Dopo la terza sconfitta consecutiva adesso che succede? È tempo di fare alcuni ragionamenti sul momento del Pisa, in quella fiera dagli equilibri labili che è la Serie B, per capire errori e obiettivi e per dare uno sguardo su quelle che saranno le ultime gare della stagione. È tempo però anche di allargare il discorso a fattori ambientali e non solo. Non prendetela come un’analisi, ma come chiacchiere in libertà, di fronte a un caffè.

OSSESSIONI E PROFESSORI – La dovuta premessa nasce dal dibattito giornalistico, ma anche da quello social. Chi scrive non pretende di dare lezioni a nessuno, ma cerca solo di dare la sua onesta interpretazione di quello che vede partita dopo partita e giorno dopo giorno. Il passaggio repentino dalle stelle alle stalle, dai sogni di gloria alle paure del fallimento, ha raggiunto nel tempo una portata tale da suggerire una bella seduta di gruppo collettiva dallo psicologo. Quella corsa al ‘io ve l’avevo detto’ è poi diventata insopportabile. Ieri è sembrato che la colpa della sconfitta del Pisa fosse di chi avesse voluto vedere il bicchiere mezzo pieno nelle settimane precedenti o addirittura di chi avesse sperato che il Pisa potesse giocarsi le proprie carte ai playoff, quasi come se pensarci fosse un peccato o addirittura ‘portasse sfortuna’, in un delirio di superstizioni medievale. Il Pisa tre partite fa aveva vinto 3-0 con la Spal e si trovava a un punto dai playoff, dunque era lecito che ci pensasse. Tutti, giocatori e dirigenti ci pensavano e avevano giuste ambizioni, perché il sale del calcio è avere ambizioni. Sono altresì convinto che, anche se la carta abbia ridotto quasi a ridosso dello zero le chance playoff del Pisa, qualcuno in società ci speri ancora ed è giusto che sia così. Nel calcio la differenza la fanno le motivazioni e le ambizioni, non le superstizioni.

QUESTA È LA SERIE B BABY – In questo tripudio di equilibri labili, in cui non si sa mai per quale obiettivo concorrere, se guardarsi dietro, davanti, di sbieco o di lato, la risposta è solo una: “Questa è la serie B baby”. La Serie B è fatta così, la continuità è tutto, ma solo poche elette hanno questo lusso. Bastano 3 vittorie di file a farti piombare nell’Olimpo e altrettante sconfitte per metterti paura. Una società, però, deve rimanere irreprensibile, non farsi condizionare da dove soffi il vento. È da questo che si vede la professionalità di una società. Il tifo è come la ‘donna’ del Rigoletto, “è mobile, qual piuma al vento, muta d’accento e di pensiero”. Ed è giusto che sia così (segnatevi questa frase, l’avete già letta e la leggerete ancora a lungo in questo pezzo). Il Pisa deve continuare a perseguire i suoi obiettivi a prescindere dai tifosi, dagli opinionisti e dai giornalisti, non facendosi influenzare. Se c’è un pregio, piaccia o non piaccia, che questa società ha avuto, è proprio quello di guardare agli equilibri e finché continuerà a farlo, forse qualche risposta non piacerà, forse qualche dichiarazione risulterà sulla difensiva, ma l’importante è il risultato finale.

QUALI SONO GLI ERRORI DEL PISA – Diamo anche uno sguardo ai potenziali errori del Pisa di queste settimane, edulcorati però, dal Covid-19 e da altri fattori esterni. In questo periodo di crisi così negativo, come non accadeva da inizio campionato, è stato proprio Taddei, in una delle sue dichiarazioni, ad identificare quello che secondo lui è stato uno dei problemi, ovvero la sosta e il Covid-19 che di fatto hanno fatto ammalare alcuni giocatori chiave o destabilizzato il gruppo. Un alibi? Forse, ma è coerente poiché il Pisa, lanciato nel suo miglior momento del campionato, si è visto tagliare le gambe dal nulla e ora D’Angelo rischia concretamente di non realizzare una delle proprie leggi non scritte, quella relativa ai suoi famosi “gironi di ritorno”. Tolti gli ‘alibi’ passiamo agli errori. Proprio D’Angelo (via Taddei) ieri ha attirato alcune critiche per un cambio, quello di Marconi, che non ha visto subito inserire una punta, ma che ha visto la squadra giocare con due seconde punte come Sibilli e Marsura, senza qualcuno che potesse tradurre in rete i lanci lunghi, fin quando poi non è stato deciso di inserire Palombi. Anche il passaggio al 3-5-2 non è stato efficace e ha prodotto, seppur con alcune attenuanti, finora solo fallimenti. Pisano e De Vitis con un solo difensore di ruolo come Caracciolo, che ha dovuto fare gli straordinari, non hanno pagato e forse proprio le partite in cui Beghetto avrebbe potuto essere determinante, visto che nasce come esterno in un 3-5-2, sono paradossalmente quelle in cui non è stato impiegato titolare. Anche la politica di D’Angelo sul turnover ha dei limiti e, anche se molto spesso si dimostra un pregio, è anche altrettanto spesso l’inno alla discontinuità L’attacco poi, in queste settimane ha prodotto poco o niente. Tolte due gare come quella con la Spal o il gol inutile col Pescara, i nerazzurri in 5 delle ultime 7 partite sono andati a secco di gol, tirando pochissimo nello specchio della porta. Le statistiche in questo caso sono impietose. Bisogna però stare tranquilli, a livello di organico il Pisa non può rischiare di essere inghiottito in una lotta per non retrocedere e sono convinto che al momento sia al di sotto delle proprie potenzialità. Come detto anche ieri sera dagli stessi protagonisti, bisogna solo ricompattare il gruppo e ci sono tutte le possibilità di farlo.

