Con l’annuncio imminente del nuovo tecnico comincia il regno di Gilardino. Costruzione fluida, difesa a tre, pressing uomo su uomo e gioco sulle fasce: così l’allenatore si prepara a dare un’identità precisa ai nerazzurri, in continuità come filosofia a quanto visto con il Pisa di Inzaghi.

GILA STYLE – Sarà Alberto Gilardino a guidare il Pisa nel suo ritorno in Serie A, dopo aver firmato un contratto biennale con opzione sul terzo anno da un milione a stagione. Ieri infatti è arrivata la risoluzione col Genoa, con cui lo legava ancora un contratto fino al 2026. Una scelta che la società ha maturato dopo settimane di valutazioni e colloqui, puntando su un profilo giovane ma già rodato. Perché Gilardino, dopo aver riportato il Genoa in A e averlo mantenuto lì con la salvezza l’anno successivo, ha dimostrato di avere idee chiare. E anche a Pisa proverà a riproporre il suo modello: un calcio pratico, organizzato, in cui ogni giocatore ha un compito definito e in cui l’identità di squadra è più importante del talento individuale.

3-5-2 E VARIANTI – Il punto di partenza è un 3-5-2 che si trasforma a seconda delle fasi. In costruzione bassa, uno dei centrocampisti – spesso il regista – si abbassa tra i difensori centrali per dare inizio alla manovra. I braccetti si allargano, gli esterni si alzano fino alla linea dei centrocampisti, e si forma un 3+1 o un 4-4-2 asimmetrico che consente di saltare la prima pressione e avere sempre almeno un uomo libero. Gilardino lavora molto sul posizionamento: chiede scelte semplici, ma eseguite con grande precisione.

LE FASCE – Il gioco si sviluppa principalmente sugli esterni. L’ampiezza è fondamentale: gli esterni hanno il compito di alzarsi e dare respiro all’azione, mentre le mezzali devono accompagnare e supportare, offrendo soluzioni sia al centro che in sovrapposizione. L’idea è creare superiorità numerica sulle corsie, attirare l’avversario e poi attaccare lo spazio alle spalle. Quando possibile, si cerca di mettere l’esterno in condizione di crossare in corsa o rientrare sul piede forte per rifinire. Così ha giocato principalmente a Genoa.

E LA FASE OFFENSIVA? – Il Genoa di Gilardino cercava costantemente combinazioni tra i due attaccanti. Si sposerà con i trequartisti a disposizione del tecnico? Dato che i nerazzurri hanno giocato a una punta nelle ultime stagioni? In realtà il 3-5-2 può anche adattarsi a 3-4-2-1. In area infatti, nel Genoa di Gilardino arrivavano almeno due mezzali e uno degli esterni, spesso il lato debole si stringeva per cercare la seconda palla. In questo modo si riempiva l’area con almeno quattro uomini. La rifinitura non era affidata al caso: la squadra provava triangolazioni strette, appoggi centrali e scambi rapidi. Meno rifiniture estemporanee, più meccanismi. Pochi tocchi, tanta intensità. Comunque un modo di giocare che potrebbe sposarsi anche con la rosa in essere, variando un po’ sul tema. Determinanti resterebbero i vari Tramoni, Lind, Marin e Angori in questo tipo di gioco.

LA DIFESA – In non possesso, Gilardino parte da un 5-3-2 molto compatto. Tutti dietro la linea della palla, braccetti pronti a rompere in avanti, esterni che si abbassano rapidamente. Il pressing è spesso orientato sull’uomo: i riferimenti sono chiari, il centrocampo resta corto e aggressivo. L’obiettivo è forzare l’avversario a sbagliare il primo passaggio, oppure a giocare lungo. Se la palla viene persa nella metà campo avversaria, parte subito la riaggressione: tre uomini a chiudere il portatore, mentre gli altri coprono le linee di passaggio. Potrebbe essere la cosa migliore dato che i nerazzurri sono saliti in Serie A proprio grazie alla difesa a tre.

TRANSIZIONE, PUNTI DI FORZA E RISCHI – In transizione negativa, la squadra ha sempre una linea pronta a ripiegare. I due attaccanti lavorano anche in pressione, ma se il pallone viene superato, il blocco si compatta e si torna nella propria metà campo. In transizione offensiva, invece, Gilardino chiede verticalità. Quando si recupera palla, i primi due passaggi devono essere in avanti. Una peculiarità, se ci si pensa bene, nella filosofia, anche del Pisa di Inzaghi. Gli attaccanti si muovono subito per creare spazio, e mezzali ed esterni corrono in profondità. Se c’è spazio, si attacca subito. Se no, si rallenta e si riparte dalla costruzione ordinata. Il modello di Gilardino, in sostanza, punta su pochi concetti chiari: compattezza, organizzazione, equilibrio tra possesso e verticalità. A Pisa potrebbe trovare un ambiente ideale per costruire, ma dovrà lavorare sul tempo. Il rischio è legato alla finalizzazione: la sua squadra crea tanto ma a volte concretizza poco. Altro punto critico: quando gli esterni sono alti, la transizione difensiva può essere vulnerabile. Sarà importante scegliere bene gli interpreti, ma starà anche a Davide Vaira e Giovanni Corrado sul mercato. A Pisa Gilardino insomma porterà un’identità precisa: squadra corta, gioco sulle fasce, pressing e compattezza. Non sarà un calcio spettacolare, ma può essere molto efficace e potrebbe andare anche in continuità con quanto visto con Inzaghi nel corso di questa stagione.

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018