Il Pisa tornerà in campo sabato dopo oltre un mese lontano dall’Arena, ma ad essere lontano dal proprio stadio è soprattutto il pubblico, 9 mesi dopo il primo lockdown e una riapertura parziale che non fa testo. In un calcio che non è più calcio, quanto manca l’aria di campo. A distanza di così tanto tempo, ancora non si vede la fine in fondo al tunnel del Covid-19.
A ottobre una parziale riapertura, fissata per un massimo di 1000 spettatori, durata pochissimo, ma il pubblico, quello vero, all’Arena, come in tutt’Italia, manca da troppo tempo. Tutto è iniziato a Marzo con il derby Pisa-Livorno a porte chiuse, anticamera di un lockdown che ha portato il mondo in una nuova dimensione, anche quello del calcio. Mascherine, nuovi termini linguistici e una serie di misure atte a contendere una pandemia mondiale. In mezzo l’inevitabile crisi economica che ha colpito anche il mondo del pallone, mentre il Pisa tra spese e mancati introiti ha vissuto una perdita di almeno 3 milioni di euro. Sabato la squadra nerazzurra tornerà a calcare il terreno di gioco dell’Arena in una gara ufficiale, dopo un mese di pause e rinvii, contagi e tanta incertezza. L’aria di campo non è più la stessa, l’atmosfera è ovattata e anche il calcio non sembra più neanche calcio. Chissà ancora per quanto tempo gli stadi rimarranno vuoti, chissà ancora per quanto il Covid-19 scandirà il ritmo delle nostre vite e chissà ancora per quanto tempo i tifosi colpiti da Daspo saranno costretti a firmare nonostante gli stadi siano chiusi, per virtuosismi legali del tutto insensati. I tifosi della Curva torneranno allo stadio quando si potrà e lo hanno reso ben chiaro in un comunicato di inizio ottobre, come sempre con grande senso di responsabilità: “entreremo quando sarà il momento, quando le scelte saranno coerenti con la situazione contingente, e quindi quando potremo farlo tutti, e alla nostra maniera. Non certo per fare da scenografia al calcio in tv”. Mentre i tifosi seguono a distanza le vicende nerazzurre con grande trasporto, i sogni assumono contorni di normalità. Un giorno non molto lontano si tornerà a respirare a pieni polmoni l’aria della cara e vecchia Arena, con le splendide coreografie di sempre e chissà, magari verrà finalmente il giorno in cui lo stadio muterà aspetto, dando sostanza ai sogni per un nuovo futuro.