Oltre il danno la beffa. I nerazzurri si risvegliano di lunedì per una nuova settimana verso la sfida esterna contro la Spal, ma in difesa la coperta è cortissima. Tra infortuni e squalifiche gli uomini di D’Angelo sono contatissimi nel reparto arretrato. Infine l’analisi: Tutte le preoccupazioni del Pisa. Come si potrà uscire da questa crisi?

DIFESA – ‘Alla fine ne resterà solo uno’, si diceva in Highlander, il film degli anni ’80 per il quale i Queen firmarono la colonna sonora. A Pisa sta succedendo questo. In principio è stato Marco Varnier, tradito dal ginocchio in nazionale, poi è stato Benedetti a tradire con un errore che grida vendetta e ha causato anche il cartellino rosso, presumibilmente con un turno di squalifica, quindi adesso è il ginocchio di Meroni a preoccupare, dopo una botta che lo ha costretto prima a rimanere stoicamente in campo con una vistosa fasciatura, poi alla sostituzione nel corso della gara, col difensore che ha alzato bandiera bianca. Difficile capire i tempi di recupero del giocatore, anche perché per il momento, come sempre, non trapela nulla dal Pisa, ma i nerazzurri rischiano di presentarsi a Ferrara contro la Spal con i soli Caracciolo, Masetti e De Vitis, unici centrali disponibili, ma non tutti di ruolo. L’unica certezza è Caracciolo, perché Masetti è appena guarito dal Covid e la sua tenuta atletica alimenta dubbi, mentre De Vitis sarà pur sempre un centrocampista adattato difensore centrale, per quanto sia abile a giocare in questa posizione. Quasi impossibile agire con la difesa a tre, a meno di non dover riadattare anche uno tra Pisano o Birindelli su un’eventuale linea a tre. Insomma, la settimana di Ferrara non inizia nel migliore dei modi.

ANALISI – Cosa resta dell’ennesima sconfitta in campionato, ma soprattutto dell’ennesima figuraccia con 4 reti al passivo (la terza volta che accade in questo campionato). Anche volendo dare il beneficio delle attenuanti di una gara terminata dopo 17 minuti, è mancata la reazione, è mancato il gioco, è mancato tutto. D’Angelo dice che il Pisa “deve accettare le critiche”, proviamo a riassumere qualche concetto per capire cosa può fare il Pisa per uscire dalla crisi. L’avevamo detto proprio dopo la vittoria con la Reggina: “La gara di ieri contro la Reggina però non può cancellare alcuni difetti strutturali del Pisa, anche perché una rondine non fa mai primavera. Occorrono più gare per capire se la squadra è uscita veramente dalla crisi”. Questa squadra, come ha dimostrato contro il Cittadella, non è uscita affatto dalla crisi e adesso le preoccupazioni sono tante. Gli errori singoli e di reparto non si contano più. Qual è il problema? D’Angelo gode della totale fiducia della società che non considera neanche l’idea di sostituirlo, così come il gruppo che è sempre legato al tecnico pisano e non sta remando contro. La squadra, nelle due ore in cui i giocatori e il tecnico si sono presi il loro tempo prima di rendere note le dichiarazioni dell’allenatore nel post gara, si è stretta ancora di più in cerchio per poter capire come uscire da questa situazione. Nonostante la speranza sia che questo possa essere stato il punto più basso dell’anno, paragonandolo alla sconfitta di Carrara dell’anno della promozione, adesso questa Carrara inizia ad essere troppo frequente, dopo i pesanti passivi di Empoli, Salerno e, adesso l’Arena contro il Cittadella. Il Pisa subisce 2,5 gol a partita, l’allenatore dice che questa “non è una squadra colabrodo”, ma al momento è l’unico dato certo di questa squadra. Non si può nascondere la testa sotto il tappeto, questa squadra dev’essere criticata e spronata a uscire dalla palude in cui si ritrova. Nella migliore delle ipotesi, i problemi sono tutti di testa, perché tanti giocatori stanno rendendo al di sotto delle aspettative o sono spariti dai radar, come Soddimo che, al momento, appare come un fantasma e nella sua posizione D’Angelo preferisce altri calciatori. Nessuno in difesa si salva, a centrocampo Gucher va a sprazzi alternando prestazioni incredibili a gare anonime, ma anche Mazzitelli fa fatica a trovare la continuità. In attacco le uniche cose positive, con Vido in gran forma, Masucci che quando è chiamato in causa fa sempre bene e Marconi segna un gol ogni due partite, a testa bassa in attesa di poter rinnovare il contratto. Se però il problema non fosse solo di testa? Allora ci sono altre possibilità. La prima è che l’allenatore abbia perso di vista la titolarità di un gruppo che ha bisogno di continuità. Quando le cose vanno bene i gruppi possono ruotare, ma se le cose vanno male e non si ritrova la continuità anche nello schierare le formazioni, la colpa potrebbe ricadere sul tecnico. E se poi il problema non fosse neanche l’allenatore? Resterebbero da indiziare società e direttore sportivo, che non hanno completato la squadra sul mercato. Un buon mercato con innesti mirati (perché io sono sempre convinto che il Pisa abbia fatto un buon mercato) rischia di essere vanificato dall’aver sopravvalutato forse alcuni elementi della squadra, mancando di completare alcuni ruoli chiave come un terzino sinistro di ruolo e almeno un altro centrale affidabile, per non parlare dei 4 slot over ancora liberi. Adesso ogni gara è una finale, ma gennaio non è così tanto vicino, visto che mancano 9 partite. Bisogna prima arrivarci, sperando di riprendersi e di non finire a leccarsi le ferite. Il Pisa si può rialzare, ma dovrà saper cogliere le opportunità del calendario, evitandone le insidie. Il tempo delle mele è finito.

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018