Riceviamo e pubblichiamo:

“Durante la pandemia mondiale, abbiamo rispettato l’emergenza sanitaria, senza mettere in dubbio i provvedimenti adottati, dal lockdown alle “zone”, al Green Pass.
Nella prima fase del Covid, nel periodo peggiore di sempre per la storia ultradecennale del tifo organizzato, abbiamo cercato di rimanere vivi, pur lontani dagli stadi, sia con iniziative sociali che con blitz a supporto della squadra. Quando abbiamo avuto l’opportunità di provare a rientrare, fin da Cagliari, ici siamo subito lanciati a riprendere il nostro posto sugli spalti e a fianco della squadra, ma con una premessa: avrebbero dovuto verificarsi delle “condizioni” relative al nostro modo di vivere lo stadio. Possibilità di tifare, di portare in giro i nostri colori e i nostri simboli. Abbiamo detto e scritto che avremmo valutato gara per gara, ogni settimana, e così è stato: abbiamo fatto tutte le trasferte, senza darle per scontate, considerandole “conquiste”. In casa, inizialmente, non siamo rientrati, perché il 50% di capienza ci sembrava penalizzante per una parte consistente della tifoseria. Siamo rientrati al 75%.
Ma anche in questo caso, abbiamo osservato, valutato, deciso.
E lo stesso ovviamente, abbiamo fatto adesso, dato che dal 6 dicembre è stato introdotto il Super Green Pass. Al solito: Chi lo ha inventato avrà avuto i suoi motivi e obiettivi, e noi questi li rispettiamo. Questa volta, però, troviamo il provvedimento stesso incoerente, e proprio relativamente alla parte dello stadio.
Non abbiamo capito il senso di far valere ancora i tamponi per andare a lavorare magari in ambienti chiusi e a stretto contatto, e di  non farli più valere per uno stadio all’aperto. Al di là di come ognuno la pensi sulla questione, è una faccenda che tocca direttamente lo stadio, e la tifoseria, perché da oggi alcune persone che magari erano domenica a Como e si sono visti tutte le partite, potranno continuare ad andare in fabbrica o stare con noi e con voi in un centro commerciale, con lo stesso sistema di prima, ma fino al 15 gennaio (e magari oltre) non potranno più venire. Un “Daspo” sui generis che poteva essere gestito meglio e con più logica.
Per questo, pur confermando la nostra scelta di entrare legata alla possibilità di essere ultras e di vivere lo stadio a modo nostro, vogliamo comunque dare un segnale di dissenso. Abbiamo ritenuto giusto continuare a entrare, ma non possiamo rimanere indifferenti. Per questo non saranno lanciati cori e non saranno sventolate bandiere nei primi 30 minuti di gara, e invitiamo tutti a rispettare questa forma di protesta.

Allo scadere dei 30 minuti, inizieremo a sostenere la squadra.

Decideremo poi, partita per partita, quali azioni attuare e come comportarci.

I gruppi Kapovolti, Rangers e Svitati”

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018