Una vittoria e due sconfitte. E’ il bilancio del primo mini-ciclo di questo campionato, tra luci e ombre. Queste ultime si sono addensate dopo la partita di Modena, campanello d’allarme che arriva in un momento propizio, quello della sosta. Il 16 settembre arriva il Bari e Aquilani ha due settimane per risolvere più problemi possibile e recuperare chi potrà essere della partita.

NUOVA SQUADRA, VECCHI E NUOVI DIFETTI – Sembra che il Dna dello scorso campionato, a tratti, riemerga con la stessa intensità. I nerazzurri partono male e, a volte, è uno shock a permettere alla squadra di reagire, come avvenuto contro il Parma, altre volte invece la reazione non c’è. Se andassimo a rileggere le dichiarazioni di Giovanni Corrado dopo Modena-Pisa dell’11 marzo scorso sarebbero straordinariamente attuali anche oggi: “Purtroppo andiamo troppo spesso in svantaggio e commettiamo delle ingenuità. Questo è un campionato che, quando vai sotto, non perdona e il rischio è quello di compromettere la partita”. Così è stato anche ieri, condito dall’espulsione di Hermannsson, la seconda in due gare dopo il rosso a Leverbe contro il Parma. I nuovi arrivati dovranno essere all’altezza del gruppo e lasciano ben sperare le dichiarazioni propositive di Miguel Veloso che ha capito subito quali sono le criticità della squadra. Troppe però le lacune difensive, troppe le infilate che la squadra subisce fin dalla sfida contro il Parma e, questa volta, anche in avanti il Pisa non è stato pericoloso. Aquilani avrà delle belle gatte da pelare, ma fortunatamente la sosta arriva al momento giusto.

CONDIZIONE ATLETICA – La condizione atletica infatti al momento non arride ai nerazzurri che hanno dovuto giocare 3 partite in 8 giorni, per altro con un parco infortunati esageratamente ampio e un Miguel Veloso costretto al debito d’ossigeno. Scusanti ce ne sarebbero fin troppe, anche per i nuovi arrivati, come Mlakar, buttato subito nella mischia insieme a Vignato, senza di fatto aver conosciuto i nuovi compagni, mentre in altri casi c’è chi ha saltato la preparazione atletica come Barberis e ci sono alcune zavorre, tra gli infortuni, che il Pisa si porta dietro da tempo, come Esteves, Gliozzi e, ultimamente, Torregrossa e Caracciolo. Tutte situazioni che sono destinate a migliorare.

CI VUOLE TEMPO – Questo Pisa si propone, da mesi, qualcosa di molto difficile, che non scopriamo certo oggi e che già sapevamo anche prima del ritiro di Rovetta. La società ha messo in piedi un progetto tecnico volto a rivoluzionare il piano del gioco e le rivoluzioni non si fanno in un giorno. Occorre tempo perché i concetti sedimentino nell’animo dei giocatori. Esistono poi anche gli avversari, che a volte possono subire, altre volte invece impediscono di esprimere i dettami tattici che Aquilani vuole far sviluppare ai propri giocatori. Il progetto, come noto, è biennale e il Pisa quest’anno, dichiaratamente, vuole entrare ai playoff, obiettivo minimo di questo campionato, non certo la salvezza.

POTENZIALITA’ – Tra mille difficoltà e tanti aspetti da migliorare però il Pisa, almeno sulla carta, ha un organico in grado di giocarsela alla pari con tutte le squadre e un gruppo che, potenzialmente, è sicuramente da primi posti in questo campionato. Non riconoscerlo vuol dire avere i prosciutti sugli occhi, non certo essere oggettivi per ostentare la patina della libertà di espressione. Il campionato è sempre lo stesso, difficile e complesso, anche se forse meno dello scorso anno. Il Pisa ha a disposizione almeno due squadre di titolari. Prendiamo un undici tipo a caso, composto da Nicolas; Barbieri, Caracciolo, Canestrelli, Beruatto; Marin, Miguel Veloso; Arena, Valoti, D’Alessandro; Moreo. A questi aggiungiamo una formazione con delle ipotetiche riserve: Loria; Calabresi; Hermannsson, Leverbe, Esteves; Nagy, Barberis; L. Tramoni, Torregrossa, Vignato; Mlakar. Restano ancora fuori Jureskin, Masucci, De Vitis, Touré, Piccinini, Gliozzi e il pover Matteo Tramoni che salterà tutta la stagione. Oggettivamente chi può disporre di così tante bocche di fuoco? L’unico vero dubbio di questa squadra è rappresentato dalle qualità in marcatura dei centrali, con Caracciolo ancora non al top, Leverbe e Canestrelli che devono ancora dimostrare e togliersi di dosso le disastrose prestazioni della scorsa stagione ed Hermannsson che non ha cominciato bene. Aquilani e la società sulla difesa però hanno fatto una precisa scelta, cedendo Rus e Barba, valorizzando il parco giocatori esistente e scommettendo sul principio “la miglior difesa è l’attacco”. Ci vuole però equilibrio in tutte le cose. Questa non è una squadra che rischia la salvezza, è una squadra da playoff. Dire il contrario vuol dire non avere fiducia né nel lavoro della società, né nel gruppo dei giocatori. A questa squadra va dato un ragionevole lasso di tempo per risolvere i problemi ed esprimere le sue potenzialità.

 

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018