LA POLITICA SUGLI INFORTUNI – Per concludere, tema infortuni. In tanti lo avete chiesto in privato, scrivendoci per mail o in chat su Finestra sull’Arena. Questo forse è il momento di dare una risposta alle vostre domande, alla luce dell’assenza di Luca Vido dalla partita di ieri. “Perché il Pisa, da un po’ di tempo a questa parte, ha sospeso i bollettini medici sugli infortuni”? L’ultimo risale infatti al 12 gennaio, relativo agli infortuni di Masucci e Masetti. Poi, il silenzio. Non una parola sull’infortunio di Sibilli al momento del fatto, non un singolo comunicato sui malati di Covid-19 e sempre più spesso, per infortuni minori, si scopre direttamente dalle note se qualcuno è assente. Anche la lista dei convocati non viene più comunicata da tempo. Il motivo? “Per non dare riferimenti o vantaggi agli avversari” è la versione ufficiale che il Pisa da quando viene interpellato direttamente, indirettamente, confidenzialmente oppure no. Non è però solo questo il motivo. Tutto infatti è legittimo, ci mancherebbe, e anche spiegabile. Ad esempio la mancata comunicazione dell’infortunio di Sibilli fu una questione temporale. Il giocatore infatti si fece male a 3 giorni dalla chiusura del mercato quindi è perfettamente lecito che non ne fosse data notizia, e il fatto che fosse trapelato il suo infortunio, sebbene fosse giusto e corretto, da parte dei giornalisti, in questo caso il sottoscritto, dare l’informazione, non fu percepito in maniera positiva dall’interno della società. A volte queste dinamiche portano a criticità e qualche litigio. Tutto perfettamente normale e rientra nei canoni del normale rapporto stampa-società. Questo, inoltre, ci pone di fronte a una grande domanda: Le notizie si danno o no? La mia risposta, diviso tra tifoso e giornalista, è che vince sempre l’anima del giornalista, anche quando non piace, anche quando non conviene. Quindi le notizie si danno, lato stampa, ma questo non vuol dire che la stampa sia contro la società. L’importante è rimanere onesti intellettualmente. È giusto così, altrimenti bisognerebbe cambiare mestiere. Questo non è un attacco al Pisa, perché molte società fanno così ed è altrettanto giusto che lo facciano. Ribadisco, è giusto che lo facciano. Anzi, forse è meglio scriverlo una terza volta: è giusto che lo facciano. Una società calcistica fa il suo e userà tutte le proprie armi per difendersi dagli avversari, anche se questo vuol dire non comunicare qualche infortunio, come accaduto con la questione Covid-19, vissuta nel protezionismo, senza dare bollettini ufficiali, come invece avvenuto in precedenti casi, un vero e proprio momento di difficoltà in cui la squadra si è destabilizzata e in cui l’ambiente è andato in subbuglio. E quindi? E quindi la società continuerà a fare la società (ed è giusto, dal suo punto di vista, che lo faccia, così tanto per scriverlo una quarta volta in questo paragrafo), i giornalisti continueranno a fare i giornalisti e i tifosi continueranno a fare i tifosi. In un mondo ideale forse si potrebbe collaborare meglio, ma è anche vero che questo anno (quasi due) è stato così pazzo a causa del Covid-19 da impedire spesso una relazione sana tra le parti.

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Michele Bufalino
Giornalista pubblicista pisano, nel 2009 ha scritto il libro ufficiale del Centenario del Pisa Calcio, il volume "Cento Pisa" per la CLD Libri. Nel 2010 ha portato alla luce lo scandalo delle bici truccate e collaborato con la giustizia italiana nell'inchiesta aperta dal PM Guariniello. Ha scritto "La Bici Dopata" suo terzo libro uscito ad Aprile 2011. Addetto stampa del CUS Pisa tra il 2013 e il 2015. Corrispondente da Pisa per Radio Sportiva. Conduce "Finestra sull'Arena", il talk show di Sestaporta TV in onda tutti i giovedì alle 21. Collaboratore de "La Nazione" di Pisa da agosto 2018