITI ERRORI – Ormai lo ripetiamo tutte le settimane. I difetti del Pisa sono sempre i soliti. Ieri infatti le poche azioni da gol dello Spezia sono arrivate nel solito modo. Certo, è frustrante che gli avversari abbiano fatto 3 gol sugli unici 3 tiri della partita, ma non è una scusante. In almeno due occasioni la squadra di Aquilani si è fatta gol da sola. Per esempio il primo gol non sta solo nell’errore grave di Nicolas che, con leggerezza e in controtempo, non riesce a respingere il destro non irresistibile di Kouda, ma è anche nella preparazione al gol. Vignali infatti ha bucato in esterna dalle parti di Calabresi, facendo quello che voleva e mettendo in mezzo un pallone letale. Nulla invece si può sul primo gol di Verde, un eurogol da antologia e da applausi. Sulla terza rete dello Spezia però pesa come un macigno il fallo, evitabilissimo, di Esteves in area di rigore, anche lui in affanno in copertura, a differenza delle sue doti offensive, da altra categoria. Insomma, il Pisa si è dimenticato come ci si difende e i numeri parlano chiaro: 27 gol subiti contro 25 gol fatti. In poche parole i nerazzurri subiscono più di quanto segnano e dopo 22 partite non va bene.

IL PROBLEMA E’ GENERALIZZATO – L’estate scorsa ho avuto modo di parlare privatamente con altri addetti ai lavori e dirigenti. Avevo una paura, quella che, sostituendo solo l’allenatore, alcuni problemi sarebbero rimasti. E alla fine così è stato. Il problema però non è solo di alcuni elementi della rosa. Le distrazioni di Leverbe sono state evidenti, ma ieri non giocava Leverbe. I buchi difensivi di Beruatto hanno rappresentato un problema, ma ieri non giocava Beruatto. Sono rimasti fuori anche Barberis, Vignato, Jureskin, così come Hermannson, Nagy e Moreo. Se l’assenza di Moreo ha portato enormi benefici all’attacco nerazzurro, ora il reparto migliore della squadra in questo momento, l’assenza degli altri invece ha lasciato comunque i soliti problemi e il Pisa non vince due partite consecutive da un anno. Un’enormità. Quattro vittorie nel 2023 all’Arena Garibaldi sono un segnale di cui tener conto.

IL SILENZIO – Di contro il problema anche del silenzio stampa del Pisa. Un silenzio stampa contro tutto, perché anche se la società non ha dichiarato ufficialmente i motivi, personalmente e con le mie fonti posso dire con certezza che, da lunedì scorso, non era stata presa bene l’idea dello sciopero dallo stadio da parte dei tifosi e, giunti al momento di decidere se parlare o meno alla stampa, i dirigenti hanno deciso di non far parlare il tecnico. Un braccio di ferro tra tifosi e società che non fa bene all’ambiente e non può certo rasserenare gli animi. La società, pur chiudendosi a riccio, con le proprie ragioni, dev’essere superiore a tutto, anche a questo. Se vuole ambire alla Serie A una buona comunicazione è la prima regola, perché la società nerazzurra ha fatto tanto in questi anni e tutti gliene riconosciamo il valore, certi che in futuro riusciranno nell’obiettivo di portare il Pisa in Serie A. Ma così si inasprisce solo l’ambiente e non si sfrutta un potere enorme. Da una buona comunicazione si può riuscire a ottenere tutto, dal silenzio non si ottiene niente.

 

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018